Santa Teresa di Lisieux insegni ai cristiani a essere missionari nei luoghi in cui
vivono: lettera di Benedetto XVI al cardinale Dias a 80 anni dalla proclamazione della
Santa Patrona delle missioni
Ogni cristiano sia “missionario là dove vive” così come lo fu Santa Teresa di Lisieux,
la quale pur “non avendo mai lasciato il Carmelo”, visse “a suo modo un autentico
spirito missionario”, donando al mondo “una nuova via spirituale” e favorendo la nascita
di vocazioni. E’ quanto scrive Benedetto XVI in una lettera indirizzata al cardinale
Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in occasione
dell’Anno della Missione in Francia e dell’80.mo della proclamazione di Santa Teresa
di Lisieux a Patrona delle Missioni, insieme con San Francesco Saverio. Il primo ottobre
è il giorno della memoria liturgica di Santa Teresa di Gesù Bambino, che morì a soli
24 anni lasciando una testimonianza di radicale amore a Cristo e alla Chiesa. Alessandro
De Carolis ha chiesto a suor Teresa, della comunità delle Suore Carmelitane
di Santa Teresa di Roma, in cosa consista la “piccola via” della monaca francese,
vissuta alla fine dell’Ottocento:
R. -
La vocazione di Teresa è essere sposa di Gesù. Lo ha fatto a tutto campo e a tempo
pieno. Nell’essere sposa di Gesù, lei voleva diventare madre di anime ed infatti dice,
in sostanza: vorrei avere la vocazione di dottore, di profeta, la vocazione di apostolo...
Contemporaneamente, sente tutta la sua pochezza, capisce di non riuscire a raggiungere
questi suoi grandi ideali. Allora, la particolarità consiste in quello che lei chiama
“ascensore”: si butta fra le braccia di Gesù e lì scopre che l’amore - come Papa Benedetto
dice nella Deus caritas est - racchiude tutte le vocazioni, e lei si esprime,
nel cuore della Chiesa: “Io sarò l’amore, così sarò tutto: sarò dottore, apostolo,
martire...”, raggiungendo praticamente tutte le vocazioni.
D.
- In che modo, questo che fu l’ardore in vita di Santa Teresa di Gesù Bambino ne date
testimonianza oggi al mondo voi che siete le sue figlie spirituali?
R.
- Il nostro carisma di Suore Carmelitane di Santa Teresa è portare ciò che abbiamo
assaporato nell’unione con Dio - cioè la nostra vita di preghiera, imbevendoci dell’amore
di Dio - e arrivare a contagiare il prossimo, stando con i giovani, nel settore educativo,
nell’avvicinare gli anziani. Essere missionarie per me significa contagiare di amore
e gioia ogni fratello che avviciniamo: aprendo la porta di casa o andando sulla metropolitana
o sull’autobus, in qualsiasi ambito, in qualsiasi ambiente. E poi, attraverso la preghiera,
quando siamo piene di Lui, il mappamondo è nelle nostre mani e noi possiamo lasciar
passare il messaggio evangelico pur restando qui.
D.
- Quindi, si può dire che così come lo è per voi oggi, anche a suo tempo il mappamondo
fu nelle mani di Teresa di Lisieux, anche senza abbandonare il chiostro...
R.
- Sì, senza abbandonare il chiostro. Ma ci vuole la missione qui e altrove, perché
c’è chi è chiamato a lottare in prima fila. Secondo Teresa di Gesù Bambino, però,
la preghiera ti rende partecipe dell’onnipotenza di Dio. Puoi spaziare da nord a sud,
da est ad ovest del pianeta, raggiungere i focolai di guerra, raggiungere le ingiustizie
sociali con la preghiera: l’arma potente che non conosce tempi e non conosce distanze.
Teresa di Gesù Bambino: una monaca prettamente missionaria, apostolicamente impegnata.