Continua la protesta dei monaci buddisti in Myanmar: 20 mila in piazza contro la giunta
militare
Proseguono anche oggi le manifestazioni contro la giunta militare al potere in Myanmar,
l'ex Birmania. E' il settimo giorno di protesta. Le marce pacifiche condotte dai monaci
buddisti si sono estese ad altre città del Paese e del caso si interesserà anche l’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite in programma questa settimana a New York. Eugenio Bonanata:
Almeno
20 mila persone sono tornate in piazza a Yangoon nel settimo giorno di protesta. I
monaci buddisti sono sempre il motore della sollevazione popolare: a loro, per la
prima volta, si sono unite anche un centinaio di suore, mentre i religiosi hanno chiesto
esplicitamente l’appoggio della popolazione che ha risposto in modo chiaro. Oggi infatti
erano solo poche migliaia i monaci riunitisi in preghiera nel principale tempio della
città. Nel giro di un'ora – affermano gli osservatori – la folla si è quadruplicata
per protestare contro l’aumento indiscriminato dei prezzi. Quella odierna è stata
la più imponente manifestazione degli ultimi giorni. L’atmosfera è sempre calma. Nessun
accenno d’intervento da parte delle forze di sicurezza: segno della cautela con cui
il regime sta cercando di gestire una situazione che si fa sempre più difficile. Ieri
il Premio Nobel per la pace e leader dell'opposizione democratica Aung San Suu Kyi,
agli arresti domiciliari da 12 anni, era uscita in strada per dare il suo sostegno
ai monaci.La diplomazia britannica ha promesso di portare il caso alla 62. esima Assemblea
generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di provocare un richiamo al regime per
realizzare le riforme democratiche chieste dai manifestanti. Nel Paese non si vota
dal 1990, quando la Lega Nazionale per la Democrazia (LND) vinse le elezioni inducendo
i vertici militari ad usare la forza per rimpadronirsi del potere.