Confermata in appello la condanna a 18 mesi all'assassino di don Andrea Santoro
La Corte di Cassazione turca ha confermato la condanna a 18 anni e 10 mesi, inflitta
in primo grado, al giovane assassino, reo confesso, di don Andrea Santoro, ucciso
il 5 febbraio del 2006 mentre pregava nella sua Chiesa a Trebisonda, città sul Mar
Nero. Non sono ancora state chiarite la motivazione dell’assassinio, né probabili
complicità nonostante le indagini abbiano, fin da subito, preso la pista giusta. Il
giovane, che ha assassinato don Andrea con due colpi sparati a distanza ravvicinata,
è stato individuato e arrestato infatti poche ore dopo, nella casa degli zii, nel
centro di Trebisonda. Aveva ancora con se l’arma del delitto, una pistola del fratello.
Nella sua confessione, ha sostenuto di aver agito perché sconvolto dalle caricature
di Maometto pubblicate da diversi giornali europei. Ma rimangono, comunque, ancora
molti dubbi sull’omicidio. I quotidiani turchi hanno più volte chiamato in causa lo
“Stato profondo”, un’organizzazione segreta dotata di autonome capacità finanziarie
di cui fanno parte sia esponenti degli ambienti islamici sia ultra kemalisti. Secondo
diversi analisti, farebbero parte di questo movimento persone lontane dagli ambienti
religiosi, dall’establishment militare “ufficiale” e con un obiettivo preciso: destabilizzare
il Paese. Sono in corso, inoltre, indagini della polizia per accertare eventuali collegamenti
con un altro assassinio, quello del giornalista armeno Hrant Dink, ucciso nel centro
di Istanbul lo scorso 19 gennaio. La matrice ultranazionalista potrebbe essere, quindi,
all’origine di entrambi gli omicidi. Recentemente, è stata aperta un’indagine in Turchia
su un video-clip, interpretato da un noto cantante turco, che inneggia all’assassinio
del giornalista e del sacerdote. (A.L.)