Medici Senza Frontiere lancia una nuova campagna contro la malnutrizione infantile
Il cibo non basta. Medici Senza Frontiere (MSF), organizzazione umanitaria non governativa,
ha lanciato ieri una "campagna-appello" in vista del prossimo World Food Day,
che si terrà a Roma, per chiedere a tutte le istituzioni ed ai governi uno sforzo
concreto, affinché includano speciali alimenti terapeutici (RUTF – Ready-to-Use Therapeutic
Food) nei loro programmi di aiuti. La malnutrizione infantile, informano da MSF, colpisce
nel mondo circa 20 milioni di bambini e gli alimenti terapeutici esistono sul mercato
da almeno un decennio. Gli alti costi e la bassa produzione di questi prodotti, tuttavia,
hanno impedito una loro massiccia diffusione. Il servizio di Stefano Leszczynski.
Per i
20 milioni di piccoli sotto i 3 anni, gravemente malnutriti - afferma Medici senza
Frontiere - i tradizionali aiuti alimentari non sono efficaci e solo cibi speciali,
terapeutici, pronti all’uso, possono salvare loro la vita. Il problema – spiega il
presidente internazionale di MSF, Christophe Fournier - non sta solo nella quantità
di cibo che un bimbo assume, ma è la qualità del cibo che conta, poiché senza il giusto
apporto di elementi essenziali i piccoli risultano vulnerabili a patologie gravi,
ma che sarebbero prevenibili. Questo significa – chiarisce il medico di MSF, Andrea
Minetti – che gli aiuti alimentari tradizionali, a base di farine arricchite, non
rispondono ai bisogni dei più piccoli; per questo, Medici senza Frontiere chiede che
una parte dei fondi, solitamente utilizzati per gli aiuti alimentari, vengano destinati
per l’acquisto di alimenti terapeutici.
“Al mondo abbiamo 11 milioni
di bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno e la malnutrizione è legata ad oltre
la metà di queste morti. Una tragedia inaccettabile, soprattutto perchè oggi un trattamento
esiste. Abbiamo a disposizione una nuova generazione di prodotti, con proteine animali
a base di latte fortemente arricchite e micronutrimenti; questo è un prodotto pronto
all’uso, quindi facile da essere utilizzato”.
La situazione conclude
MSF, che attraverso questa campagna si propone di sensibilizzare tutte le istituzioni
in tempi molto brevi, è drammatica. Questi alimenti presentano il grande vantaggio
di essere producibili anche negli stessi Paesi colpiti dal fenomeno della malnutrizione
infantile. La loro praticità e facilità di somministrazione consente inoltre alla
mamme di curare i propri figli a casa, permettendo al personale medico di concentrarsi
nella cura di altre gravi patologie.
“Quello che non si fa oggi è di
estendere l’utilizzo di questi prodotti anche per quelle forme di malnutrizione un
po’ più lievi per prevenire gli stadi di malnutrizione più gravi. Questo metodo può
essere ovviamente applicato ovunque dove l’alimentazione, soprattutto della piccola
infanzia, è carente in micronutrimenti. Le zone calde per la malnutrizione sono oggi
il Sud dell’Asia, il Sahel, il Corno d’Africa, laddove la malnutrizione è un problema
maggiore di salute, un’emergenza medica, dove le morti sono più numerose”. Attualmente
l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, l’UNICEF e il Programma Alimentare Mondiale
raccomandano l’uso di questi speciali alimenti solamente per i più gravi tra i bambini
malnutriti, mentre – suggerisce l’organizzazione umanitaria non governativa – sarebbe
vitale utilizzare questi stessi alimenti anche in funzione preventiva. Da qui, la
necessità di uno stanziamento di 750 milioni di euro e di un ripensamento globale
degli aiuti alimentari. Nel 2006 Medici senza Frontiere ha curato oltre 150 mila bambini
colpiti da malnutrizione acuta in ben 22 Paesi nel mondo.