2007-10-01 14:04:00

Presentato al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il film "Chiara e Francesco"


Anticipato dalla rara proiezione dei dodici minuti che costituiscono il primo film dedicato a San Francesco d’Assisi, girato da Enrico Guazzoni nel 1911 e conservato nei fondi della Filmoteca Vaticana, è stata presentata ieri pomeriggio presso il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali la miniserie in due puntate Chiara e Francesco prodotta dalla Lux Vide di Ettore Bernabei e che sarà trasmessa dalla RAI in prima serata il 7 e 8 ottobre prossimi. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3


Nos qui cum eo fuimus e noi che oggi siamo ancora con lui, con cristiana devozione ed umana ammirazione: discepoli di Francesco e figlie di Chiara. La scoperta e l’unione dei loro carismi – la povertà come stile di vita e oggetto della missione, la clausura e la preghiera come sposalizio con Dio e sussidio agli uomini – è il lato ancora inesplorato compiutamente dalla pur ricca anche se qualitativamente alterna cinematografia dedicata ai due giovani e sorprendenti Santi di Assisi. E proprio questa loro mistica amicizia e le umane difficoltà incontrate hanno certo spronato il regista Fabrizio Costa ad intraprendere in quasi tre ore il racconto, senza pretese e di largo consumo, della loro giovanile esperienza di vita, dai dubbi alla luminosa conversione, riportandoci a quei fatidici primi anni del XIII secolo, tempo di complesse vicende politiche, disparità sociali, decadenze e crociate. Dal 1198 al 1226, le due puntate toccano in modo disciplinato e molto discorsivo alcuni episodi salienti, compresi quelli, più interessanti, della fuga di Chiara e della sua consacrazione al Signore, del costituirsi dei primi discepoli attorno ad un Francesco riottoso a munirsi di una regola che non sia esclusivamente quella dettata dalle parole ad litteram del Vangelo, delle prime clarisse che coraggiose affrontano la clausura, della creazione del presepe a Greccio, dell’incontro con Innocenzo III prima e col Sultano in terra d’Egitto poi, aspirazioni ad una matura e carismatica cattolicità e ad una ideale convivenza pacifica. C’è il bel viso, giustamente lieto e sorridente, di Ettore Bassi e quello, di rara luminosità, di Mary Petruolo che insieme funzionano benissimo nell’infondere anche l’ansia della ricerca di Dio e l’approdo ad una vita evangelica di travolgente novità; ci sono le belle prove di molti attori che sono personaggi a tutti noti, contornati da scene essenziali ma storicamente approssimative. Talvolta, forse per esigenze di divulgazione televisiva, il racconto cede all’enfasi, dilatata da una invasiva colonna sonora che avrebbe dovuto meglio rispettare i silenzi nei quali Dio chiama e l’uomo risponde, lasciando soltanto ai volti e alle parole narrare di questo loro meraviglioso incontro.







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