Presentato al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il film "Chiara e Francesco"
Anticipato dalla rara proiezione dei dodici minuti che costituiscono il primo film
dedicato a San Francesco d’Assisi, girato da Enrico Guazzoni nel 1911 e conservato
nei fondi della Filmoteca Vaticana, è stata presentata ieri pomeriggio presso il Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali la miniserie in due puntate Chiara e Francesco
prodotta dalla Lux Vide di Ettore Bernabei e che sarà trasmessa dalla RAI in prima
serata il 7 e 8 ottobre prossimi. Il servizio di Luca Pellegrini:
Nos qui
cum eo fuimus e noi che oggi siamo ancora con lui, con cristiana devozione ed umana
ammirazione: discepoli di Francesco e figlie di Chiara. La scoperta e l’unione dei
loro carismi – la povertà come stile di vita e oggetto della missione, la clausura
e la preghiera come sposalizio con Dio e sussidio agli uomini – è il lato ancora inesplorato
compiutamente dalla pur ricca anche se qualitativamente alterna cinematografia dedicata
ai due giovani e sorprendenti Santi di Assisi. E proprio questa loro mistica amicizia
e le umane difficoltà incontrate hanno certo spronato il regista Fabrizio Costa ad
intraprendere in quasi tre ore il racconto, senza pretese e di largo consumo, della
loro giovanile esperienza di vita, dai dubbi alla luminosa conversione, riportandoci
a quei fatidici primi anni del XIII secolo, tempo di complesse vicende politiche,
disparità sociali, decadenze e crociate. Dal 1198 al 1226, le due puntate toccano
in modo disciplinato e molto discorsivo alcuni episodi salienti, compresi quelli,
più interessanti, della fuga di Chiara e della sua consacrazione al Signore, del costituirsi
dei primi discepoli attorno ad un Francesco riottoso a munirsi di una regola che non
sia esclusivamente quella dettata dalle parole ad litteram del Vangelo, delle prime
clarisse che coraggiose affrontano la clausura, della creazione del presepe a Greccio,
dell’incontro con Innocenzo III prima e col Sultano in terra d’Egitto poi, aspirazioni
ad una matura e carismatica cattolicità e ad una ideale convivenza pacifica. C’è il
bel viso, giustamente lieto e sorridente, di Ettore Bassi e quello, di rara luminosità,
di Mary Petruolo che insieme funzionano benissimo nell’infondere anche l’ansia della
ricerca di Dio e l’approdo ad una vita evangelica di travolgente novità; ci sono le
belle prove di molti attori che sono personaggi a tutti noti, contornati da scene
essenziali ma storicamente approssimative. Talvolta, forse per esigenze di divulgazione
televisiva, il racconto cede all’enfasi, dilatata da una invasiva colonna sonora
che avrebbe dovuto meglio rispettare i silenzi nei quali Dio chiama e l’uomo risponde,
lasciando soltanto ai volti e alle parole narrare di questo loro meraviglioso incontro.