Mons. Tomasi: riaffermare la libertà di religione di fronte alla crescita dell'intolleranza
religiosa nel mondo
Cresce l’intolleranza religiosa nel mondo: è l’allarme lanciato dall’arcivescovo Silvano
Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio ONU di
Ginevra intervenendo alla VI Sessione del Consiglio per i Diritti Umani, in corso
nella città elvetica. Il presule ha sottolineato in particolare che la libertà religiosa
è un ponte tra i vari diritti umani. Su questo intervento ascoltiamo lo stesso mons.
Tomasi al microfono di Sergio Centofanti:
R.
– In questo momento, in cui ci sono molti dibattiti e molte discussioni, a volte anche
tensioni molto forti tra gruppi religiosi o percepiti come tali, mi sembrava importante
di dire una parola sulla ricerca di un equilibrio tra libertà religiosa e rispetto
delle religioni da una parte, e dall’altro il diritto anche alla libertà di espressione
nelle società democratiche. Quindi, il centro di questo intervento è stato di far
capire che in base alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, già del 1948,
e che rimane il testo-chiave per il sostegno ai diritti umani nel mondo di oggi, la
religione o la libertà religiosa può davvero servire come ponte tra vari diritti:
tra diritti civili, sociali, diritti economici e culturali e quindi, guardando alla
religione non come un fattore che limita la libertà o che crea difficoltà e tensioni
tra gruppi, vederla come di fatto è, nella sua espressione più sana e realistica,
una sintesi tra diritti e un sostegno sicuro per la dignità umana in questo momento.
D.
– La libertà religiosa corre oggi nuovi pericoli?
R.
– In questa sesta Sessione del Consiglio per i Diritti Umani è emerso chiaro che l’intolleranza
religiosa sta crescendo nel mondo. La relatrice particolare sul diritto alla libertà
religiosa e del relatore sulla discriminazione in base anche alla religione, oltre
che alla razza e ad altri fattori, hanno mostrato che c’è questa crescita di intolleranza,
di incapacità di vivere assieme. Per cui, il problema che si pone, la sfida che emerge
è in un mondo che diventa sempre più pluralista, come troviamo la strada per vivere
assieme in pace, in maniera costruttiva, le religioni che ruolo giocano in questa
ricerca e come possono essere fattore di dialogo e di convivenza pacifica. Questo
è un po’ il punto che evidentemente sta preoccupando non solo i membri del Consiglio
per i Diritti Umani, ma un po’ tutta la società, in questo momento.
D.
– Cresce anche la diffamazione della religione ...
R.
– Sì, però dobbiamo stare attenti – come ho sottolineato nel mio intervento – perché
non possiamo ridurre la discussione sulla religione all’intolleranza o alla diffamazione,
perché in questa maniera riduttiva noi corriamo il rischio di fare un po’ il gioco
di mettere il quadro generale del diritto fondamentale della libertà religiosa in
un contesto di pura discriminazione. In questo modo, noi perdiamo veramente qualche
cosa di fondamentale. Sì: non bisogna accettare che i sentimenti profondi delle persone
che si esprimono attraverso le varie religioni, le varie credenze, vengano offesi
ma allo stesso tempo dobbiamo anche garantire l’aspetto positivo del diritto alla
libertà religiosa, e cioè che nelle società bisogna che questo diritto fondamentale
sia rispettato appunto per prevenire la diffamazione e l’insulto oppure la caricatura
che creano poi problemi a vari gruppi minoritari o maggioritari nei vari Paesi.