2007-10-09 14:29:08

Raccogliendo l’invito del Papa, viviamo con speciale cura la Giornata Missionaria Mondiale: così, ai nostri microfoni, padre Davide Sciocco, direttore di “Mondo e Missione”


Prepararsi “con speciale cura” a celebrare la Giornata missionaria mondiale del prossimo 21 ottobre: è l’invito rivolto da Benedetto XVI a tutti i fedeli, all’Angelus di domenica scorsa. Tutto il mese di ottobre diventa, dunque, fruttuoso per mettere in luce l’impegno missionario della Chiesa, che fin dalle origini ha avuto come servizio primario proprio l’evangelizzazione. Sul tema della Giornata, “Tutte le Chiese per tutto il mondo”, Alessandro Gisotti ha raccolto a riflessione di padre Davide Sciocco, direttore della rivista “Mondo e Missione”:RealAudioMP3


R. - Tutte le Chiese sono missionarie. Si tratta di una espressione molto attuale: da una parte le Chiese di antica data continuano e devono continuare a rinnovare l’apertura missionaria verso i luoghi dove il Vangelo non è stato ancora annunciato. D’altra parte, le Chiese più giovani, anche se sono solo agli inizi, sono chiamate - loro stesse - a dare il proprio apporto ed offrire un qualcosa per la missione. E’ molto bello vedere come, attraverso i sacerdoti Fidei Donum o attraverso gli Istituti missionari, ci sono ormai missionari provenienti da tutte le parti del mondo e in tutti i continenti in un bellissimo scambio fra Chiese.

 
D. - Pur nella ovvia diversità delle situazioni, dei continenti, dei Paesi, qual è la sfida principale che si pone oggi ad un uomo che porta Cristo in missione?

 
R. - Sicuramente, si uniscono due fattori: uno è quello relativo alla globalizzazione, alla modernità ed anche a questo spirito di non apertura a Dio, che ormai attraversa tutte le culture, a tutte le latitudini, anche se in modi diversi. L’altro resta il far parlare il Vangelo in ogni cultura, che ha le sue specificità e quindi il discorso dell’inculturazione, sapendo riconoscere ciò che di vero e di bello Dio ha già operato in ogni cultura ed anche in ogni religione. E’ lì che si va ad inserire il seme nuovo del Vangelo, che è comunque sempre un qualcosa che va oltre, un qualcosa di atteso, ma allo stesso tempo molto più di quanto sia atteso.

 
D. - Quest’anno, ricorre il 50.mo dell’Enciclica Fidei Donum di Pio XII. Una ricorrenza più volte citata dal Papa, anche all’Angelus di domenica scorsa. Cosa rappresenta questo documento per il mondo delle missioni?

 
R. - Questo documento segnò una svolta molto importante e cioè il fatto di coinvolgere direttamente ogni Chiesa locale ed ogni diocesi verso la Chiesa universale, verso tutto il mondo. Quindi, inizialmente, con l’invio dei sacerdoti - ed ora anche dei laici - in missione. Questo anniversario deve essere un richiamo ad ogni Chiesa affinché si interroghi su cosa stia facendo per il resto della Chiesa. Nessuna chiesa può essere così povera da chiudersi in se stessa. Questo rischio ce l’hanno soprattutto le nostre Chiese di antica data, che facilmente dicono “la missione è qua”. Questo è vero, ma bisogna andare anche oltre e dire: “La missione è qui, ma è anche in tutto il mondo e deve essere condivisa con tutti gli altri”.







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