2007-10-04 15:07:27

Nella notte ancora arresti nella capitale birmana – E’ morto l’agente italiano del Sismi ferito in Afghanistan


Nella notte le forze di sicurezza birmane hanno effettuato decine di arresti a Rangoon, secondo quanto hanno rivelato oggi testimoni nella ex capitale birmana. Analogamente alle altre volte, le forze si sicurezza hanno rastrellato numerosi quartieri durante le ore del coprifuoco, in particolare il settore della pagoda di Shwedagon, che nelle scorse settimane era stato uno dei punti di aggregazione delle manifestazioni guidate dai monaci buddisti e duramente represse dalla giunta militare. Secondo alcuni osservatori sembra che le autorità dispongano di liste di sospetti, fotografie e filmati presi durante le manifestazioni del 24 e 25 settembre, e in base a questi procedano sistematicamente agli arresti. Abitanti di Rangoon hanno detto che alcune persone arrestate la settimana scorsa sono state rilasciate dopo aver subito interrogatori, ma la maggior parte dei monasteri di Rangoon e di altre zone sembrano deserti e molti monaci mancano ancora all'appello. Intanto Javier Solana, il responsabile della politica estera e della sicurezza dell'UE (PESC) fa sapere che l'Unione Europea potrebbe decidere di inviare un emissario in Birmania. La deisione dipenderà dai risultati della missione dell'inviato delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari. Il suo resoconto è atteso per venerdì prossimo.

- Sono stati uccisi tre dei 210 soldati pachistani che erano stati catturati oltre un mese fa da combattenti vicini ai talebani e ad al Qaeda nel Waziristan del sud, la zona tribale al confine con l'Afghanistan. Un portavoce ha ricordato che una trentina di soldati erano stati recentemente liberati in attesa del rilascio di altrettanti combattenti arrestati, per lo più membri di tribù pashtun vicine ai talebani afgani, come – sostiene - concordato con il governo pachistano. In assenza di rilasci da parte del governo, hanno minacciato di giustiziarne tre al giorno fino a quando Islamabad non rispetterà l'accordo e non cesserà le operazioni militari nella regione.

- E’ morto Lorenzo D'Auria, l’agente del Sismi di 33 anni, rimasto ferito lo scorso 24 settembre, insieme ad un altro agente e al loro interprete afghano, durante il blitz di forze speciali britanniche e italiane compiuto per la loro liberazione. I tre erano stati rapiti il giorno precedente, probabilmente da un gruppo di talebani, nella zona di Shindand, nell’Afghanistan occidentale, e poi condotti più a sud, nella provincia di Farah. Durante il blitz per liberarli, sia i due agenti segreti che il cittadino afghano - che erano stati rinchiusi nei bagagliai delle vetture - sono stati feriti: se da colpi esplosi dai carcerieri, come sostiene il comando della missione Isaf, o da quelli dei militari intervenuti per la loro liberazione, non è stato ancora chiarito. Otto presunti talebani sono stati uccisi. Nessuna traccia, invece, dell'autista dei due agenti segreti, che potrebbe essere stato colui che li ha traditi.

- In Iraq due soldati iracheni sono morti e altri tre sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di un ordigno al passaggio della loro pattuglia nei pressi di Khanaqin, 150 km a Est di Baghdad. Intanto il governo regionale del Kurdistan iracheno ha annunciato di aver approvato quattro nuovi contratti con società straniere per lo sfruttamento delle risorse petrolifere locali, mentre la legge per la regolamentazione a livello nazionale dello sfruttamento delle risorse naturali dello Stato è ferma nel parlamento iracheno. Si tratta di contratti per un valore totale di circa 800 milioni di dollari con una società canadese ed una franco-britannica: fanno seguito alle polemiche scoppiate dopo l’annuncio ai primi di settembre di accordi con due società americane. Il governo regionale curdo ha più volte affermato che la firma di contratti a livello regionale “è perfettamente legale”, ma la legge nazionale che dovrà regolamentare il settore petrolifero è ferma da luglio al parlamento, anche a causa delle obiezioni dei deputati curdi che reclamano maggiore autonomia locale per lo sfruttamento delle risorse naturali della loro regione, ricca di petrolio. Al momento non è possibile prevedere quando verrà messa ai voti.

