Il bilancio del recente viaggio in Cile del cardinale Angelo Sodano: a 20 anni dalla
sua visita, il ricordo di Papa Wojtyla nel Paese è sempre molto vivo
Il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, è tornato
dal Cile dove, nei giorni scorsi, si era recato per partecipare a due importanti commemorazioni:
il centenario della nascita del cardinale Silva Enriquez, e il 20.mo anniversario
della visita in Cile di Giovanni Paolo II. Al suo rientro, Giovanni Peduto
ha chiesto al porporato un'impressione sull'incontro con il popolo cileno, già conosciuto
all'epoca del ministero svolto come nunzio apostolico nel Paese latinoamericano:
R. -
La finalità del mio viaggio in Cile era in primo luogo di commemorare il Servo di
Dio Giovanni Paolo II nel 20.mo anniversario del suo viaggio in quel Paese, nel 1987.
Ora, nel 2007, a 20 anni di distanza, i vescovi hanno voluto invitarmi per un incontro
con quelle comunità. Così ha fatto il cardinale Errazuríz, l’arcivescovo di Santiago,
e così ha fatto in particolare il presidente di quella Conferenza episcopale, mons.
Goić Karmelić, vescovo di Rancagua. Io ho accettato ben volentieri per i grandi
vincoli che avevo con Giovanni Paolo II, sia perché sono stato per 15 anni suo segretario
di Stato, e sia perché ero nunzio in Cile nel 1987, quando Sua Santità volle
visitare quel Paese. E in Cile è stato un avvenimento importante, con celebrazioni
in suo ricordo a Santiago, nel nord del Paese, ad Antofagasta, nel sud del Paese,
a Puerto Monte... E posso dire che il ricordo di questa grande figura del Papa dei
tempi moderni è veramente profondo fra quelle popolazioni: fra i nostri cattolici,
ma anche fra tanti uomini di buona volontà che ricordano anche il suo messaggio sociale
per la pace e la concordia tra i popoli. E dunque ringrazio il Signore di questa bella
occasione.
D. - In particolare, quale ricordo i cileni
conservano di Giovanni Paolo II?
R. - E’ difficile
dire quali ricordi i cileni nel complesso mantengano. Per gli uni, Giovanni Paolo
II è il Papa della pace, perché ha evitato la guerra con la nazione argentina, ricordando
che le due nazioni sono sorelle e che l’avvenire dei popoli è la pace. Si risolse
dunque così, con la sua mediazione, quella dolorosa situazione dei confini marittimi
nella zona australe del Paese, e veramente, io che ero là, posso dire che l’avere
evitato una guerra è da tutti ascritto al genio di Giovanni Paolo II, al mediatore
da lui inviato, cardinale Samoré. Per altri, è il Papa della santità, che ha canonizzato
i due grandi Santi cileni, Santa Teresita de los Andes, l’umile carmelitana cilena,
e Sant'Alberto Hurtado, il gesuita apostolo della carità, fondatore dell’Azione Cattolica
anche in Cile. Per altri, è il Papa della solidarietà sociale, perché là è entrato
molto questo suo messaggio di solidarietà, in una nazione divisa, a volte, da tante
tensioni. Nel suo viaggio, Giovanni Paolo II parlò molto di riconciliazione, di concordia,
di aiuto reciproco, di dimenticare e perdonare le offese... La frase che più ha fatto
effetto e che ancora si ricorda è: “L’amore è più forte”, “El amor es mas fuerte”.
Abbiamo avuto dei problemi, ma se in Cristo ci sentiamo fratelli dobbiamo amarci:
“El amor es mas fuerte”. Credo che questo slogan, questo breve messaggio, sia scritto
in tanti libri ed è stato anche il leit motiv della mia visita: “El amor es
mas fuerte”.
D. - E verso Benedetto XVI, quali sentimenti
nutrono i cileni?
R. - Lo spirito di fede dei cattolici
li ha portati ovviamente a venerare e ad amare con lo stesso affetto il nuovo Successore
di Pietro. La Chiesa vive alla luce della fede, è proprio la stella che guida il popolo
cristiano: come guidò i Magi ad incontrare Gesù, la stella porta i credenti di oggi
ad incontrare il Successore di Pietro. Poi, molti lo conoscono personalmente, il Papa
attuale - tra vescovi, autorità, uomini di cultura - perché il Papa, quando era cardinale,
visitò il Cile nel 1988, con varie conferenze e celebrazioni, lasciando in tutti un
grande ricordo. E quindi, questa tradizione di fede e di amore al Papa continua.
D.
- Eminenza, a suo parere come sono attualmente le relazioni tra Chiesa e Stato in
Cile?
R. - Nella storia del Cile, da quando iniziò
la sua indipendenza nel 1810, sono passate varie forme di governo. Ma devo dire che
i vari governi, pur di segno opposto fra loro, hanno sempre mantenuto rapporti cordiali
con la Chiesa locale e con la Santa Sede. Questo è tipico del Cile, vorrei sottolineare:
questo grande rispetto per la Chiesa che è alla base della nascita della nazione,
della sua cultura, della sua storia, e un grande rispetto anche per la Santa Sede
in particolare. Un esempio di ciò sarà il prossimo 18 ottobre, quando farà visita
ufficiale al Santo Padre la signora Michelle Bachelet, la presidente attuale della
Repubblica del Cile. E’ un segno di questa grande venerazione che esiste: uomini di
diversa formazione politica e culturale, che però hanno sempre saputo vedere nel Papa
un punto di riferimento.