In Pakistan si attende il pronunciamento sulla legittimità dell’elezione di Musharraf
In Pakistan bisognerà aspettare dieci giorni prima che la corte suprema si pronunci
sulla legittimità della rielezione del capo di Stato, Pervez Musharraf. Intanto, tra
la comunità internazionale si segnala la soddisfazione degli Stati Uniti e sul fronte
interno si registrano duri scontri con le milizie talebane al confine con l’Afghanistan.
Il servizio di Barbara Schiavulli:
Le
prime congratulazioni sono arrivate dagli Stati Uniti. Musharaf ha vinto ieri le elezioni
ma mancano almeno 10 giorni prima che la corte suprema si pronunci sulla validità
della candidatura del presidente. Secondo la Costituzione pakistana, il capo dello
Stato non può essere anche capo delle Forze armate. Musharraf è alla guida delle forze
pachistane da 8 anni, da quando è salito al potere con un colpo di Stato, nel 1999.
Soddisfatti gli americani per la sua vittoria, fedele alleato nella lotta al terrorismo.
Intanto, sul terreno, questa notte un raid dell’esercito pakistano ha ucciso 26 militanti
legati ai talebani. L'azione militare è stata compiuta nel Waziristan, turbolenta
provincia al confine con l’Afghanistan, dove ieri erano stati uccisi 3 militari e
rapiti altri 28. Si tratta di un colpo che schiaccia il Paese ma che serve a Musharraf,
secondo gli analisti, a dimostrare che lui, è l’unica risposta alla penetrazione di
Al Qaeda; per questo, le prime congratulazioni vengono dalla Casa Bianca che per la
sua vittoria hanno spinto più di qualsiasi pachistano. Mutevoli i commenti della gente:
i più poveri sembrano del tutto disinteressati alla politica, ma sono gli intellettuali,
la vibrante società civile a scatenarsi e lottare contro quella che chiamano dittatura.
Nelle mani della Corte Suprema ora è la sorte della futura presidenza, ma nessuno
crede che abbia il coraggio di cambiare la storia di questo Paese. (Da Islamabad,
Barbara Schiavulli per la Radio Vaticana)