In Pakistan, la Corte suprema ammette Musharaff alle prossime elezioni presidenziali
- Negli USA al via la Conferenza sul clima voluta da Bush
La suprema Corte pachistana si è pronunciata sulla candidatura alle elezioni presidenziali
fissate nel Paese per il 6 ottobre. Il capo dello Stato, Pervez Musharraf, candidatosi
per un secondo mandato, potrà partecipare alle consultazioni con l'uniforme dell’esercito.
L’opposizione ha deciso di ricorrere in appello. Il generale ha già annunciato di
voler rinunciare alla guida delle truppe, entro il prossimo 15 novembre, se dovesse
essere rieletto.
- Allarme da parte del comandante della Forza internazionale
di assistenza alla sicurezza (ISAF) della NATO in Afghanistan. Secondo il generale
americano, Dan McNeill, i talebani potrebbero riconquistare i territori strappati
nell’offensiva degli ultimi sei mesi, in particolare nella provincia di Helmand. Nella
sua intervista alla BBC, il comandante ha espresso dubbi sulla capacità dell’esercito
afghano di mantenere la guida delle zone conquistate dall’Alleanza Atlantica durante
la “prevedibile” controffensiva invernale. Intanto, sarebbero in corso contatti tra
i negoziatori afghani ed i sequestratori dei 4 volontari della Croce Rossa Internazionale,
rapiti due giorni fa nella provincia di Wardak. I 4 erano impegnati in una missione
per il rilascio di un ostaggio tedesco sequestrato a luglio scorso.
- In Iraq,
durante un raid aereo statunitense avvenuto questa notte su Baghdad, è stato colpito
un edificio. Il bilancio, secondo funzionari iracheni, è di dieci morti, tra cui donne
e bambini, e sette feriti. Una fonte dell’ospedale locale parla invece di 13 vittime
e 11 feriti. Oggi l’esercito americano ha reso noto che mercoledì un elicottero da
combattimento statunitense è stato costretto ad un atterraggio di emergenza a sud
della capitale, dopo essere stato raggiunto da colpi di arma da fuoco. Proprio questa
mattina, Iraq e Turchia hanno firmato un accordo anti-terrorismo: il governo di Baghdad
promette aiuto ad Ankara contro i ribelli curdi del PKK, stanziati nel nord del Paese
del Golfo. Le truppe turche non potranno dare la caccia ai guerriglieri in territorio
iracheno.
- Con l’intervento del segretario di stato americano, Condoleezza
Rice, si è aperta ieri a Washington la Conferenza dei 16 Paesi maggiormente responsabili
dell’inquinamento, più ONU e Unione Europea, voluta e organizzata dal presidente statunitense,
George W. Bush. La riunione giunge a pochi giorni dal summit delle Nazioni Unite sul
clima, svoltosi in occasione dell’Assemblea generale in corso al Palazzo di Vetro
di New York. Da più parti, l’appuntamento alla Casa Bianca è stato letto come un tentativo
di aggirare la strategia dell'ONU a tutela dell'ambiente. Ma la Rice ha difeso l’impegno
degli Stati Uniti per il vertice sui mutamenti climatici che si terrà quest’anno in
Indonesia. Elena Molinari:
Gli Stati
Uniti negano il boicottaggio, ma per molti quello che si è aperto ieri a Washington
è il contro-vertice di Bush sul clima, voluto dal presidente americano quasi in parallelo
alla Conferenza ONU, organizzata dal segretario generale Ban Ki-moon, alla quale gli
Stati Uniti non hanno voluto partecipare. Al suo vertice sul clima, Bush ha invitato
16 Paesi, considerati i maggiori inquinatori, comprese le economie emergenti finora
escluse dai tagli delle emissioni volute dal trattato di Kyoto, in primis Cina e India.
L’iniziativa di Bush ha attirato le critiche di molti leader mondiali e di altrettanti
ambientalisti, che si sono riuniti ieri nella capitale statunitense per protestare.
E gli Stati Uniti si sono già in passato allineati con Cina ed India nell’opposizione
al Trattato internazionale sul Clima, che obbliga a ridurre le emissioni nocive, privilegiando
invece le riduzione volontarie. In apertura dei lavori, il segretario di Stato americano,
Condoleezza Rice, ha spiegato che la sua amministrazione vuol vedere la sfida dei
cambiamenti climatici non come una questione solo ambientale, ma in modo che non danneggi
l’economia ed il settore energetico. Oggi è atteso l’intervento di Bush. (Da New York,
Elena Molinari, per la Radio Vaticana)
- Un invito a
collaborare per risolvere l’annosa questione del Kosovo. E’ l’esortazione a serbi
e albanesi arrivata, alla vigilia di una riunione a New York, dai ministri degli Esteri
dei sei Paesi del Gruppo di contatto: Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Stati
Uniti e Russia. Nel corso del suo intervento all’Assemblea Generale dell’ONU, il presidente
serbo, Boris Tadic, ha annunciato che Belgrado è pronta ad un compromesso, ma nel
pieno rispetto della sua “integrità territoriale”. “L’indipendenza del Kosovo - ha
aggiunto - è inaccettabile”.
