2007-09-19 13:17:16

Mons. Tomasi: riaffermare la libertà di religione di fronte alla crescita dell'intolleranza religiosa nel mondo


Cresce l’intolleranza religiosa nel mondo: è l’allarme lanciato dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio ONU di Ginevra intervenendo alla VI Sessione del Consiglio per i Diritti Umani, in corso nella città elvetica. Il presule ha sottolineato in particolare che la libertà religiosa è un ponte tra i vari diritti umani. Su questo intervento ascoltiamo lo stesso mons. Tomasi al microfono di Sergio Centofanti: RealAudioMP3

 
R. – In questo momento, in cui ci sono molti dibattiti e molte discussioni, a volte anche tensioni molto forti tra gruppi religiosi o percepiti come tali, mi sembrava importante di dire una parola sulla ricerca di un equilibrio tra libertà religiosa e rispetto delle religioni da una parte, e dall’altro il diritto anche alla libertà di espressione nelle società democratiche. Quindi, il centro di questo intervento è stato di far capire che in base alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, già del 1948, e che rimane il testo-chiave per il sostegno ai diritti umani nel mondo di oggi, la religione o la libertà religiosa può davvero servire come ponte tra vari diritti: tra diritti civili, sociali, diritti economici e culturali e quindi, guardando alla religione non come un fattore che limita la libertà o che crea difficoltà e tensioni tra gruppi, vederla come di fatto è, nella sua espressione più sana e realistica, una sintesi tra diritti e un sostegno sicuro per la dignità umana in questo momento.

 
D. – La libertà religiosa corre oggi nuovi pericoli?

 
R. – In questa sesta Sessione del Consiglio per i Diritti Umani è emerso chiaro che l’intolleranza religiosa sta crescendo nel mondo. La relatrice particolare sul diritto alla libertà religiosa e del relatore sulla discriminazione in base anche alla religione, oltre che alla razza e ad altri fattori, hanno mostrato che c’è questa crescita di intolleranza, di incapacità di vivere assieme. Per cui, il problema che si pone, la sfida che emerge è in un mondo che diventa sempre più pluralista, come troviamo la strada per vivere assieme in pace, in maniera costruttiva, le religioni che ruolo giocano in questa ricerca e come possono essere fattore di dialogo e di convivenza pacifica. Questo è un po’ il punto che evidentemente sta preoccupando non solo i membri del Consiglio per i Diritti Umani, ma un po’ tutta la società, in questo momento.

 
D. – Cresce anche la diffamazione della religione ...

 
R. – Sì, però dobbiamo stare attenti – come ho sottolineato nel mio intervento – perché non possiamo ridurre la discussione sulla religione all’intolleranza o alla diffamazione, perché in questa maniera riduttiva noi corriamo il rischio di fare un po’ il gioco di mettere il quadro generale del diritto fondamentale della libertà religiosa in un contesto di pura discriminazione. In questo modo, noi perdiamo veramente qualche cosa di fondamentale. Sì: non bisogna accettare che i sentimenti profondi delle persone che si esprimono attraverso le varie religioni, le varie credenze, vengano offesi ma allo stesso tempo dobbiamo anche garantire l’aspetto positivo del diritto alla libertà religiosa, e cioè che nelle società bisogna che questo diritto fondamentale sia rispettato appunto per prevenire la diffamazione e l’insulto oppure la caricatura che creano poi problemi a vari gruppi minoritari o maggioritari nei vari Paesi.
 







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