Il Papa al Corso di formazione dei cappellani militari: tutte le religioni siano impegnate
per una pace fondata sulla verità, l'amore, la giustizia, la libertà
Un dialogo costruttivo e un’indagine seria sugli aspetti teorici e operativi, etici
e giuridici del delicato tema della difesa della dignità umana durante i conflitti
armati è lo scopo del II Corso internazionale di formazione dei cappellani militari
cattolici al diritto umanitario che, a forte connotazione ecumenica e interreligiosa,
ha preso il via oggi a Palazzo San Calisto, a Roma, su iniziativa della Congregazione
per i Vescovi e dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace, per il Dialogo
Interreligioso e per l’Unità dei Cristiani. All'inizio dei lavori, che si chiuderanno
domani, è stato letto il telegramma augurale del Papa a firma del segretario di Stato,
cardinale Tarcisio Bertone: Benedetto XVI ha auspicato che il Corso “susciti negli
aderenti delle diverse religioni concorde impegno nella promozione del fondamentale
valore della pace, basata sulla verità, l’amore, la giustizia e la libertà, in vista
di un’umanità riconciliata e solidale”. Il servizio di Paolo Scappucci:
Il
cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, da cui
dipendono gli Ordinariati Militari nel mondo, ha messo in evidenza il duplice contrastante
fenomeno oggi dell’accresciuto senso della dignità di ogni persona umana e dell’ingigantita
capacità di distruzione delle violenze e delle guerre attuali. Secondo il porporato,
“la Chiesa, portatrice di valori umani, morali e spirituali – senza dei quali è impossibile
edificare una degna e vera società di uomini, che sia una famiglia di famiglie – deve
essere in prima linea nel sostenere una retta applicazione del diritto umanitario,
in ogni circostanza”.
Dal canto suo, il presidente
di Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, con riferimento specifico
al tema del Corso: “Dignità umana e diritto umanitario: il ruolo delle religioni”,
ha rilevato che “anche nel mondo contemporaneo, dove fenomeni come il terrorismo internazionale
sembrano mettere in discussione il valore della vita umana e dove spesso le religioni
sono considerate un fattore di conflitto, le religioni stesse sono chiamate a cooperare
per l’affermazione della dignità umana e a proiettare il diritto umanitario in un
orizzonte ampio che vada oltre la semplice necessità politica o militare”.
E’
seguita la relazione del noto internazionalista Antonio Cassese che, in un ampio excursus
storico sulle Convenzioni di Ginevra e sulla nascita del diritto umanitario, ne ha
posto in luce sia i meriti nel mitigare in quanto possibile le sofferenze causate
dalla violenza bellica, sia i limiti attuali, come il non tenere in sufficiente conto
che le guerre moderne sono totali e asimmetriche, disincentivare guerriglieri e terroristi
dall’osservare il diritto, non frenare lo strapotere militare delle grandi potenze,
non risarcire le vittime.
L’eventualità che tragici
eventi come quelli dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York possano verificarsi
anche in Europa non è affatto remota, secondo il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica
Militare Italiana, Generale Vincenzo Camporini, intervenuto sul tema della lotta globale
al terrorismo e la difesa dei diritti umani. Additando i principali obiettivi cui
la comunità internazionale dovrebbe tendere per condurre un’efficace azione di contrasto
alla nuova minaccia terroristica, l’alto esponente militare ha indicato tra l’altro
la necessità di svincolare il potere decisionale dei tribunali sovranazionali dalla
volontà politica degli Stati rendendo pienamente vincolanti le rispettive statuizioni;
avviare un processo di armonizzazione delle legislazioni nazionali in tema di lotta
al terrorismo; sostenere il ruolo delle Nazioni Unite quale polo di riferimento per
politiche comuni in materia di contrasto al terrorismo.
Trattando
il delicato argomento “Biotecnologia, armi e dignità umana”, Peter Herby del Comitato
Internazionale della Croce Rossa, in fine mattinata ha tra l’altro affermato che ogni
sforzo per ridurre al minimo il rischio di un uso bellico delle nuove biotecnologie
non può che essere uno sforzo concertato e multidisciplinare, a livello sia nazionale
che internazionale. (Paolo Scappucci, dal Palazzo San Calisto in Roma, per la Radio
Vaticana)