2007-09-28 15:09:45

L'Azione Cattolica festeggia i suoi 140 anni di impegno nella società italiana


“La scelta religiosa dell’Azione Cattolica tra passato e futuro”: questo il titolo dell’incontro in programma da oggi a domenica a Castel San Pietro, vicino Bologna. Tre giorni di lavori per tracciare un bilancio dell’Azione Cattolica Italiana, che nel 2008 festeggerà i 140 anni dalla fondazione. Per l’occasione, l’AC ha redatto un manifesto di impegno dei cattolici nella Chiesa e nella comunità civile. Ma cosa significa, oggi, riflettere sulla scelta religiosa dell’Azione Cattolica? Isabella Piro lo ha chiesto a Luigi Alici, presidente nazionale AC:RealAudioMP3


R. – Riflettere sulla scelta religiosa significa riflettere su come l’Azione Cattolica in questi 40 anni ha cercato di servire la Chiesa e di servire il Paese, perché impropriamente la scelta religiosa viene interpretata come un passo indietro rispetto alla politica. Per noi scelta religiosa è essenzialmente primato del Vangelo, testimonianza pubblica della fede, responsabilità formativa. Noi vorremmo rileggere e attualizzare questi ideali senza imbalsamarli. Proprio per questo, abbiamo pensato di lanciare un manifesto al Paese e in questo manifesto vogliamo dire che l’Azione Cattolica, essendo stata incontrata dal Signore, desidera ancora incontrare nella Chiesa e nel Paese tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

 
D. – Qual è il ruolo oggi dei cattolici in politica?

 
R. – Quello di essere imparziali nei confronti degli schieramenti, ma non neutrali nei confronti della politica. La politica non può essere mai neutrale, se tocca l’uomo. Noi vorremmo segnalare delle emergenze di bipolarismo che sono molto più gravi del bipolarismo degli schieramenti: il bipolarismo tra nord e sud, tra i cittadini e la classe politica che li rappresenta, forse, non sempre bene, perchè avvertiamo che la distanza tra i cittadini e la politica, soprattutto i giovani e la politica, sta aumentando pericolosamente. Vorremmo segnalare una specie di bipolarismo che allontana sempre di più il Paese virtuale dal Paese reale, perchè la rappresentazione mediatica di un Paese che si riconosce attorno ad alcuni idoli, spesso narcisisti e viziati, non riflette il Paese reale. Segnalare questo è fare politica lanciando dei messaggi che poi affidiamo ad entrambi gli schieramenti. Chi fa politica non deve dimenticare che ci sono molte più cose che ci uniscono di quelle che ci dividono.

 
D.- - E il vostro manifesto è un invito anche a riflettere su questi punti?

 
R. – E’ un invito a segnalare che il Paese sta in piedi proprio nella misura in cui c’è un tessuto che dobbiamo custodire.







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