Nella notte ancora arresti nella capitale birmana – E’ morto l’agente italiano del
Sismi ferito in Afghanistan
Nella notte le forze di sicurezza birmane hanno effettuato decine di arresti a Rangoon,
secondo quanto hanno rivelato oggi testimoni nella ex capitale birmana. Analogamente
alle altre volte, le forze si sicurezza hanno rastrellato numerosi quartieri durante
le ore del coprifuoco, in particolare il settore della pagoda di Shwedagon, che nelle
scorse settimane era stato uno dei punti di aggregazione delle manifestazioni guidate
dai monaci buddisti e duramente represse dalla giunta militare. Secondo alcuni osservatori
sembra che le autorità dispongano di liste di sospetti, fotografie e filmati presi
durante le manifestazioni del 24 e 25 settembre, e in base a questi procedano sistematicamente
agli arresti. Abitanti di Rangoon hanno detto che alcune persone arrestate la settimana
scorsa sono state rilasciate dopo aver subito interrogatori, ma la maggior parte dei
monasteri di Rangoon e di altre zone sembrano deserti e molti monaci mancano ancora
all'appello. Intanto Javier Solana, il responsabile della politica estera e della
sicurezza dell'UE (PESC) fa sapere che l'Unione Europea potrebbe decidere di inviare
un emissario in Birmania. La deisione dipenderà dai risultati della missione dell'inviato
delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari. Il suo resoconto è atteso per venerdì prossimo.
- Sono stati uccisi tre dei 210 soldati pachistani che erano stati catturati
oltre un mese fa da combattenti vicini ai talebani e ad al Qaeda nel Waziristan del
sud, la zona tribale al confine con l'Afghanistan. Un portavoce ha ricordato che una
trentina di soldati erano stati recentemente liberati in attesa del rilascio di altrettanti
combattenti arrestati, per lo più membri di tribù pashtun vicine ai talebani afgani,
come – sostiene - concordato con il governo pachistano. In assenza di rilasci da parte
del governo, hanno minacciato di giustiziarne tre al giorno fino a quando Islamabad
non rispetterà l'accordo e non cesserà le operazioni militari nella regione.
-
E’ morto Lorenzo D'Auria, l’agente del Sismi di 33 anni, rimasto ferito lo scorso
24 settembre, insieme ad un altro agente e al loro interprete afghano, durante il
blitz di forze speciali britanniche e italiane compiuto per la loro liberazione. I
tre erano stati rapiti il giorno precedente, probabilmente da un gruppo di talebani,
nella zona di Shindand, nell’Afghanistan occidentale, e poi condotti più a sud, nella
provincia di Farah. Durante il blitz per liberarli, sia i due agenti segreti che il
cittadino afghano - che erano stati rinchiusi nei bagagliai delle vetture - sono stati
feriti: se da colpi esplosi dai carcerieri, come sostiene il comando della missione
Isaf, o da quelli dei militari intervenuti per la loro liberazione, non è stato ancora
chiarito. Otto presunti talebani sono stati uccisi. Nessuna traccia, invece, dell'autista
dei due agenti segreti, che potrebbe essere stato colui che li ha traditi.
-
In Iraq due soldati iracheni sono morti e altri tre sono rimasti feriti in seguito
all'esplosione di un ordigno al passaggio della loro pattuglia nei pressi di Khanaqin,
150 km a Est di Baghdad. Intanto il governo regionale del Kurdistan iracheno ha annunciato
di aver approvato quattro nuovi contratti con società straniere per lo sfruttamento
delle risorse petrolifere locali, mentre la legge per la regolamentazione a livello
nazionale dello sfruttamento delle risorse naturali dello Stato è ferma nel parlamento
iracheno. Si tratta di contratti per un valore totale di circa 800 milioni di dollari
con una società canadese ed una franco-britannica: fanno seguito alle polemiche scoppiate
dopo l’annuncio ai primi di settembre di accordi con due società americane. Il governo
regionale curdo ha più volte affermato che la firma di contratti a livello regionale
“è perfettamente legale”, ma la legge nazionale che dovrà regolamentare il settore
petrolifero è ferma da luglio al parlamento, anche a causa delle obiezioni dei deputati
curdi che reclamano maggiore autonomia locale per lo sfruttamento delle risorse naturali
della loro regione, ricca di petrolio. Al momento non è possibile prevedere quando
verrà messa ai voti.
