2007-09-20 14:17:08

Il Papa elogia il ruolo della Chiesa nel Benin in difesa della vita, della famiglia e della pace


L’importante ruolo della Chiesa nel Benin per promuovere i valori fondamentali nella società, è stato sottolineato, stamane dal Papa, nell’udienza ai vescovi di questo Paese dell’Africa occidentale, giunti a Roma in visita ad Limina. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3


“Il valore della famiglia e del rispetto della vita”: non hanno esitato i vescovi del Benin a difenderli “coraggiosamente”, con interventi pubblici, in diverse circostanze, rendendo un servizio alla società intera. Li ha elogiati Benedetto XVI, questi presuli che tanti ostacoli incontrano nella formazione di autentiche famiglie cristiane, capaci di “vivere nella fedeltà agli impegni presi”, “ostacoli - ha ricordato il Santo Padre – sovente legati alla cultura e alle tradizioni” e che esigono “non solamente una seria preparazione a questo sacramento ma anche un accompagnamento permanente delle famiglie, particolarmente nei momenti di più grande difficoltà”:

 
“Au cours des années qui viennent de s’écouler, vous avez fait preuve d’un grand courage évangélique….”
 
“Prova di grande coraggio evangelico”, hanno pure dato i presuli del Benin – ha sottolineato Benedetto XVI – “per guidare il popolo di Dio nel mezzo delle numerose difficoltà” che affronta il loro Paese, “specie nel campo della giustizia e dei diritti umani”, cosi “contribuendo a mantenere l’unità e la concordia nazionali”.
 
“D’autre part, vos rapports quinquennaux montrent combien l’influence des traditions demeure encore très présente dans la vie sociale”.
 
Il Papa ha poi affrontato il tema delle tradizioni “ancora troppo presenti nella vita sociale”, lamentano i vescovi del Benin, confidando – ha detto – “che i presuli sappiano anche discernere nelle tradizioni il bene vero, che permette di crescere nella fede e nell’autentica conoscenza di Dio, e di rigettare quello che è in contraddizione con il Vangelo”. Se gli aspetti migliori devono essere incoraggiati – ha aggiunto – è necessario ricusare le loro manifestazioni che servono a nuocere, a mantenere la paura, o ad escludere l’altro”, mentre “la fede cristiana deve inculcare nei cuori la libertà interiore e la responsabilità che ci ha donato Cristo di fronte agli avvenimenti della vita”. Una lode poi agli Istituti di vita consacrata che “portano un generoso contributo alla missione” e un invito perché il servizio agli ultimi nella società, non lasci mai da parte Dio e il Cristo, “che è giusto annunciare, senza per questo voler imporre la fede della Chiesa”.

 
Quindi un richiamo sulla liturgia: è importante – ha ricordato il Papa - che i fedeli vi partecipino “in maniera piena, attiva e fruttuosa”, per cui è legittimo permettere “certi aggiustamenti appropriati ai diversi contesti culturali”, nel rispetto delle norme stabilite dalla Chiesa, evitando tuttavia – ha aggiunto – attraverso “una solida formazione liturgica” di seminaristi e sacerdoti, di introdurre elementi incompatibili con la fede cristiana o azioni che portino confusione.

 
Infine una raccomandazione per il dialogo religioso, tra cristiani e musulmani già ispirato da comprensione reciproca, perché si approfondisca la conoscenza dei valori religiosi comuni e si rispettino lealmente le differenze.

 
Ascoltiamo ora la testimonianza del presidente della Conferenza episcopale del Benin, mons. Antoine Ganyé, vescovo di Dassa-Zoumé, al microfono di Jean-Baptiste Sourou, della nostra redazione africana francofona: RealAudioMP3

D. - Quali sono le  priorità pastorali della  Chiesa in Bénin?
 
R. - Stiamo lavorando ad un programma pastorale incentrato sul laicato per poter formare  delle famiglie cristiane veramente coscienti dei loro doveri  e delle esigenze della Chiesa. Perché, come si sa, la famiglia è la cellula base di ogni società e senza di essa niente è possibile né nella Chiesa e tanto meno nella società. E’ la priorità numero uno dei vescovi del Bénin. Il nostro lavoro pastorale consiste soprattutto nell’aprire la famiglia ai valori cristiani, quali l’indissolubilità del matrimonio, l’amore, la pace, il perdono, la riconciliazione. Questo perché in Bénin, gli uomini hanno paura di impegnarsi nel matrimonio sacramentale, hanno paura che le loro mogli non rimangano fedeli per sempre; ma ciò dicendo dimenticano che la donna richiede la stessa fedeltà da parte dei mariti. L’altro valore, quello più importante, che dà compimento al matrimonio sono i figli. Noi vescovi, insistiamo molto sull’educazione morale, spirituale, intellettuale e umana dei figli. I figli ben formati oggi saranno gli adulti del futuro, lavoratori, cittadini validi e laici capaci di servire la Chiesa e la nazione. Ed in questo lavoro possiamo contare sull’Istituto Giovanni Paolo II di Cotonou creato per gli studi sul matrimonio e la famiglia. C’è anche il Forum che raggruppa tutte le associazioni cattoliche e non cattoliche, che difendono i diritti della famiglia, del matrimonio e dell’infanzia, e che organizza manifestazioni per promuovere i suoi scopi. Da queste famiglie nascono anche molte vocazioni sacerdotali e religiose missionarie. Abbiamo due Seminari maggiori che raccolgono circa 230 allievi ciascuno. Quindi molte vocazioni sono nate da questo sforzo di formazione del laicato, e della famiglia. E sono giovani a cui ricordiamo l’importanza della missione. Così come abbiamo ricevuto, così anche dobbiamo dare. Ci sono missionari e missionarie del Bénin in Marocco, Francia, Niger, Spagna, Italia, Colombia. Posso dire che il nostro lavoro porta frutto perché abbiamo una gioventù ben impegnata nella Chiesa, con una presenza nelle parrocchie in varie attività: il canto, l’animazione della liturgia per cantare la fede e cantandola poter convincersene di più.







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