Il tema della “sofferenza innocente” al centro del XV Convegno ecumenico di Bose
“Come possiamo conciliare il mistero tragico della sofferenza innocente, presente
dappertutto nel mondo intorno a noi, con la nostra fede in un Dio dell’amore?”: è
la domanda posta dal vescovo Kallistos Ware, del Patriarcato di Costantinopoli, ai
partecipanti al XV Convegno ecumenico internazionale “Il Cristo trasfigurato nella
tradizione spirituale ortodossa”, conclusosi ieri presso il monastero di Bose, in
Piemonte. “Il male – ha spiegato il vescovo, ripreso dall’agenzia Sir – essendo un
mistero non può essere spiegato semplicemente con un’argomentazione razionale, ma
attraverso la partecipazione personale e la compassione” e “il contesto della Trasfigurazione
ci suggerisce una possibilità di accostarci a questo mistero”. Per il vescovo Kallistos,
“il Tabor e il Golgota sono strettamente legati; non possono essere compresi indipendentemente
l’uno dall’altro”. “Il messaggio del Salvatore trasfigurato alla umanità sofferente
– ha concluso - è che tutte le cose possono essere trasfigurate ma ciò non è possibile
se non attraverso la Croce. Egli non dà una risposta teorica alla sofferenza innocente,
ma attraverso la sua partecipazione alla nostra sofferenza. Il nostro Dio è un Dio
impegnato”. “Per percorrere il cammino di comunione tra le Chiese – ha affermato il
priore di Bose, Enzo Bianchi, concludendo il convegno – occorre che ci sforziamo di
predisporre ogni cosa affinché il Signore possa agire”. (R.M.)