Concluso a Filadelfia, negli USA, il Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina
La Chiesa Greco-Cattolica ucraina di Rito Bizantino ha celebrato nei giorni scorsi
a Filadelfia, il suo Sinodo generale, il primo a svolgersi negli Stati Uniti, con
la partecipazione di vescovi ucraini da tutto il mondo. A causa della forte diaspora
degli ucraini, essa ha, infatti, numerose arcieparchie, eparchie ed esarcati apostolici
anche al di fuori del Paese, in particolare in Europa occidentale e in America. Il
luogo e le date della sessione sono stati scelti per commemorare il centenario dell’arrivo
di mons. Stephen Ortynsky, il primo vescovo cattolico di rito bizantino in America.
Pochi, ma importanti i temi affrontati dall’Assemblea. I presuli hanno voluto focalizzare
la loro attenzione sui grandi problemi pastorali comuni alle varie comunità greco-cattoliche
nel mondo per concordare un’azione pastorale più mirata: evangelizzazione, vocazioni,
formazione del clero e pastorale giovanile. La principale sfida della Chiesa cattolica
ucraina oggi - ha spiegato alla conferenza stampa conclusiva il cardinale Lubomyr
Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halič – è aiutare i fedeli ucraini che a migliaia
continuano ad emigrare, a non perdere il loro senso di appartenenza religiosa. Un
problema particolarmente sentito nei Paesi di più recente immigrazione, come il Sudafrica,
Israele e la Libia, dove la presenza della Chiesa è ancora poco strutturata. A preoccupare
in particolare i vescovi greco-cattolici è il mondo giovanile: sempre meno giovani
partecipano alla vita della Chiesa e troppi se ne allontanano. Un problema che si
riflette sulle vocazioni, in calo. Di qui l’esigenza avvertita dai vescovi ucraini
di una pastorale giovanile più incisiva. All’argomento sarà dedicato un documento
di prossima pubblicazione. Con i suoi circa 5 milioni 200 mila fedeli, la Chiesa greco-cattolica
ucraina rappresenta la Chiesa cattolica di rito orientale numericamente più grande.
In Ucraina, è maggioritaria rispetto a quella cattolica di rito latino. Anche se in
comunione con Roma - dal Sinodo di Brest del 1595 - essa ha mantenuto la propria
liturgia e le proprie specificità canoniche, prima fra tutte il non celibato del clero.
(L. Z.)