- Un leader del partito Al-Fatah del presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) è stato ferito oggi nella Striscia di Gaza. L’uomo, Imad Mudawikh, è stato raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco in varie parti del corpo. Fonti di Fatah sostengono che prima degli spari, Mudawikh sarebbe stato anche duramente picchiato. Il ferimento costituisce l'ennesimo episodio di una nuova ondata di violenza che sta contrapponendo a Gaza sostenitori di Fatah e uomini di Hamas. E nel corso della notte militanti di Hamas si sono scontrati con militanti di Fatah nel campo profughi palestinesi di Miye Miye, nel Sud del Libano. Un militante di Fatah e un civile sono rimasti feriti all'interno del campo, che sorge nei pressi della città portuale di Sidone, a sud di Beirut. I vertici dell’Unifil, la forza ONU in Libano, hanno condannato le continue violazioni israeliane dello spazio aereo libanese, definendole una “violazione della risoluzione ONU 1701”. Lo ha riferito la stampa di Beirut, citando la portavoce della forza multinazionale, Yasmina Bouziane. La risoluzione dell'agosto 2006, che ha messo fine alla guerra tra il movimento sciita libanese Hezbollah e Israele dell'estate dello scorso anno, chiedeva il disarmo di Hezbollah, il ritiro dal Libano da parte di Israele di tutte le sue forze e il conseguente dispiegamento di soldati Unifil nel sud del Paese, la ripresa del controllo del territorio meridionale da parte del governo di Beirut. Quasi ogni giorno, l'esercito libanese registra il sorvolo di caccia israeliani nei cieli del sud del Libano e della valle orientale della Bekaa, regioni dove la presenza dei miliziani di Hezbollah è tradizionalmente più forte. In Libano vivono circa 460 mila profughi palestinesi, in 12 campi profughi che sfuggono all'autorità dello Stato. Nahr al Bared, nel Nord, è stato il primo campo sin dal 1969 ad essere messo sotto il controllo dell'esercito libanese, il mese scorso, dopo una battaglia di oltre tre mesi con il gruppo filo al Qaeda Fatah al Islam.

- Il presidente del Parlamento iraniano, Gholam Ali Haddad Adel, ha annullato una visita che doveva compiere oggi a Strasburgo per parlare davanti al Consiglio d'Europa. Lo rende noto l’agenzia Irna, sottolineando che si tratta di un atto di protesta per un incontro avuto alcuni giorni fa da rappresentanti dell'organismo europeo con una dirigente dei Mujaheddin del Popolo (Mko), il principale gruppo di opposizione armata al regime di Teheran. Haddad Adel ha motivato la sua decisione di cancellare la visita con quello che ha definito “il comportamento doppio nella presunta guerra al terrorismo” del Consiglio d'Europa. L’Mko è infatti considerata ufficialmente come organizzazione terrorista sia dalla UE sia dagli USA. Lunedì scorso Mariam Rajavi, la presidente del Consiglio nazionale per la resistenza iraniana (Cnri), che è il braccio politico dell’Mko, aveva incontrato a Strasburgo alcuni rappresentanti del Consiglio d'Europa e poi, parlando con i giornalisti, aveva auspicato che l'Unione Europea adottasse sanzioni anche al di fuori dell'ambito dell'ONU contro l'Iran per il suo programma nucleare. Haddad Adel avrebbe dovuto parlare davanti al Consiglio d'Europa in qualità di presidente di turno dell'Assemblea parlamentare asiatica (Apa).

- Polemiche negli Stati Uniti per il ‘no’ imposto dal presidente George W. Bush alla Legge già approvata dal Congresso che estende la copertura assicurativa medica ad un maggior numero di bambini poveri. Il servizio di Roberta Gisotti:

La firma è stata apposta nel chiuso di una stanza, al riparo dalle telecamere. Basso profilo pubblicitario per una decisione di certo impopolare. Bush ha infatti negato la copertura medica a 4 milioni di bambini indigenti, ma non abbastanza poveri per accedere ai benefici già concessi in base alla vecchia normativa a circa 6 milioni e mezzo di piccoli cittadini. Un “veto spietato” ha commentato il senatore democratico Harry Reid, che dimostra quanto “il presidente Bush sia ormai fuori sintonia con le priorità degli americani”. C’è da sottolineare che la Legge era stata approvata con il voto unitario di Democratici e Repubblicani, concordi nell’approvare una spesa aggiuntiva di 35 miliardi di dollari in 5 anni, da recuperare in parte attraverso maggiori tasse sul tabacco. Un costo troppo alto secondo Bush, disposto a stanziare al massimo 5 miliardi di dollari in più, mentre la guerra in Iraq assorbe 700 miliardi di dollari, ha denunciato il deputato democratico Rahm Emanuel. Il ‘no’ di Bush può essere comunque superato da un nuovo sì del Congresso con una maggioranza di due terzi. Preoccupati i Repubblicani per un veto che colpisce l’infanzia, in vista della campagna elettorale del 2008, mentre in tutto il mondo il film “Sicko” del regista americano Michael Moore, mostra le gravi carenze del sistema sanitario USA.

