2007-10-12 13:07:20

Il Papa al Corso di formazione dei cappellani militari: tutte le religioni siano impegnate per una pace fondata sulla verità, l'amore, la giustizia, la libertà


Un dialogo costruttivo e un’indagine seria sugli aspetti teorici e operativi, etici e giuridici del delicato tema della difesa della dignità umana durante i conflitti armati è lo scopo del II Corso internazionale di formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario che, a forte connotazione ecumenica e interreligiosa, ha preso il via oggi a Palazzo San Calisto, a Roma, su iniziativa della Congregazione per i Vescovi e dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace, per il Dialogo Interreligioso e per l’Unità dei Cristiani. All'inizio dei lavori, che si chiuderanno domani, è stato letto il telegramma augurale del Papa a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone: Benedetto XVI ha auspicato che il Corso “susciti negli aderenti delle diverse religioni concorde impegno nella promozione del fondamentale valore della pace, basata sulla verità, l’amore, la giustizia e la libertà, in vista di un’umanità riconciliata e solidale”. Il servizio di Paolo Scappucci:RealAudioMP3

 
Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, da cui dipendono gli Ordinariati Militari nel mondo, ha messo in evidenza il duplice contrastante fenomeno oggi dell’accresciuto senso della dignità di ogni persona umana e dell’ingigantita capacità di distruzione delle violenze e delle guerre attuali. Secondo il porporato, “la Chiesa, portatrice di valori umani, morali e spirituali – senza dei quali è impossibile edificare una degna e vera società di uomini, che sia una famiglia di famiglie – deve essere in prima linea nel sostenere una retta applicazione del diritto umanitario, in ogni circostanza”.

 
Dal canto suo, il presidente di Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, con riferimento specifico al tema del Corso: “Dignità umana e diritto umanitario: il ruolo delle religioni”, ha rilevato che “anche nel mondo contemporaneo, dove fenomeni come il terrorismo internazionale sembrano mettere in discussione il valore della vita umana e dove spesso le religioni sono considerate un fattore di conflitto, le religioni stesse sono chiamate a cooperare per l’affermazione della dignità umana e a proiettare il diritto umanitario in un orizzonte ampio che vada oltre la semplice necessità politica o militare”.

 
E’ seguita la relazione del noto internazionalista Antonio Cassese che, in un ampio excursus storico sulle Convenzioni di Ginevra e sulla nascita del diritto umanitario, ne ha posto in luce sia i meriti nel mitigare in quanto possibile le sofferenze causate dalla violenza bellica, sia i limiti attuali, come il non tenere in sufficiente conto che le guerre moderne sono totali e asimmetriche, disincentivare guerriglieri e terroristi dall’osservare il diritto, non frenare lo strapotere militare delle grandi potenze, non risarcire le vittime.

 
L’eventualità che tragici eventi come quelli dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York possano verificarsi anche in Europa non è affatto remota, secondo il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, Generale Vincenzo Camporini, intervenuto sul tema della lotta globale al terrorismo e la difesa dei diritti umani. Additando i principali obiettivi cui la comunità internazionale dovrebbe tendere per condurre un’efficace azione di contrasto alla nuova minaccia terroristica, l’alto esponente militare ha indicato tra l’altro la necessità di svincolare il potere decisionale dei tribunali sovranazionali dalla volontà politica degli Stati rendendo pienamente vincolanti le rispettive statuizioni; avviare un processo di armonizzazione delle legislazioni nazionali in tema di lotta al terrorismo; sostenere il ruolo delle Nazioni Unite quale polo di riferimento per politiche comuni in materia di contrasto al terrorismo.

 
Trattando il delicato argomento “Biotecnologia, armi e dignità umana”, Peter Herby del Comitato Internazionale della Croce Rossa, in fine mattinata ha tra l’altro affermato che ogni sforzo per ridurre al minimo il rischio di un uso bellico delle nuove biotecnologie non può che essere uno sforzo concertato e multidisciplinare, a livello sia nazionale che internazionale. (Paolo Scappucci, dal Palazzo San Calisto in Roma, per la Radio Vaticana)







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