Il Papa elogia il ruolo della Chiesa nel Benin in difesa della vita, della famiglia
e della pace
L’importante ruolo della Chiesa nel Benin per promuovere i valori fondamentali nella
società, è stato sottolineato, stamane dal Papa, nell’udienza ai vescovi di questo
Paese dell’Africa occidentale, giunti a Roma in visita ad Limina. Il servizio di Roberta
Gisotti:
“Il valore
della famiglia e del rispetto della vita”: non hanno esitato i vescovi del Benin a
difenderli “coraggiosamente”, con interventi pubblici, in diverse circostanze, rendendo
un servizio alla società intera. Li ha elogiati Benedetto XVI, questi presuli che
tanti ostacoli incontrano nella formazione di autentiche famiglie cristiane, capaci
di “vivere nella fedeltà agli impegni presi”, “ostacoli - ha ricordato il Santo Padre
– sovente legati alla cultura e alle tradizioni” e che esigono “non solamente una
seria preparazione a questo sacramento ma anche un accompagnamento permanente delle
famiglie, particolarmente nei momenti di più grande difficoltà”:
“Au
cours des années qui viennent de s’écouler, vous avez fait preuve d’un grand courage
évangélique….” “Prova di grande coraggio evangelico”, hanno
pure dato i presuli del Benin – ha sottolineato Benedetto XVI – “per guidare il popolo
di Dio nel mezzo delle numerose difficoltà” che affronta il loro Paese, “specie nel
campo della giustizia e dei diritti umani”, cosi “contribuendo a mantenere l’unità
e la concordia nazionali”. “D’autre part, vos rapports
quinquennaux montrent combien l’influence des traditions demeure encore très présente
dans la vie sociale”. Il Papa ha poi affrontato il tema
delle tradizioni “ancora troppo presenti nella vita sociale”, lamentano i vescovi
del Benin, confidando – ha detto – “che i presuli sappiano anche discernere nelle
tradizioni il bene vero, che permette di crescere nella fede e nell’autentica conoscenza
di Dio, e di rigettare quello che è in contraddizione con il Vangelo”. Se gli aspetti
migliori devono essere incoraggiati – ha aggiunto – è necessario ricusare le loro
manifestazioni che servono a nuocere, a mantenere la paura, o ad escludere l’altro”,
mentre “la fede cristiana deve inculcare nei cuori la libertà interiore e la responsabilità
che ci ha donato Cristo di fronte agli avvenimenti della vita”. Una lode poi agli
Istituti di vita consacrata che “portano un generoso contributo alla missione” e un
invito perché il servizio agli ultimi nella società, non lasci mai da parte Dio e
il Cristo, “che è giusto annunciare, senza per questo voler imporre la fede della
Chiesa”.
Quindi un richiamo sulla liturgia: è importante
– ha ricordato il Papa - che i fedeli vi partecipino “in maniera piena, attiva e fruttuosa”,
per cui è legittimo permettere “certi aggiustamenti appropriati ai diversi contesti
culturali”, nel rispetto delle norme stabilite dalla Chiesa, evitando tuttavia – ha
aggiunto – attraverso “una solida formazione liturgica” di seminaristi e sacerdoti,
di introdurre elementi incompatibili con la fede cristiana o azioni che portino confusione.
Infine una raccomandazione per il dialogo religioso,
tra cristiani e musulmani già ispirato da comprensione reciproca, perché si approfondisca
la conoscenza dei valori religiosi comuni e si rispettino lealmente le differenze.
Ascoltiamo
ora la testimonianza del presidente della Conferenza episcopale del Benin, mons.
Antoine Ganyé, vescovo di Dassa-Zoumé, al microfono di Jean-Baptiste Sourou,
della nostra redazione africana francofona:
D. - Quali
sono le priorità pastorali della Chiesa in Bénin? R. - Stiamo
lavorando ad un programma pastorale incentrato sul laicato per poter formare delle
famiglie cristiane veramente coscienti dei loro doveri e delle esigenze della Chiesa.
Perché, come si sa, la famiglia è la cellula base di ogni società e senza di essa
niente è possibile né nella Chiesa e tanto meno nella società. E’ la priorità numero
uno dei vescovi del Bénin. Il nostro lavoro pastorale consiste soprattutto nell’aprire
la famiglia ai valori cristiani, quali l’indissolubilità del matrimonio, l’amore,
la pace, il perdono, la riconciliazione. Questo perché in Bénin, gli uomini hanno
paura di impegnarsi nel matrimonio sacramentale, hanno paura che le loro mogli non
rimangano fedeli per sempre; ma ciò dicendo dimenticano che la donna richiede la stessa
fedeltà da parte dei mariti.L’altro valore, quello più importante,
che dà compimento al matrimonio sono i figli. Noi vescovi, insistiamo molto sull’educazione
morale, spirituale, intellettuale e umana dei figli. I figli ben formati oggi saranno
gli adulti del futuro, lavoratori, cittadini validi e laici capaci di servire la
Chiesa e la nazione. Ed in questo lavoro possiamo contare sull’Istituto Giovanni Paolo
II di Cotonou creato per gli studi sul matrimonio e la famiglia. C’è anche il Forum
che raggruppa tutte le associazioni cattoliche e non cattoliche, che difendono i diritti
della famiglia, del matrimonio e dell’infanzia, e che organizza manifestazioni per
promuovere i suoi scopi. Da queste famiglie nascono anche molte vocazioni sacerdotali
e religiose missionarie. Abbiamo due Seminari maggiori che raccolgono circa 230 allievi
ciascuno. Quindi molte vocazioni sono nate da questo sforzo di formazione del laicato,
e della famiglia. E sono giovani a cui ricordiamo l’importanza della missione. Così
come abbiamo ricevuto, così anche dobbiamo dare. Ci sono missionari e missionarie
del Bénin in Marocco, Francia, Niger, Spagna, Italia, Colombia. Posso dire che il
nostro lavoro porta frutto perché abbiamo una gioventù ben impegnata nella Chiesa,
con una presenza nelle parrocchie in varie attività: il canto, l’animazione della
liturgia per cantare la fede e cantandola poter convincersene di più.