- Un leader del partito Al-Fatah del presidente Abu Mazen
(Mahmud Abbas) è stato ferito oggi nella Striscia di Gaza. L’uomo, Imad Mudawikh,
è stato raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco in varie parti del corpo. Fonti
di Fatah sostengono che prima degli spari, Mudawikh sarebbe stato anche duramente
picchiato. Il ferimento costituisce l'ennesimo episodio di una nuova ondata di violenza
che sta contrapponendo a Gaza sostenitori di Fatah e uomini di Hamas. E nel corso
della notte militanti di Hamas si sono scontrati con militanti di Fatah nel campo
profughi palestinesi di Miye Miye, nel Sud del Libano. Un militante di Fatah e un
civile sono rimasti feriti all'interno del campo, che sorge nei pressi della città
portuale di Sidone, a sud di Beirut. I vertici dell’Unifil, la forza ONU in Libano,
hanno condannato le continue violazioni israeliane dello spazio aereo libanese, definendole
una “violazione della risoluzione ONU 1701”. Lo ha riferito la stampa di Beirut, citando
la portavoce della forza multinazionale, Yasmina Bouziane. La risoluzione dell'agosto
2006, che ha messo fine alla guerra tra il movimento sciita libanese Hezbollah e Israele
dell'estate dello scorso anno, chiedeva il disarmo di Hezbollah, il ritiro dal Libano
da parte di Israele di tutte le sue forze e il conseguente dispiegamento di soldati
Unifil nel sud del Paese, la ripresa del controllo del territorio meridionale da parte
del governo di Beirut. Quasi ogni giorno, l'esercito libanese registra il sorvolo
di caccia israeliani nei cieli del sud del Libano e della valle orientale della Bekaa,
regioni dove la presenza dei miliziani di Hezbollah è tradizionalmente più forte.
In Libano vivono circa 460 mila profughi palestinesi, in 12 campi profughi che sfuggono
all'autorità dello Stato. Nahr al Bared, nel Nord, è stato il primo campo sin dal
1969 ad essere messo sotto il controllo dell'esercito libanese, il mese scorso, dopo
una battaglia di oltre tre mesi con il gruppo filo al Qaeda Fatah al Islam.
-
Il presidente del Parlamento iraniano, Gholam Ali Haddad Adel, ha annullato una visita
che doveva compiere oggi a Strasburgo per parlare davanti al Consiglio d'Europa. Lo
rende noto l’agenzia Irna, sottolineando che si tratta di un atto di protesta per
un incontro avuto alcuni giorni fa da rappresentanti dell'organismo europeo con una
dirigente dei Mujaheddin del Popolo (Mko), il principale gruppo di opposizione armata
al regime di Teheran. Haddad Adel ha motivato la sua decisione di cancellare la visita
con quello che ha definito “il comportamento doppio nella presunta guerra al terrorismo”
del Consiglio d'Europa. L’Mko è infatti considerata ufficialmente come organizzazione
terrorista sia dalla UE sia dagli USA. Lunedì scorso Mariam Rajavi, la presidente
del Consiglio nazionale per la resistenza iraniana (Cnri), che è il braccio politico
dell’Mko, aveva incontrato a Strasburgo alcuni rappresentanti del Consiglio d'Europa
e poi, parlando con i giornalisti, aveva auspicato che l'Unione Europea adottasse
sanzioni anche al di fuori dell'ambito dell'ONU contro l'Iran per il suo programma
nucleare. Haddad Adel avrebbe dovuto parlare davanti al Consiglio d'Europa in qualità
di presidente di turno dell'Assemblea parlamentare asiatica (Apa).
- Polemiche
negli Stati Uniti per il ‘no’ imposto dal presidente George W. Bush alla Legge già
approvata dal Congresso che estende la copertura assicurativa medica ad un maggior
numero di bambini poveri. Il servizio di Roberta Gisotti:
La firma
è stata apposta nel chiuso di una stanza, al riparo dalle telecamere. Basso profilo
pubblicitario per una decisione di certo impopolare. Bush ha infatti negato la copertura
medica a 4 milioni di bambini indigenti, ma non abbastanza poveri per accedere ai
benefici già concessi in base alla vecchia normativa a circa 6 milioni e mezzo di
piccoli cittadini. Un “veto spietato” ha commentato il senatore democratico Harry
Reid, che dimostra quanto “il presidente Bush sia ormai fuori sintonia con le priorità
degli americani”. C’è da sottolineare che la Legge era stata approvata con il voto
unitario di Democratici e Repubblicani, concordi nell’approvare una spesa aggiuntiva
di 35 miliardi di dollari in 5 anni, da recuperare in parte attraverso maggiori tasse
sul tabacco. Un costo troppo alto secondo Bush, disposto a stanziare al massimo 5
miliardi di dollari in più, mentre la guerra in Iraq assorbe 700 miliardi di dollari,
ha denunciato il deputato democratico Rahm Emanuel. Il ‘no’ di Bush può essere comunque
superato da un nuovo sì del Congresso con una maggioranza di due terzi. Preoccupati
i Repubblicani per un veto che colpisce l’infanzia, in vista della campagna elettorale
del 2008, mentre in tutto il mondo il film “Sicko” del regista americano Michael Moore,
mostra le gravi carenze del sistema sanitario USA.
