2007-09-21 08:12:49

Conclusa la missione di Condoleeza Rice in Medio Oriente. Prosegue quella dell'Ue


Un'intesa prima dell'incontro internazionale sul Medio Oriente, previsto a metà novembre a Washington. Questa la richiesta a palestinesi e israeliani del segretario di Stato americano Condoleezza Rice, ieri a Ramallah e poi a Gerusalemme. In primo piano, il processo di pace e la creazione di uno Stato palestinese. I colloqui si sono svolti in un clima di rinnovata fiducia come confermato anche dai vertici israeliani. Il servizio di Graziano Motta: RealAudioMP3

Intanto si discute sull'iniziativa di Israele che nei giorni scorsi ha proclamato l’intera Striscia di Gaza “entità nemica” e ha annunciato un piano di sanzioni economiche per il milione e mezzo di persone che vi abitano. Tel Aviv parla di reazione al lancio di razzi Qassam da parte di miliziani palestinesi. Le forniture di carburante ed energia verranno ridotte, le frontiere chiuse a persone e merci. Da parte sua, Hamas fa sapere che il provvedimento di Israele “equivale a una dichiarazione di guerra”. Il presidente palestinese Abu Mazen parla di “punizione arbitraria”. Interviene anche il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per dirsi “molto preoccupato” per la decisione del governo israeliano. Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, sottolinea che questo tipo di decisioni “non porta soluzioni ma solo nuovi problemi a una popolazione palestinese stremata”. La missione degli eurodeputati ha lo scopo di valutare lo stato attuale dei progetti europei e l’efficacia degli aiuti. Fausta Speranza ha raggiunto a Gaza la vicepresidente del Parlamento europeo, Luisa Morgantini, e le ha chiesto innanzitutto una reazione all’annuncio di Israele:RealAudioMP3


R. – Noi da sempre sosteniamo che è indispensabile e necessario che vengano applicate le risoluzioni delle Nazioni Unite, che vuol dire la fine dell’occupazione militare israeliana della Cisgiordania e Gaza. Come parlamentari europei ci auguriamo davvero che i palestinesi possano trovare una soluzione al loro interno e trovare un’unità politica e territoriale. Qui diciamo che questa dichiarazione, fatta da Israele, è davvero una minaccia e soprattutto, è assolutamente una formula nuova anche nella legalità internazionale. Le dichiarazioni – per esempio – di voler bloccare l’elettricità e il combustibile rappresentano una punizione collettiva ad un milione e mezzo di persone che già vive strangolata, perché in realtà Gaza è una gabbia in cui nessuno o pochissimi possono entrare ed uscire. Ci sono centinaia di persone malate che devono andare a curarsi in Egitto e non possono uscire; ci sono 600 studenti che hanno avuto scholarship internazionali e perdono scholarship e borse di studio ... Io credo che la comunità internazionale dovrebbe veramente intervenire! Certo, bisogna assolutamente bloccare i lanci di razzi che cadono su Sderot, ma sinceramente Israele sta continuando non soltanto a Gaza ma anche nella Westbank, a fare incursioni militari... A Gaza sono prigionieri, ma anche nella Westbank, dove ci sono più di 600 check-point con soldati e i palestinesi sono chiusi dentro le loro città. O dal muro o dai check-point.

D. – Onorevole Morgantini, quanto è lontana nella percezione della gente, lì, la prospettiva della Conferenza che gli Stati Uniti stanno preparando per il Medio Oriente a novembre?

R. – E’ molto lontana! Nessuno crede, in realtà, a questa ipotesi. Se non vedono dei cambiamenti adesso, se non vedono sinceramente cambiare le loro condizioni di vita, vedono la conferenza di novembre come un’altra illusione e infatti ci sono centinaia di giovani israeliani, e non soltanto giovani, che insieme ai palestinesi – per esempio – manifestano da più di tre anni pacificamente, in modo non violento, a Belain, dove vi è un muro che toglie al villaggio di Belain il 65 per cento della terra ...

D. – Che cosa ci dice degli altri posti visitati dalla vostra delegazione in questi giorni?

R. – In questo momento sono a Gaza e devo dire qualcosa dell’ospedale Shiffat: è desolante vedere questa città che sembra una città deserta. Ieri siamo stati a Hebron e abbiamo visto il risultato di avere all’interno di quella città un insediamento di ortodossi israeliani che praticamente occupano il centro della città: hanno reso il centro di Hebron – un centro storico straordinario – praticamente deserto. Più di mille negozi palestinesi hanno dovuto chiudere per la presenza dei coloni, hanno dovuto abbandonare il centro. Abbiamo visto poi a Ramallah e a Betlemme le tragiche conseguenze del muro che viene costruito da Israele e che, anche se può aver sicuramente bloccato qualche attentato, è un muro in realtà di pura annessione coloniale. E’ un muro che divide palestinesi da palestinesi: abbiamo visto il muro attraversare cortili di case ...







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