Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 28.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in
cui Gesù guarisce 10 lebbrosi. Ma solo uno torna a ringraziarlo. E’ un Samaritano.
Gesù allora afferma: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli
altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori
di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense: La
gratitudine e l’ingratitudine. E’ bella la figura del lebbroso samaritano che, vedendosi
guarito da Gesù, apre il suo cuore alla lode e dà gloria a Dio a gran voce e ringrazia
e adora il Signore. E’ bella perché è l’immagine di un uomo intelligente. L’intelligenza,
infatti, è quella facoltà che consente il riconoscimento della realtà. Da questa intelligenza
sgorga la gratitudine e il ringraziamento. L’ingratitudine invece si fonda sul misconoscimento
di quello che è, su un difetto di intellezione. L’ingratitudine è irrealistica. Consideriamo
un altro aspetto: Gesù guarisce, ma al samaritano non dice “va', la tua fede ti ha
guarito” bensì “la tua fede ti ha salvato”. Molti oggi riducono il cristianesimo a
guarigione e Cristo a guaritore. La guarigione in verità è un sovrappiù, che vien
dato o prima o dopo, ma sempre in vista di qualcosa di molto più grande, in vista
della salvezza.