Raccogliendo l’invito del Papa, viviamo con speciale cura la Giornata Missionaria
Mondiale: così, ai nostri microfoni, padre Davide Sciocco, direttore di “Mondo e Missione”
Prepararsi “con speciale cura” a celebrare la Giornata missionaria mondiale del prossimo
21 ottobre: è l’invito rivolto da Benedetto XVI a tutti i fedeli, all’Angelus di domenica
scorsa. Tutto il mese di ottobre diventa, dunque, fruttuoso per mettere in luce l’impegno
missionario della Chiesa, che fin dalle origini ha avuto come servizio primario proprio
l’evangelizzazione. Sul tema della Giornata, “Tutte le Chiese per tutto il mondo”,
Alessandro Gisotti ha raccolto a riflessione di padre Davide Sciocco,
direttore della rivista “Mondo e Missione”:
R.
- Tutte le Chiese sono missionarie. Si tratta di una espressione molto attuale: da
una parte le Chiese di antica data continuano e devono continuare a rinnovare l’apertura
missionaria verso i luoghi dove il Vangelo non è stato ancora annunciato. D’altra
parte, le Chiese più giovani, anche se sono solo agli inizi, sono chiamate - loro
stesse - a dare il proprio apporto ed offrire un qualcosa per la missione. E’ molto
bello vedere come, attraverso i sacerdoti Fidei Donum o attraverso gli Istituti
missionari, ci sono ormai missionari provenienti da tutte le parti del mondo e in
tutti i continenti in un bellissimo scambio fra Chiese.
D.
- Pur nella ovvia diversità delle situazioni, dei continenti, dei Paesi, qual è la
sfida principale che si pone oggi ad un uomo che porta Cristo in missione?
R.
- Sicuramente, si uniscono due fattori: uno è quello relativo alla globalizzazione,
alla modernità ed anche a questo spirito di non apertura a Dio, che ormai attraversa
tutte le culture, a tutte le latitudini, anche se in modi diversi. L’altro resta il
far parlare il Vangelo in ogni cultura, che ha le sue specificità e quindi il discorso
dell’inculturazione, sapendo riconoscere ciò che di vero e di bello Dio ha già operato
in ogni cultura ed anche in ogni religione. E’ lì che si va ad inserire il seme nuovo
del Vangelo, che è comunque sempre un qualcosa che va oltre, un qualcosa di atteso,
ma allo stesso tempo molto più di quanto sia atteso.
D.
- Quest’anno, ricorre il 50.mo dell’Enciclica Fidei Donum di Pio XII. Una ricorrenza
più volte citata dal Papa, anche all’Angelus di domenica scorsa. Cosa rappresenta
questo documento per il mondo delle missioni?
R.
- Questo documento segnò una svolta molto importante e cioè il fatto di coinvolgere
direttamente ogni Chiesa locale ed ogni diocesi verso la Chiesa universale, verso
tutto il mondo. Quindi, inizialmente, con l’invio dei sacerdoti - ed ora anche dei
laici - in missione. Questo anniversario deve essere un richiamo ad ogni Chiesa affinché
si interroghi su cosa stia facendo per il resto della Chiesa. Nessuna chiesa può essere
così povera da chiudersi in se stessa. Questo rischio ce l’hanno soprattutto le nostre
Chiese di antica data, che facilmente dicono “la missione è qua”. Questo è vero, ma
bisogna andare anche oltre e dire: “La missione è qui, ma è anche in tutto il mondo
e deve essere condivisa con tutti gli altri”.