- Il presidente ucraino
Viktor Yushchenko ha chiesto una coalizione ampia che includa i partiti filo-occidentali
e quelli filo-russi a seguito delle elezioni parlamentari dello scorso weekend. Un’ipotesi
nettamente scartata dalla leader dell’opposizione, Timoshenko, uscita vincitrice dalle
consultazioni. Ma quanto è realistica l’ipotesi che personaggi tanto diversi come
la Timoshenko e il premier uscente Ianukoovich coabitino nello stesso esecutivo? StefanoLeszczynski lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, editorialista di Avvenire
ed esperto dell’area:
R. - Alla fine della conta dei voti, la maggioranza
arancione è molto esigua, si basa su un paio di deputati. Quindi, è una proposta che
si basa su dati di fatto e in questo senso è realistica. Non è purtroppo realistica,
visti gli interlocutori, nel senso che è difficile mettere d’accordo il partito filorusso
di Ianukovich e il partito filooccidentale della Timoshenko, che già sognava una coalizione
arancione.
D. – L’Ucraina, dunque, ha bisogno di
una forte unità nazionale: ma l’invito del presidente Yushenko a formare una grande
coalizione quanto potrebbe essere stata influenzata da Mosca?
R.
– Diciamo che è una posizione ispirata dal desiderio di avere un governo stabile,
quindi di larga coalizione, in cui ovviamente giochi l’attenzione alla minaccia che
viene dalla Russia, concretizzatasi ieri con quella della Gazprom, che ha detto che
vogliono essere immediatamente pagati nel giro di un mese per un miliardo e passa
di euro per le forniture di gas. Il problema è che si tornerà a fare un governo di
coalizione, non di grande coalizione, ma solo di coalizione tra il partito del filorusso
Ianukovich e il partito del presidente Yushenko.
D.
– Quindi, verrebbe a mancare insomma quella stabilità politica che tutti gli investitori
che poi sono la grande ricchezza dell’Ucraina potenziale chiedono?
R.
– Sì, certo, perché lo scenario è uno dei peggiori che si potevano prevedere. E’ tutto
come prima ed è tutto peggio di prima.
- Continuano a risalire lentamente
alla superficie, a piccoli gruppi, i circa 3.200 minatori rimasti intrappolati da
ieri a oltre 2.000 metri di profondità in una miniera d'oro del Sudafrica. Già più
della metà sono stati tratti in salvo con ascensori di fortuna, dopo che un crollo
aveva reso inutilizzabile il montacarichi principale della miniera. Ma l'intera operazione
di recupero non si concluderà prima di oggi pomeriggio. I lavoratori riemergono alla
superficie incolumi, ma visibilmente provati. I minatori - fra loro anche 200 donne
- si sono ritrovati intrappolati a 2.150 metri di profondità nella miniera di Elandsrand,
nei pressi di Carletonville (80 km circa a sud ovest di Johannesburg) ieri mattina
verso le 10.00, quando una conduttura idrica si è spezzata e precipitando ha tranciato
i cavi elettrici del pozzo principale, rendendo inutilizzabile il sistema di risalita
tradizionale, secondo quanto ha detto il direttore della miniera del gruppo Harmony
Gold, quinto produttore d'oro al mondo. Tutte le miniere della zona, considerata
il più importante bacino aurifero del mondo, sono molto profonde a causa dell'impoverimento
dei filoni.
- Lo spazio Schengen di libera circolazione sarà esteso già dal
21 dicembre ai nove Stati membri dell’UE il cui ingresso era previsto a fine anno:
lo ha reso noto la presidenza portoghese dell'Unione Europea. A partire da quella
data, chiunque potrà circolare da Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia,
Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia verso i 15 Stati che già fanno parte dello spazio
Schengen senza mostrare i passaporti. I nove Paesi Schengen sono tutti entrati a far
parte dell'Unione nel 2004. I ministri UE ratificheranno il mese prossimo la decisione.
I 15 Stati che attualmente fanno parte dello spazio europeo senza frontiere sono 13
Paesi dell’UE (i 15 membri da tempo, meno Gran Bretagna e Irlanda) più Norvegia e
Islanda. Cipro, l'altro Paese entrato nell'Unione del 2004, ha chiesto un anno di
tempo. Romania e Bulgaria, dal 1° gennaio scorso nell’UE, hanno ancora bisogno di
tempo per soddisfare i criteri richiesti per far parte dello spazio di libera circolazione.
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 277 E'
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