Nel segno della musica e della liturgia, la visita di Benedetto XVI al Pontificio
Istituto di Musica Sacra
In occasione della fine dei lavori di restauro, Benedetto XVI si recherà - domani
mattina alle ore 11 - al Pontificio Istituto di Musica Sacra, in via di Torre Rossa,
a Roma. Il Santo Padre, che benedirà una lapide commemorativa, sarà accolto da brani
di canto gregoriano e di polifonia. Ad accompagnare il Papa nella visita saranno il
Gran Cancelliere, cardinale Zenon Grocholewski, e il preside dell’Istituto, mons.
Valentin Miserachs Grau.Con lui, Giovanni Peduto si è soffermato
sul legame particolare tra l’Istituto e Benedetto XVI:
R.
– C’è un legame particolare già da tanti anni, in quanto il Santo Padre appassionato
com’è di liturgia, di musica, delle Belle Arti e così sensibile a questi temi, aveva
partecipato a vari colloqui ed aveva tenuto anche delle conferenze. Durante il mio
mandato avevamo nominato il fratello del Santo Padre, il maestro Georg Ratzinger,
dottore Honoris Causa. Nel 1999, in occasione della commemorazione del 30.mo della
morte di mons. Igino Angles, grande preside dell’Istituto, e del 90.mo di fondazione
dell’Istituto, l’allora cardinale Ratzinger venne in visita. Ne abbiamo un grato ricordo.
D. – Mons. Misercahs, ora un po’ di storia: quando
e perché è sorto il Pontificio Istituto di Musica Sacra?
R.
– Ho già accennato che eravamo nel 90.mo e questo significa quindi che ci stiamo avvicinando,
a grandi passi, verso il centenario di fondazione dell’Istituto, che avverrà precisamente
nel 2011. Perché è nato? Perché San Pio X, nella Inter Sollicitudines,
fra le prime preoccupazioni della vita pastorale aveva quella del decoro e del culto
della Casa di Dio e dunque la musica sacra che era – soprattutto nell’Ottocento –
in uno stato di grave decadenza, contaminata dallo stile teatrale. San Pio X, raccogliendo
quello che c’era già nel sentimento generale di tante istanze della Chiesa, promulgò
un famoso Motu Proprio, appunto Inter Sollicitudines, nel 1903, di riforma
della musica sacra. Il Santo Padre comprese benissimo che serviva la formazione, la
creazione di una catena di formatori che a loro volta fossero presenti nelle loro
diocesi per diffondere questi principi del Motu Proprio. Una vera e propria catena
di formazione. Fu questa la motivazione per cui San Pio X fondò il nostro Pontificio
Istituto di Musica Sacra.
D. – In questi anni quanti
allievi avete ospitato? E … può indicarci qualche personalità di spicco?
R.
– Nell’arco di questi cento anni gli allievi sono stati migliaia, sparsi in tutto
il mondo. Questa presenza cattolica internazionale è stata sempre caratteristica del
nostro Istituto, come del resto di tutti gli atenei ed Istituti romani. Personalità
di spicco? Le cito anzitutto da un punto di vista accademico e posso dire che sin
dal primo momento abbiamo avuto i grandi nomi della musica. In primis, Enzo Perosi
che fu preside onorario ma non insegnò mai nella scuola; poi Orefice, Raffaele Casimiri,
Raffaele Manari che furono – diciamo – i pilastri dei primi anni dell’Istituto. E
ultimamente, il maestro Domenico Bartolucci, che ha insegnato qui per moltissimi anni.
D. – Qual è l’attuale situazione dell’Istituto?
R.
– L’attuale situazione direi che è abbastanza florida dal punto di vista del numero
degli allievi: ai tempi d’oro, quando io ero studente negli anni Sessanta, non eravamo
più di 80; adesso gli studenti sono invece più di 100. Sono rappresentanti naturalmente
di una componente ecclesiastica, soprattutto sacerdoti e suore, ma vi è anche una
rappresentanza di laici, in numero sempre più crescente. E questo perché nelle diocesi
mancano sacerdoti e allora mandano i laici a prepararsi in musica sacra.