Sta per iniziare il mese di ottobre, dedicato alla devozione del Santo Rosario. Ottobre
è anche il mese missionario: è questa una ulteriore occasione per sostenere le attività
delle Pontificie Opere Missionarie e per promuovere, in particolare, la riflessione
sulla dimensione universale della Chiesa. La città mariana di Pompei si prepara intanto,
come ogni anno, ad accogliere migliaia di pellegrini per il mese di ottobre, dedicato
alla Madonna del Rosario e al fondatore del Santuario, il beato Bartolo Longo. Sul
significato di questa devozione, ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto,
l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati:
R. –
Il Rosario della Vergine Maria si è sviluppato nel secondo millennio al soffio dello
Spirito di Dio. E’ preghiera amata da numerosi Santi. Incoraggiata dal Magistero della
Chiesa nella sua semplicità e profondità, rimane anche in questo Terzo Millennio,
appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di
santità. Si inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo 2000 anni,
non ha perso nulla della freschezza delle origini e si sente spinto dallo Spirito
di Dio a prendere il largo per ridire, anzi, gridare Cristo al mondo come Signore
e Salvatore, come la Via, la Verità e la Vita. Il Rosario, caratterizzato dalla fisionomia
mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà degli elementi concentra
la profondità dell’intero messaggio evangelico di cui è quasi un compendio. In esso,
riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne “Magnificat” per l’opera dell’Incarnazione
redentrice iniziata nel suo grembo. Con esso, il popolo cristiano si mette alla scuola
di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di
Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Attraverso il Rosario, il
credente attinge la grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore. D.
– Cosa fate a Pompei per mantenere viva la devozione del Rosario?
R.
– A Pompei, tutti i giorni dell’anno, dalle 6 alle 7 del pomeriggio, noi celebriamo
il Rosario meditando dinanzi al Signore solennemente esposto nell’ostensorio. Quindi,
Eucaristia e Maria. Del resto, Lei è la Madre del Redentore e allora noi, attraverso
la meditazione dei misteri del Santo Rosario, preghiamo per il Papa, per i vescovi,
per i sacerdoti, i religiosi, la Chiesa, per i peccatori, per le necessità dell’umanità,
per la conversione del mondo. Cioè, il Santuario di Pompei in quell’ora, diventa veramente
un faro che si irradia su tutta la Chiesa cattolica e questo, per noi, è un’espressione
bellissima della pietà popolare e della teologia della Chiesa. Io stesso, come vescovo,
cerco di partecipare sempre, se possibile, tutte le sere a questo incontro di amore
con il Signore presente nell’Eucaristia attraverso l’invocazione alla Madonna per
sentire proprio nella storia di tutta l’umanità il Cristo incarnato presente e vivo.
D.
– Eccellenza, il Beato Bartolo Longo, il fondatore di Pompei, lo si vedeva sempre
con la corona del Rosario in mano; Giovanni Paolo II ebbe a dire: “Il Rosario è la
mia preghiera prediletta”: un raffronto fra questi due personaggi …
R.
– Bartolo Longo, dopo che nelle campagne desolate e malinconiche di Pompei, dopo che
ebbe questa intuizione dello Spirito Santo, certamente lui ha sentito una voce dentro
e fuori di lui che gli diceva: “Recita il Rosario e sarai salvo. Chiunque reciterà
il Rosario non si perderà”. Dunque, la conversione di Bartolo Longo è una conversione
dovuta alla Madonna, dovuta al mistero dell’Incarnazione del Verbo. Qui c’era una
campagna desolante; oggi, c’è uno dei più grandi Santuari del mondo. Noi continuiamo
questa storia di salvezza attraverso la Madonna, attraverso il Rosario. Giovanni Paolo
II, poi, ha definito il Rosario “la preghiera più bella della sua giovinezza, del
suo sacerdozio, del suo episcopato”. “Il Rosario – ha detto - mi ha accompagnato nei
momenti della gioia e in quelli della prova, ad esso ho consegnato tante preoccupazioni,
in esso ho trovato sempre conforto. Il Rosario è la mia preghiera, la preghiera prediletta,
preghiera meravigliosa, meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità”.
D. – Ottobre è anche il mese ‘missionario’; a Pompei
non mancano iniziative in questo senso …
R. – No,
non mancano, perché noi in questo mese non soltanto facciamo Giornate di preghiera,
di adorazione perché ciò che conta nella Chiesa è sempre la grazia: non siamo noi
che salviamo il mondo, ma è Cristo crocifisso e risorto che salva la storia dell’umanità.
Ebbene, la prima cosa che facciamo a Pompei, anche in questo mese di ottobre, è la
preghiera, cominciando con la supplica, proprio con l’Ora del mondo. Ma il Rosario
acquista un significato particolare nei commenti, nel canto, nella stessa adorazione
dove diamo un’intonazione missionaria e anche un aggiornamento sulla realtà del cattolicesimo
in tutto il mondo. Noi stessi come Chiesa piccola, ma significativa, efficiente, viva,
diamo anche molti oboli di quelli che riceviamo alla Chiesa missionaria in tante parti
del mondo, per contribuire alla costruzione di cappelle, scuole cattoliche, case sacerdotali,
seminari. E’ il nostro modo di essere missionari ...