In Cecenia, si registra un nuovo attacco dei ribelli alle forze di Mosca che controllano
la Repubblica caucasica. Quattro poliziotti russi sono rimasti uccisi e dieci sono
stati feriti in un’imboscata, avvenuta ieri, ad un convoglio che trasportava funzionari
del Ministero dell’interno. Le autovetture sono finite sotto il fuoco di cecchini
nel distretto meridionale di Vedeno. I poliziotti appartenevano a un gruppo di rinforzi
inviato nell'area, dopo gli scontri con i ribelli di sabato scorso. Ma c’è il rischio
che in Cecenia riesploda il confronto armato tra forze filorusse e guerriglia separatista,
che negli scorsi anni ha insanguinato la Repubblica? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
a Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca per il Corriere della Sera:
R.
- Credo di no perché la situazione si sta abbastanza stabilizzando. Questi sono dei
colpi di coda che comunque continueranno ad esserci e con i quali dovremmo vivere
a lungo. Il problema è forse che il terrorismo si sta oggi spostando negli Stati che
confinano con la Cecenia, cioè in Daghestan, in Inguscezia ed anche in Ossezia, zona
molto delicata con rapporti anche tra Georgia, Russia, che sono molto tesi. In Cecenia,
oggi la vita è abbastanza più tranquilla; naturalmente esistono ancora frange di guerriglieri
ed anche frange di terroristi che sicuramente continueranno a colpire.
D. -
E’ tramontato ormai definitivamente quell’inizio di negoziati, se non sull’indipendenza,
su una autonomia più accentuata della Cecenia?
R. - Direi con i negoziati sicuramente
sì. La Cecenia ha una certa autonomia perché Kadyrov, uomo di Mosca, si sta un po’
trasformando, non dico in un uomo di Stato ma comunque in un leader e molta gente
in Cecenia è favorevole a lui e lui stesso sta ottenendo, anzi ha già ottenuto, una
certa indipendenza per la Repubblica all’interno naturalmente della Federazione russa.
Oltre a questo, non credo proprio che la Cecenia potrà andare ma bisogna anche dire
che la maggior parte della popolazione vuole soprattutto pace a qualsiasi costo, nel
senso che non è più interessata all’autonomia, non vuole più l’indipendenza, vuole
semplicemente vivere in pace senza il rischio di essere uccisa dai soldati russi o
dalle milizie filorusse, dai guerriglieri indipendentisti o dai terroristi per avere
“collaborato con il nemico”.