2007-10-08 15:21:27

Oltre 200 mila persone ieri alla Marcia della Pace Perugia Assisi


“Tutti i diritti per tutti”. Questo lo slogan scelto dagli organizzatori della 17.ma Marcia della Pace Perugia - Assisi, alla quale hanno preso parte, ieri, oltre 200 mila persone. Ai partecipanti è giunto anche il messaggio di Benedetto XVI che ha “rinnovato l'appello alla comunità internazionale per una pacifica soluzione dei conflitti nelle varie regioni del mondo”. Il Papa ha auspicato, inoltre, “che l'esempio evangelico di San Francesco susciti nei credenti rinnovata coscienza della preziosa realtà della pace quale dono di Dio ed esigente dovere di ciascuno”. Al termine della marcia, Gabriella Ceraso ha chiesto un commento ad Andrea Olivero presidente nazionale delle ACLI. Ascoltiamo:RealAudioMP3


R. – La marcia per la pace è una marcia per l’impegno, una marcia di spiritualità, anche laica. Ci sprona tutti a dare qualcosa di noi stessi, alla luce di quello che abbiamo visto in Birmania nelle scorse settimane.

 
D. - Come è stato recepito da voi l’appello del Papa alla pace quale dono di Dio e esigente dovere di ciascuno, secondo l’esempio di San Francesco?

 
R. – E’ stato certamente un grande dono. L’esempio di Francesco è un esempio calzante di un uomo che ha fatto della pace la sua vita, non soltanto uno slogan. Ci siamo sentiti davvero legati al Papa, che ha voluto ricordarci che dobbiamo impegnarci, dobbiamo realizzare questo umanesimo planetario.

 
D. – I molti giovani presenti quanto hanno fatto loro il messaggio dei diritti umani e quanto sono pronti ad impegnarsi?

 
R. – Credo che ci sia una voglia di darsi da fare. Molte volte non ci sono esempi per loro chiari e sono disorientati su quali possano essere le strade. In queste ore, abbiamo visto tanti giovani impegnarsi, camminando ma anche portando loro esperienze. A questi giovani dobbiamo dare più proposte.

 

E alla Marcia della Pace era presente anche una delegazione di giovani del Kenya guidata da padre Kizito Sesana, missionario comboniano. Stefano Leszczynski lo ha intervistato.RealAudioMP3


R. – Ho visto con piacere, rispetto al passato, che c’erano meno uomini politici. Credo che la marcia dovrebbe sottolineare – e ieri lo ha fatto – che la pace è un diritto di tutti. La pace assolutamente non ha colore; la pace è l’aspirazione fondamentale della maggioranza delle persone nel mondo. Noi abbiamo fatto una marcia della pace, tre settimane fa a Nairobi, e abbiamo avuto la partecipazione dei tre principali partiti politici del Kenya. Hanno evitato di fare politica durante la marcia della pace.

 
D. – Una marcia per la pace che ha avuto delle tematiche molto forti. Tuttavia, l’Africa raramente trova spazio. Forse questa è una cosa che si potrebbe correggere...

 
R. – Ieri l’Africa è stata presente alla fine, soprattutto, quando 'i miei ragazzi' hanno improvvisato una danza, che ha coinvolto tutti quelli che erano rimasti sulla rocca negli ultimi momenti della manifestazione. Bisognerebbe che l’Africa fosse più presente, non solo parlando delle crisi, dei momenti difficili, ma anche della positività, delle cose che crescono. Io vedo in Kenya, per esempio, che c’è una straordinaria crescita della società civile in questi ultimi anni, che andrebbe sostenuta.

 
D. – L’Africa fa poca notizia: perché?

 
R. – C’è tutta una serie di ragioni, ma il motivo fondamentale è la distanza culturale, che abbiamo con l’Africa. Viviamo, effettivamente, in due mondi molto diversi. L’Africa è altra, quasi per definizione. Allora ci si spaventa e ci si ferma. Bisogna studiare, spiegare e informarsi. Sia i mass media che i fruitori dei mezzi di informazione non hanno voglia abitualmente di fare questa fatica.







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