- Il presidente ucraino Viktor Yushchenko ha chiesto una coalizione ampia che includa i partiti filo-occidentali e quelli filo-russi a seguito delle elezioni parlamentari dello scorso weekend. Un’ipotesi nettamente scartata dalla leader dell’opposizione, Timoshenko, uscita vincitrice dalle consultazioni. Ma quanto è realistica l’ipotesi che personaggi tanto diversi come la Timoshenko e il premier uscente Ianukoovich coabitino nello stesso esecutivo? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, editorialista di Avvenire ed esperto dell’area:

R. - Alla fine della conta dei voti, la maggioranza arancione è molto esigua, si basa su un paio di deputati. Quindi, è una proposta che si basa su dati di fatto e in questo senso è realistica. Non è purtroppo realistica, visti gli interlocutori, nel senso che è difficile mettere d’accordo il partito filorusso di Ianukovich e il partito filooccidentale della Timoshenko, che già sognava una coalizione arancione.

 
D. – L’Ucraina, dunque, ha bisogno di una forte unità nazionale: ma l’invito del presidente Yushenko a formare una grande coalizione quanto potrebbe essere stata influenzata da Mosca?

 
R. – Diciamo che è una posizione ispirata dal desiderio di avere un governo stabile, quindi di larga coalizione, in cui ovviamente giochi l’attenzione alla minaccia che viene dalla Russia, concretizzatasi ieri con quella della Gazprom, che ha detto che vogliono essere immediatamente pagati nel giro di un mese per un miliardo e passa di euro per le forniture di gas. Il problema è che si tornerà a fare un governo di coalizione, non di grande coalizione, ma solo di coalizione tra il partito del filorusso Ianukovich e il partito del presidente Yushenko.

 
D. – Quindi, verrebbe a mancare insomma quella stabilità politica che tutti gli investitori che poi sono la grande ricchezza dell’Ucraina potenziale chiedono?

 
R. – Sì, certo, perché lo scenario è uno dei peggiori che si potevano prevedere. E’ tutto come prima ed è tutto peggio di prima.

- Continuano a risalire lentamente alla superficie, a piccoli gruppi, i circa 3.200 minatori rimasti intrappolati da ieri a oltre 2.000 metri di profondità in una miniera d'oro del Sudafrica. Già più della metà sono stati tratti in salvo con ascensori di fortuna, dopo che un crollo aveva reso inutilizzabile il montacarichi principale della miniera. Ma l'intera operazione di recupero non si concluderà prima di oggi pomeriggio. I lavoratori riemergono alla superficie incolumi, ma visibilmente provati. I minatori - fra loro anche 200 donne - si sono ritrovati intrappolati a 2.150 metri di profondità nella miniera di Elandsrand, nei pressi di Carletonville (80 km circa a sud ovest di Johannesburg) ieri mattina verso le 10.00, quando una conduttura idrica si è spezzata e precipitando ha tranciato i cavi elettrici del pozzo principale, rendendo inutilizzabile il sistema di risalita tradizionale, secondo quanto ha detto il direttore della miniera del gruppo Harmony Gold, quinto produttore d'oro al mondo. Tutte le miniere della zona, considerata il più importante bacino aurifero del mondo, sono molto profonde a causa dell'impoverimento dei filoni.

- Lo spazio Schengen di libera circolazione sarà esteso già dal 21 dicembre ai nove Stati membri dell’UE il cui ingresso era previsto a fine anno: lo ha reso noto la presidenza portoghese dell'Unione Europea. A partire da quella data, chiunque potrà circolare da Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia verso i 15 Stati che già fanno parte dello spazio Schengen senza mostrare i passaporti. I nove Paesi Schengen sono tutti entrati a far parte dell'Unione nel 2004. I ministri UE ratificheranno il mese prossimo la decisione. I 15 Stati che attualmente fanno parte dello spazio europeo senza frontiere sono 13 Paesi dell’UE (i 15 membri da tempo, meno Gran Bretagna e Irlanda) più Norvegia e Islanda. Cipro, l'altro Paese entrato nell'Unione del 2004, ha chiesto un anno di tempo. Romania e Bulgaria, dal 1° gennaio scorso nell’UE, hanno ancora bisogno di tempo per soddisfare i criteri richiesti per far parte dello spazio di libera circolazione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 277

 
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