Si apre a Ravenna la plenaria della Commissione mista cattolico-ortodossa per il dialogo
teologico
Si apre questa sera a Ravenna la 10.ma Assemblea plenaria della “Commissione mista
internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa
nel suo insieme”, organismo istituito da Giovanni Paolo II e dal Patriarca Ecumenico
Dimitrios I il 30 novembre 1979, festa di Sant’Andrea, Patrono della Chiesa di Costantinopoli.
La Commissione - composta da 30 membri ortodossi e da altrettanti rappresentanti
cattolici - è attualmente impegnata nello studio del documento dal titolo “Conseguenze
ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa – Conciliarità
e Sinodalità nella Chiesa”. L’incontro si apre ufficialmente alle 19.30 con la Liturgia
dei Vespri nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, presieduta dall’arcivescovo
di Ravenna-Cervia, mons. Giuseppe Verucchi, con la partecipazione dei rappresentanti
cattolici e ortodossi. Al termine della sessione verrà emesso un comunicato per informare
sullo svolgimento dei lavori. Ma come procede il dialogo teologico tra ortodossi e
cattolici? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Eleuterio Fortino,
sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani
e co-segretario cattolico della Commissione mista:
R. –
E' necessario fare dei progressi. Probabilmente il tema preciso del ruolo del Papa
nella Chiesa non sarà esaurito in questa sessione, ma è necessario porre dei presupposti
concordati, comuni, per cui si possa discutere il problema. Già nel documento di Valamo,
nel 1988, si era detto che è nella prospettiva della comunione tra le Chiese locali
che potrebbe essere affrontato il tema del primato nell’insieme della Chiesa, e in
particolare quello del primato del Vescovo di Roma. E’ in questa linea e in questa
prospettiva che si spera di poter fare dei progressi nella comprensione e negli accordi.
D. – Cosa fare allora per una migliore comprensione
reciproca tra cattolici e ortodossi?
R. – Questo
dialogo ha sottolineato due aspetti: la dimensione del dialogo della carità e quello
teologico, che è proprio della Commissione mista. Il dialogo della carità si è svolto
con grande profitto e ha creato le condizioni per progredire anche nel dialogo della
verità, nel dialogo teologico. Attualmente, in questo dialogo della carità partecipano
molte Chiese locali. Noi leggiamo dalla stampa iniziative che promuovono contatti
tra diocesi cattoliche e diocesi ortodosse, fra facoltà teologiche cattoliche e ortodosse.
Di recente, nel mese di settembre, si è tenuto a Tinos un incontro tra l’Istituto
di spiritualità francescana della Pontificia Università Antonianum e la Facoltà teologica
dell’Università Aristotele di Salonicco. La ricerca inoltre che si fa negli istituti
teologici specifici e l’insegnamento che avviene nelle facoltà teologiche cattoliche
e ortodosse possono dare un grande contributo per l’approfondimento delle relazioni.
Quindi, ci sono delle relazioni di fraternità tra le Chiese, come espresso in modo
generale, comprendendo anche i protestanti a Sibiu, nella terza Assemblea ecumenica
europea, ed in altre iniziative di questo tipo che riguardano i rapporti di fraternità
e di aiuto. E all’interno del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei
cristiani noi abbiamo un comitato cattolico di collaborazione culturale con le Chiese
ortodosse, che offre borse di studio ad ortodossi per la specializzazione in facoltà
teologiche cattoliche. Anche questo è un aspetto, uno strumento per una migliore comprensione.
D.
– Mons. Fortino, una maggiore armonia tra cattolici e ortodossi può favorire il dialogo
anche con le Chiese protestanti?
R. – Quando è stato
dichiarato aperto il dialogo teologico cattolico-ortodosso nel 1979, quando Papa Giovanni
Paolo II ha fatto visita al Patriarcato ecumenico, ed è stata resa nota la Commissione
mista, i nomi della Commissione mista cattolico-ortodossa, è stato detto che si sperava
che questo dialogo potesse aiutare anche gli altri dialoghi aperti nel mondo fra la
Chiesa cattolica ed altre Chiese e comunità ecclesiali, e fra altre Chiese tra di
loro in cui non era impegnata la Chiesa cattolica. Io credo che la ragione sia progredire
nella visione di un modello di unità fra cattolici e ortodossi che rispetti l’unità
nella fede, nei sacramenti e nella organizzazione gerarchica. Questo contribuirà ed
influirà almeno sulle esigenze presenti in tutti gli altri dialoghi.