- Il capo del governo regionale basco, il nazionalista
Juan José Ibarretxe, ha proposto al Parlamento autonomo di indire due referendum nei
Paesi baschi con l’obiettivo di “sbloccare il conflitto” e arrivare ad un “patto politico
tra i Paesi baschi e la Spagna”. Una delle consultazioni elettorali potrebbe svolgersi
nell’autunno del 2008. Ibarretxe ha annunciato di voler formulare una “offerta istituzionale”
al premier spagnolo Zapatero per giungere ad un “patto” che si basi sul rifiuto della
violenza, da parte dell’ETA, e sul rispetto della volontà di autodeterminazione della
società basca.
- In un comunicato apparso oggi sulla stampa libanese, il presidente
del parlamento, Nabih Berri, ha definito “un’intromissione” la richiesta di libere
elezioni presidenziali avanzata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Le Nazioni Unite,
martedì scorso in una nota, avevano espresso l’auspicio di consultazioni prive d’ingerenze
straniere, in un clima disteso, “senza paura e intimidazioni, in particolare contro
i rappresentanti del popolo e delle istituzioni”. L’invito è arrivato dopo l’ennesimo
omicidio di un membro della maggioranza anti-siriana, Antoine Ghanem, e a pochi giorni
dall’avvio della sessione parlamentare per l’elezione del successore del presidente
filosiriano, Emile Lahoud. Dopo un primo rinvio per mancanza del quorum, dovuto al
boicottaggio di Hezbollah, la seduta è stata riconvocata il 23 ottobre.
-
Prima in Bolivia, poi in Venezuela. Questa la missione lampo in America Latina del
presidente iraniano Ahmadinejad, giunto ieri a Caracas, dopo un incontro a La Paz
con il collega Morales. Ahmadinejad ha quindi avuto un colloquio con il presidente
venezuelano Chavez. Il servizio di Maurizio Salvi:
Nessuno
ha rispolverato lo spettro dell’asse del male, ma è certo che l’incontro del presidente
iraniano, Ahmadinejad, prima con il collega boliviano, Evo Morales, e quindi con il
venezuelano Hugo Chavez ha marcato una tendenza di rafforzamento delle alleanze. Era
la prima volta per il capo di stato iraniano a La Paz dopo l’allacciamento
delle relazioni diplomatiche; diverso è invece il discorso con il Venezuela con cui
l’Iran ha stretto un’intesa destinata a rafforzarsi nel tempo. Nelle due tappe, Ahmadinejad
ha parlato di cooperazione agricola ed industriale, usando poi particolare enfasi
nell’affrontare il tema degli idrocarburi. Nella cerimonia a La Paz è stato firmato
un documento congiunto che approva l’uso a fini civili dell’energia nucleare. Le opposizioni
dei Paesi visitati hanno però espresso perplessità sulla reale utilità di più strette
relazioni con Teheran riguardo al discusso piano di arricchimento dell’uranio. Un
programma che, secondo alcuni Paesi – fra cui Stati Uniti e Francia – non offre tutte
le garanzie di essere utilizzato a fine pacifici. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi,
Ansa, per la Radio Vaticana).
- Mikhail Khodorkovski,
ex magnate della Yukos condannato a 8 anni di reclusione per evasione fiscale e riciclaggio
di denaro sporco, resterà in carcere fino al 2 gennaio prossimo. Lo ha deciso un tribunale
siriano. Si tratta del secondo prolungamento dei termini della pena detentiva che
scadeva il 2 ottobre scorso. La stessa misura era stata decisa ieri per il socio di
Khodorkovski, Platon Lebedev. L’uomo d’affari, dal carcere dove è rinchiuso, è tornato
a ribadire che il processo contro di lui è “soltanto una questione politica”.
-
A Mogadiscio quattro soldati somali sono rimasti uccisi ed altri feriti in seguito
ad un agguato dei ribelli ad un camion dell’esercito locale. La capitale somala è
da tempo colpita da episodi di violenza. Proprio ieri, il relatore indipendente dell’ONU
per i diritti umani in Somalia ha lanciato l’allarme sulla situazione dei civili nel
Paese africano e ha chiesto al Consiglio di sicurezza di inviare una missione di pace.
Contemporaneamente, in un comunicato della presidenza dell’Unione Europea, si esprime
profonda preoccupazione per le minacce subite nel Paese dai giornalisti e, conseguentemente,
per la libertà di espressione in Somalia.
- In Thailandia sette persone, tra
cui una donna incinta, sono rimaste ferite nell’esplosione di una bomba. È accaduto
nella provincia di Pattani, nel sud del Paese, teatro di un conflitto separatista
che ha causato 2600 vittime dal 2004. L’ordigno, posizionato sulla strada, è stato
fatto esplodere al passaggio di una vettura che trasportava i docenti di una scuola
e la loro scorta. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Valentina
Fizzotti)
Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LI No. 271 E'
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