Benedetto XVI riconsegna all’uomo di oggi la centralità del Vangelo: così, il vescovo
di Castellaneta, Fragnelli, commenta le parole del Papa all’Angelus domenicale
“L’annuncio del Vangelo resta il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità”: è
il forte richiamo che Benedetto XVI ha pronunciato ieri all’Angelus domenicale. Un
impegno, ha proseguito, necessario “per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del
nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano
le trasformazioni culturali, sociali ed etiche che sono in atto nel mondo”. Su queste
parole del Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di Castellaneta,
Pietro Maria Fragnelli:
R. -
Il dono che il Papa ci ha fatto con questa riflessione, che viene a confermare tutto
il Magistero del Santo Padre, sottolinea in ogni occasione l’importanza di riconsegnare
il Vangelo all’uomo di oggi. Questo è il primo servizio e noi sappiamo che dall’apertura
del cuore degli uomini e delle istituzioni al Vangelo dipende anche il cammino vero
della pace. L’apertura al Vangelo è sorgente di pace. Il messaggio che il Papa ci
consegna con le parole dell’Angelus è anzitutto un atto di fede nella forza del Vangelo,
che apre i cuori e le istituzioni ad un senso forte della dignità dell’uomo.
D.
– Il Papa, ancora una volta, mette l’accento sull’origine, sulla fonte della nostra
fede. Pensiamo anche al ciclo di catechesi del mercoledì sugli Apostoli ed ora sui
Padri della Chiesa...
R. – Il Papa continuamente
richiama la nostra attenzione sul fatto che in tutti i secoli della storia cristiana
è avvenuto questo servizio, primo servizio di annuncio del Vangelo, un primo servizio
che è stato svolto in un modo specifico, illuminato e illuminante dai Padri della
Chiesa. Questo richiamo costante che il Papa fa ai grandi catechisti della storia
cristiana, ci incoraggia, ci infonde fiducia a non avere paura di fronte alle difficoltà
del momento presente, di fronte alla crisi delle istituzioni, le diverse istituzioni
sociali, pedagogiche, economiche.
D. – Come testimoniare
oggi, soprattutto ai più giovani, la gioia che deriva dal mettersi al servizio di
Gesù?
R. – Penso che sia molto importante presentare
testimonianze positive dell’oggi, non solo dei grandi catechisti del passato ma anche
dei grandi testimoni di Gesù Risorto dell’oggi, coloro che pagano personalmente il
prezzo, per esempio, del dialogo impegnativo con culture nuove che si affacciano nello
scenario universale nel quale siamo chiamati a testimoniare la fede. Tutto questo
ha un linguaggio convincente che i giovani sicuramente sono pronti ad accogliere.
Noi vogliamo per questo dire grazie anche al Papa che non smette di ricordare il 50.mo
anniversario della Fidei Donum che è in sostanza un’opportunità importante per ridare
visibilità a tanti missionari e missionarie che hanno tessuto la speranza tra le diverse
chiese del mondo in questi ultimi 50 anni.