Non si sblocca la questione dello status del Kosovo
Nessun risultato concreto dalla riunione del Gruppo di Contatto sul Kosovo, ieri a
New York, alla presenza del commissario europeo Rehn. Al centro dei colloqui la delicata
questione dello status della Provincia amministrata dalle Nazioni Unite. Sullo sfondo
una situazione di stallo, con due posizioni apparentemente inconciliabili; da una
parte la Serbia che non ha alcuna intenzione di cedere la provincia, dall’altra i
kosovari, che insistono sulla possibilità di dichiarare l’indipendenza in maniera
unilaterale. Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Paolo Quercia,
analista del Centro Militare di Studi Strategici:
R. –
Questo incontro era una delle ultime occasioni utili per registrare l’evoluzione della
posizione dei principali attori sul dossier kosovaro. Ovviamente questo incontro va
letto in previsione della data, che molti leggono come una scadenza del 10 dicembre,
che è la data per la quale Ban Ki-moon dovrà presentare il rapporto annuale sul Kosovo
e chiaramente in questo rapporto dovrà essere inclusa la proposta risoluzione della
questione dello status.
D. – Alla vigilia del vertice,
il premier serbo Kostunica ha dichiarato fermamente che è impossibile imporre con
la forza a Belgrado una soluzione per lo status della provincia kosovara e che la
Serbia non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo. Queste dichiarazioni non rischiano
di irrigidire ancor di più il clima già piuttosto teso?
R.
– Sicuramente sì. Sono dichiarazioni non inaspettate da parte serba. La rigidità è
da entrambe le parti, in quanto anche per quanto riguarda la parte albanese, l’unico
scenario possibile è quello dell’indipendenza ad ogni costo, anche se sia unilaterale
e al di fuori del sistema delle Nazioni Unite. Quindi, i due poli hanno contribuito
entrambi a portare molta rigidità nella questione nell’ultimo anno. Restano invece
dei piccoli spazi di manovra a disposizione della comunità internazionale e dell’Unione
Europea.
D. – Una situazione dunque di stallo anche
a livello internazionale. Ma esiste un modo per sbloccarla?
R.
– Bisogna capire intanto quali sono le intenzioni dei due grandi attori principali
esterni all’area, gli Stati Uniti e la Russia. Gli Stati Uniti sono decisamente propensi
a concedere l’indipendenza e a chiudere la partita che hanno iniziato nel ’99 con
il Kosovo. La Russia ha deciso per motivi strategici, anche per rapporto bilaterale
con gli Stati Uniti, di ostruire questo processo e di bloccarlo. A questo punto il
dossier Kosovo non può essere risolto soltanto nello scacchiere balcanico e neanche
in quello europeo, ma entra nella grande partita del rapporto bilaterale Washington-Mosca
e quindi subirà nei prossimi mesi anche tutte le altre fibrillazioni che possono arrivare
dagli altri dossier bilaterali: dall’Iraq all’Afghanistan, al nucleare, alla Corea
e così via. E’ una partita estremamente complicata, ma ancora una volta la soluzione
dei problemi balcanici passa per capitali che sono fuori della regione e non passa
per Bruxelles.