2007-09-29 15:53:37

Il cardinale Rodé a Grottaferrata per celebrare la professione perpetua di nove Figlie di San Camillo


“Amore di Dio e amore del prossimo, intimamente ed esistenzialmente uniti: questa la vostra missione. Nella contemplazione amorosa del vostro Sposo troverete la forza per il servizio delicato, amorevole e misericordioso nei confronti dei fratelli infermi e nei confronti degli operatori sanitari, con i quali costantemente vi trovate a svolgere il vostro servizio”. Il prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il cardinale Franc Rodé, ha esortato così le Figlie di San Camillo, che questa mattina, presso la casa generalizia di Grottaferrata, hanno pronunciato il loro sì definitivo a Cristo. Nel rievocare le parole del Salmo 137, il porporato ha sottolineato: “Noi tutti possiamo indovinare il sentimento che emerge su tutti gli altri: quello della gratitudine. Una gratitudine profonda, che nasce nell’intimo del vostro cuore e che si legge chiaramente nella bellezza dei vostri volti e del vostro sorriso”. Il cardinale Rodé ha poi rievocato uno dei passaggi più importanti del discorso pronunciato da Benedetto XVI in Austria, ai sacerdoti e alle persone consacrate (Vespri Mariani nella Basilica di Mariazell, ndr), indicando a ciascuno la via maestra dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. “La vita al seguito di Cristo – ha spiegato – è, di fatto, un’impresa rischiosa, perché siamo sempre minacciati dal peccato, dalla mancanza di libertà e dalla defezione”. Nove in tutto le religiose che hanno emesso i loro voti perpetui, sei delle quali africane e 3 indiane. Il tutto, nello splendido scenario della Casa-Santuario delle Figlie di San Camillo, dove riposano le spoglie dei beati fondatori, madre Giuseppina Vannini e padre Luigi Tezza. Presente alla solenne cerimonia la superiora generale, madre Laura Biondo, che nel ringraziare il cardinale Rodé, ha ricordato l’impegno e la missione dell’Istituto: “Gli uomini e le donne della presente generazione – ha evidenziato – hanno grande bisogno di incontrare il Signore e il suo liberante messaggio di salvezza”. “La risposta del nostro Istituto - ha concluso la superiora generale – è quella della generosa dedizione evangelica e le tante consorelle, che spesso operano in situazioni disagevoli, testimoniano che il seme gettato dai beati fondatori ha dato, e continua a dare, buoni e copiosi frutti”. (A cura di Davide Dionisi)







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