2007-09-26 16:04:33

Dieci anni fa, il terremoto in Umbria e Marche


"Credo si debba oggi ancora una volta rendere omaggio alle vittime del terremoto di dieci anni fa e a tutti coloro che hanno sofferto”. Così a Colfiorito il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione del decimo anniversario del sisma che colpì Marche ed Umbria provocando 11 vittime, oltre 20 mila sfollati ed ingenti danni strutturali. Napolitano ha poi sottolineato il forte lavoro sinergico, tra le varie componenti della società, per la ripresa del tessuto sociale. I vescovi delle diocesi coinvolte dal sisma, in un incontro organizzato nei giorni scorsi a Nocera Umbra, hanno anche evidenziato la vicinanza spirituale e materiale, offerta dalle tante parrocchie e volontari, negli anni difficili della ricostruzione e ribadito la necessità di continuare in una decisa azione pastorale soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Massimiliano Menichetti.RealAudioMP3


(campane)

 
Alle 11.42 di oggi le note delle campane della Basilica di San Francesco di Assisi si sono propagate tra i tetti delle case, tra le folle di turisti, nei cuori di migliaia di persone che ricordano il drammatico terremoto che 10 anni fa colpì Marche ed Umbria seminando morte e distruzione. Il suono del campanile come “segno di speranza” - ha detto padre Vincenzo Coli custode del sacro convento. Eco in tante altre chiese che si sono unite all’iniziativa di Assisi in sintonia con il raccoglimento di Colfiorito, sulla montagna folignate, luogo scelto oggi dalle istituzioni per ricordare quel tragico giorno. Il presidente italiano Giorgio Napolitano, giunto nel piccolo paese umbro, ha posto l’attenzione su quei valori di responsabilità e solidarietà che hanno consentito la ricostruzione. In prima linea, in questi anni, tante parrocchie e organizzazioni di volontariato insieme alla protezione civile, alle istituzioni. Mons. Vittorio Nozza, Direttore di Caritas Italiana.
 
“Hanno costruito un cammino significativo di collaborazione, di comunione, un cammino di carità molto intenso, al punto tale che si è andato installando, costituendo all’interno dei territori dell’Umbria almeno quattro-cinque ‘case della carità’ che risultano essere punto di riferimento per l’intera regione umbra”.

 
La paura e la devastazione, dieci anni, fa iniziarono alle 2.33 del 26 settembre con una scossa dell'VIII grado della Scala Mercalli, proprio a Colfiorito e Serravalle di Chienti; poi, una sequenza interminabile, circa 11 mila movimenti tellurici fino al giugno del 1998. La mattina del 26 settembre del 1997, alle 11.42, la scossa più forte che provocò, fra l’altro, il crollo delle volte della Basilica Superiore di Assisi dove morirono due tecnici e due frati. 11 in totale le vittime del terremoto, circa 22 mila cittadini evacuati, danni per milioni di euro. Volontari arrivarono da tutta Italia. Immediatamente si attivarono i soccorsi. Don Lucio Gatti, che coordinò il Campo di volontariato e Centro operativo della Caritas Umbria di Case Basse:

 
R. – Il primo ricordo arrivato qui a Nocera fu l’incontro con le persone, soprattutto quando alcune persone mettevano in discussione il discorso della fede: ‘Dio non c’è, Dio non è un Padre buono perché se fosse stato un Padre buono non avrebbe permesso tutto questo’. E poi, l’arrivo di ragazzi che da tutta Italia chiedevano di venire per rendersi in qualche modo disponibili. Questa richiesta di tanti giovani ... li vedevo come, in fondo, li potrei solo definire così: cercatori dell’amore, che lo trovano attraverso i portatori della sofferenza.

 
D. – E’ riuscito a dare quella risposta che diverse persone le chiedevano quando le domandavano: ‘Ma Dio, dov’è? Dio non c’è!’ ...

 
R. – Sì, questa risposta d’altronde metteva in dubbio anche me, perché non è una risposta teorica. La risposta a ‘Dio dov’è?’, è una risposta che si cerca con la vita. E ricordo che solo dopo due anni, una donna in un’intervista, proprio una di quelle che mi disse così, nell’intervista alla televisione disse questa frase: ‘Grazie a tutti i ragazzi abbiamo trovato la risurrezione!’.

 
Oltre 13 mila i volontari provenienti da tutta Italia che lavorarono per tre anni nel Centro operativo di Case Basse per sollevare, non solo materialmente ma anche spiritualmente, la popolazione devastata dal sisma. Giovanni Paolo II, il 3 gennaio del 1998 visitò alcuni paesi di Marche ed Umbria per portare la consolazione della Croce, per pregare con i tanti fratelli nel dolore.

 
“Sono rimasto colpito dallo scenario di distruzione che, guardando il territorio attorno all'Appennino umbro-marchigiano, mi si è presentato sotto gli occhi. Da Cascia e Norcia a Spoleto, da Fabriano e Macerata a Camerino, da Foligno ad Assisi, è impressionante e commovente lo spettacolo di case, chiese, palazzi carichi di storia ridotti ad un cumulo di rovine nel giro di pochi momenti”.

 
Quindi aggiunse:

 
“L'evento sismico, che inizialmente vi ha fatto sentire deboli ed indifesi, non ha cancellato dai vostri cuori il tesoro più grande: il patrimonio di valori cristiani ed umani, che da secoli tengono unite le vostre comunità. Anzi, il terremoto ha messo in evidenza in modo sorprendente le risorse umane e spirituali di cui disponete. Ammirevoli gesti di bontà, di solidarietà e di condivisione fraterna, opera di piccoli e di adulti, di persone investite di responsabilità e di semplici cittadini, hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la vita quotidiana delle vostre contrade nel dopo-terremoto”.
 
Oggi, secondo i dati delle istituzioni la ricostruzione strutturale è arrivata al 90% ma molto rimane da fare. Ancora mons. Nozza che, nel convegno organizzato nei giorni scorsi a Nocera Umbra, dal titolo “Accanto alla Gente... dieci hanno dopo”, ha raccolto la sfida che i vescovi delle diocesi più colpite dal sisma oggi si trovano ad affrontare:

 
“Un vissuto sociale ed ecclesiale recuperati in maniera intensa, bella, forte e, nello stesso tempo, il bisogno di completare questa opera sia nell’insieme delle strutture dei vari Paesi, anche i più piccoli"; dall’altra di continuare in questa azione costante del recupero del tessuto e del vissuto della gente, perché sempre più – pur segnata da questa triste situazione, da questa triste emergenza – possa rivivere con speranza all’interno del proprio contesto di vita.







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