Le parole di Benedetto XVI sulle logiche del profitto e della condivisione: la
riflessione del padre gesuita, Giancarlo Gola, e del prof. Leonardo Becchetti
Le parole di Benedetto XVI pronunciate domenica scorsa nella piazza antistante la
Cattedrale di Velletri, dove si era recato in visita pastorale, hanno avuto grande
risonanza. Riascoltiamone un passaggio:
“La
logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi,
come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della
condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso
uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo si tratta della decisione
tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e
Satana”.
Come interpretare, dunque, l’invito del Papa a far prevalere
la logica della condivisione e della solidarietà su quella del profitto? Fabio
Colagrande lo ha chiesto a padre Giancarlo Gola, gesuita, docente di materie
bibliche all’Istituto superiore di scienze religiose della diocesi di Torino:
R. -
E’ molto importante capire bene il senso della parola ‘prevalere’, che non è un senso
semplicemente quantitativo. Per cui, va bene la logica del profitto e possiamo seguirla,
però dobbiamo quantitativamente seguire di più la logica della condivisione. Io credo
che vada interpretata in senso qualitativo: il profitto - se intendiamo per profitto
la crescita economica, lo sviluppo economico, la ricchezza - ha senso soltanto se
attraverso questo noi realizziamo solidarietà, noi realizziamo condivisione. Se invece
è ricerca di affermazione di sé, diventa una via di morte, cioè diventa adorare l’idolo
"mammona", come giustamente il Papa mette bene in evidenza.
D.
- Questa logica della condivisione e della solidarietà, che il Papa ci invita a far
prevalere su quella del profitto, quanto è presente oggi nella cultura cattolica?
R.
- Credo che nella realtà cattolica e più ampiamente nelle Chiese cristiane questa
realtà sia viva. Indubbiamente, però, esistono anche tante resistenze e tante interpretazioni
del Vangelo finalizzate a difendere le proprie posizioni, i propri privilegi.
D.
- Quale valore, dunque, in generale può assumere il concetto di ricchezza nel Nuovo
testamento?
R. - Gesù nel Vangelo di Luca parla di
"minimo" in contrasto a "molto", dell’ingiusto "mammona" contrapposto alla "cosa vera",
di ciò che è "altrui" contrapposto a ciò che è "vostro". Il minimo, l’ingiusto mammona,
ciò che è altrui cosa sono? Sono appunto i beni di questo mondo, la ricchezza. Il
punto è che attraverso di essi noi dobbiamo cercare invece il molto, la cosa vera,
ciò che è veramente vostro, cioè il nostro diventare figli e fratelli, il nostro costruire
il Regno di Dio. Allora, la modalità è quella della condivisione, è quella della solidarietà.
Sul
valore delle parole di Benedetto XVI sull’attualità sociale ed economica, Fabio
Colagrande ha intervistato il prof. Leonardo Becchetti, docente di economia
politica all’Università di Tor Vergata di Roma e responsabile nazionale del CVX, Comunità
di Vita cristiana, di ispirazione ignaziana:
R. -
Credo che il richiamo del Santo Padre sia molto importante, perchè il problema di
oggi è molto chiaro: c’è il rischio che il profitto diventi il valore in cima alla
lista. Purtroppo, quando la creazione di valore per l’azionista viene messa in cima
possono nascere molti conflitti, a partire dal conflitto tra gli azionisti e i clienti
di una banca, ad esempio. Una banca che è pressata dalla performance a breve
può scaricare delle obbligazioni che scottano sui propri clienti. Oppure, nel conflitto
tra azionisti e lavoratori, un’impresa per aumentare il rendimento delle azioni peggiora
la situazione del lavoro e licenzia i dipendenti. Quindi, bisogna ribadire che creare
valore economico è fondamentale. Si vuole, però, mettere nella giusta scala di priorità
le diverse cose.
D. - A questo proposito il Papa
ha detto: “Il profitto è legittimo e, nella giusta misura, necessario alla sviluppo
economico”. Qual è questa giusta misura?
R. - E’
conciliare creazione di valore economico e valore sociale. Dobbiamo superare un mondo
dove per creare valore economico allo stesso tempo produciamo danni ambientali, danni
sociali. C’è tutta una nuova economia che va proprio in questa direzione. Penso ai
pionieri, ai microcrediti, alle banche etiche, all’equo solidale, ma anche a tutta
la reazione del sistema delle imprese tradizionali, con la responsabilità sociale
d’impresa.
D. - In questo senso, nel mondo cattolico,
ci sono diverse iniziative...
R. - Sì, esperienze
di microcredito nel mondo, dove i risparmiatori italiani finanziano imprese di microcredito.
Il microcredito fatto in Italia per le persone che hanno problemi di liquidità, assieme
a Caritas e alle amministrazioni locali. Penso anche ad iniziative interessanti di
banca prossima sui prestiti agli studenti, penso al commercio equo e solidale. Credo
che il principio fondamentale sia questo: oggi, sono i cittadini che devono cominciare
a dare un segnale diverso, prendendo coscienza delle conseguenze delle loro azioni.
Non si può comprare un prodotto solo per il prezzo e la qualità, ma bisogna tener
conto anche dei riflessi che quel prodotto ha sulla sostenibilità sociale e ambientale.