L'Azione Cattolica festeggia i suoi 140 anni di impegno nella società italiana
“La scelta religiosa dell’Azione Cattolica tra passato e futuro”: questo il titolo
dell’incontro in programma da oggi a domenica a Castel San Pietro, vicino Bologna.
Tre giorni di lavori per tracciare un bilancio dell’Azione Cattolica Italiana, che
nel 2008 festeggerà i 140 anni dalla fondazione. Per l’occasione, l’AC ha redatto
un manifesto di impegno dei cattolici nella Chiesa e nella comunità civile. Ma cosa
significa, oggi, riflettere sulla scelta religiosa dell’Azione Cattolica? Isabella
Piro lo ha chiesto a Luigi Alici, presidente nazionale AC:
R. –
Riflettere sulla scelta religiosa significa riflettere su come l’Azione Cattolica
in questi 40 anni ha cercato di servire la Chiesa e di servire il Paese, perché impropriamente
la scelta religiosa viene interpretata come un passo indietro rispetto alla politica.
Per noi scelta religiosa è essenzialmente primato del Vangelo, testimonianza pubblica
della fede, responsabilità formativa. Noi vorremmo rileggere e attualizzare questi
ideali senza imbalsamarli. Proprio per questo, abbiamo pensato di lanciare un manifesto
al Paese e in questo manifesto vogliamo dire che l’Azione Cattolica, essendo stata
incontrata dal Signore, desidera ancora incontrare nella Chiesa e nel Paese tutti
gli uomini e le donne di buona volontà.
D. – Qual
è il ruolo oggi dei cattolici in politica?
R. – Quello
di essere imparziali nei confronti degli schieramenti, ma non neutrali nei confronti
della politica. La politica non può essere mai neutrale, se tocca l’uomo. Noi vorremmo
segnalare delle emergenze di bipolarismo che sono molto più gravi del bipolarismo
degli schieramenti: il bipolarismo tra nord e sud, tra i cittadini e la classe politica
che li rappresenta, forse, non sempre bene, perchè avvertiamo che la distanza tra
i cittadini e la politica, soprattutto i giovani e la politica, sta aumentando pericolosamente.
Vorremmo segnalare una specie di bipolarismo che allontana sempre di più il Paese
virtuale dal Paese reale, perchè la rappresentazione mediatica di un Paese che si
riconosce attorno ad alcuni idoli, spesso narcisisti e viziati, non riflette il Paese
reale. Segnalare questo è fare politica lanciando dei messaggi che poi affidiamo ad
entrambi gli schieramenti. Chi fa politica non deve dimenticare che ci sono molte
più cose che ci uniscono di quelle che ci dividono.
D.-
- E il vostro manifesto è un invito anche a riflettere su questi punti?
R.
– E’ un invito a segnalare che il Paese sta in piedi proprio nella misura in cui c’è
un tessuto che dobbiamo custodire.