Il vescovo di Novara presenta la cerimonia di Beatificazione, il 18 novembre, di Antonio
Rosmini
Sacerdote e studioso, fede e ragione: è in questi binomi inscindibili che il suo esempio
trova il significato più profondo. E’ quanto ha affermato ieri il vescovo di Novara,
mons. Renato Corti, durante la presentazione della celebrazione per la beatificazione
del grande filosofo dell’Ottocento, Antonio Rosmini, che si terrà nella città piemontese
il prossimo 18 novembre. Rosmini – ha aggiunto il presule – è un modello di intellettuale
per i cristiani di oggi ma anche un sacerdote che ha fatto della carità il momento
centrale della propria vocazione. La sua storia – ha sottolineato mons. Corti – è
quella di un uomo che seppe comprendere come la verità ultima si sveli “solo dalla
suprema cattedra che è la Croce”. Spesso la figura di Rosmini - ha poi osservato il
postulatore, don Claudio Papa - è stata presentata dagli studiosi guardando solo al
valore culturale dei suoi scritti. “Ora la beatificazione – ha spiegato il postulatore
– ci aiuterà a scoprire di più la santità della sua vita”, aspetto che dà senso e
forma anche alla sua eredità culturale. Proprio questo esempio di fede sarà proposto
negli otto pellegrinaggi organizzati dalla diocesi di Novara sulla tomba del sacerdote.
La beatificazione di Rosmini è un evento di straordinaria portata non solo per la
diocesi gaudenziana: “sarà un momento di grande festa – ha detto infatti mons. Corti
– anche per le religiose e i religiosi rosminiani, presenti ormai in diverse parti
del mondo, e per i tanti studenti ed ex alunni delle loro scuole”. Antonio Rosmini,
fondatore dell’Istituto della Carità, è nato a Rovereto il 24 marzo del 1797. Nel
1849, la Congregazione dell’Indice ha condannato il suo libro “Delle Cinque piaghe
della Santa Chiesa” nel quale Rosmini denuncia tra l'altro la separazione del clero
dai fedeli e le interferenze del potere politico nelle questioni ecclesiastiche. Nel
2001, in una nota della Congregazione per la dottrina della fede presieduta dall’allora
cardinale Joseph Ratzinger, si sottolinea infine che “si possono considerare ormai
superati i motivi di preoccupazione dottrinali e prudenziali” sull’opera di Rosmini.
(A.L.)