Inserire nella tradizione secolare della melodia liturgica le novità di maggior livello:
l'auspicio di Benedetto XVI, durante la visita al Pontificio Istituto di Musica Sacra
Ventidue anni dopo la visita di Giovanni Paolo II, un Papa è tornato a visitare il
Pontificio Istituto di Musica Sacra. Benedetto XVI ha inaugurato stamattina le aree
profondamente ristrutturate dell’Istituto, tornando a ribadire l’importanza del canto
e della musica in ambito liturgico, il cui “antico tesoro” - ha detto - deve poter
raggiungere una sintesi con la migliore evoluzione della melodia sacra moderna. La
cronaca della visita nel servizio di Alessandro De Carolis:
Ha tre
caratteristiche la musica “che canta con gli angeli”, la melodia sacra deputata all’accompagnamento
liturgico: la “santità”, l’“arte vera”, l’“universalità”. Benedetto XVI ha ripetuto
le tre qualità definite nel suo chirografo di quattro anni da Giovanni Paolo II, ultimo
Pontefice a visitare il Pontificio Istituto di Musica Sacra nel 1985. Ed ha aggiunto,
Benedetto XVI, un auspicio: che la grande “eredità del passato” possa aprirsi alle
“novità valevoli del presente”, in un settore - quello della musica e del canto liturgico
- che negli ultimi cento anni in particolare i Papi hanno preso a curare con grande
attenzione. Fu infatti Pio X - ha ricordato questa mattina il Papa nel suo discorso
ai docenti e agli studenti dell’Istituto - a creare nel 1911 la “Scuola superiore
di musica sacra”, che successivamente Benedetto XV prima e Pio XI poi modificarono
fino a raggiungere, sotto lo stesso Papa Ratti, l’attuale assetto di Pontificio Istituto.
Benedetto XVI ha anzitutto ringraziato il cardinale Zenon Grocholewski, gran cancelliere
dell’Istituto, quindi l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e i numerosi
benefattori, tra i quali la “Fondazione pro Musica e Arte Sacra”, che a vario titolo
hanno finanziato gli “imponenti lavori di restauro” inaugurati dal Papa. Ristrutturazioni
e ammodernamenti che hanno riguardato la Biblioteca, la storica Sala Accademica -
situata nell’antica sede dell’Istituto di Palazzo Apolinnare - e il grande organo
posto sul palco della sala, donato nel 1932 a Pio XI da M.me Justine Ward.
In
questa cornice, il Papa ha dunque ribadito quale sia la “missione” di una simile istituzione
all’interno della Chiesa universale, già delineata dai documenti del Vaticano II:
“Muovendosi
nella linea di una secolare tradizione, il Concilio afferma che essa 'costituisce
un tesoro di inestimabile valore che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente
per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante
della liturgia solenne'”.
“Ben consapevole di
ciò - ha proseguito il Papa - Giovanni Paolo II osservava che, oggi come sempre, tre
caratteristiche distinguono la musica sacra liturgica”:
“La
‘santità’, l’‘arte vera’, l’‘universalità’, la possibilità cioè di essere proposta
a qualsiasi popolo o tipo di assemblea. Proprio in vista di ciò, l’Autorità ecclesiastica
deve impegnarsi ad orientare sapientemente lo sviluppo di un così esigente genere
di musica, non ‘congelandone’ il tesoro, ma cercando di inserire nell’eredità del
passato le novità valevoli del presente, per giungere ad una sintesi degna dell’alta
missione ad essa riservata nel servizio divino”.
“Sono
certo - ha concluso Benedetto XVI - che il Pontificio Istituto di Musica Sacra, in
armonica sintonia con la Congregazione per il Culto Divino, non mancherà di offrire
il suo contributo per un “aggiornamento” adatto ai nostri tempi delle preziose tradizioni
di cui è ricca la musica sacra”. Prima di condedarsi dall’Istituto di Via di Torre
Rossa, il Papa ha benedetto una lapide commemorativa della visita e ha osservato con
interesse alcune opere della Biblioteca che gli sono state mostrate.