Il dialogo fra culture al centro dell’intervento di mons. Marchetto in occasione
di un convegno a Firenze sul tema delle migrazioni
Questa mattina il segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti
e itineranti, arcivescovo Agostino Marchetto, ha tenuto una relazione a Firenze in
occasione dell’incontro organizzato dal Ministero degli Interni Italiano a Palazzo
Vecchio sul tema ‘Verso una società multiculturale’. Il presule si è soffermato sul
fenomeno dell’immigrazione, con particolare riguardo all’Italia che da Paese ‘tradizionalmente’
di emigrazione si è trasformata negli ultimi 15 anni in una delle mete privilegiate
di flussi migratori provenienti – nell’ordine – dall’ex Europa dell’Est (‘Paesi in
transizione’), dall’Africa (Maghreb e Paesi del Golfo di Guinea), dall’Asia (Cina,
Filippine, India e Sri Lanka), dall’America Latina (Perù ed Ecuador in particolare).
Tale affermazione è sufficiente per poter dedurre che, con l’immigrazione, la società
italiana si avvia ormai ad essere una società multi-etnica e multiculturale, da cui
nasce la questione del come rendere massimi i vantaggi e minimi i problemi posti dalla
convivenza tra persone di diverse culture, civiltà e religioni. Quale deve essere
il rapporto tra immigrato e società di accoglienza? La via da percorrere – come affermò
Giovanni Paolo II – è quella della genuina integrazione, in una prospettiva aperta,
che rifiuti di considerare solo le differenze tra immigrati ed autoctoni ed aprendosi
per accogliere gli aspetti validi dell’altro, miri a formare società e culture sempre
più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini. Da un lato è importante saper
apprezzare i valori della propria cultura, ma dall’altro occorre essere consapevoli
che ogni cultura, essendo un prodotto tipicamente umano e storicamente condizionato,
implica necessariamente anche dei limiti, per cui non bisogna chiudersi agli altri,
bensì conoscere serenamente, senza pregiudizi negativi, le loro culture. Nel dialogo
– ha asserito mons. Marchetto, sempre rifacendosi all’insegnamento di Giovanni Paolo
II - si salvaguardano le culture sia nelle loro peculiarità che nella loro comprensione
e comunione. Avviene così un arricchimento reciproco e la società si trasforma in
un mosaico, dove ogni cultura ha il suo posto nel comporre un’unica figura, sempre
più bella nella molteplicità delle culture, secondo il primordiale disegno d’unità
del genere umano. (A cura di Giovanni Peduto)