Dopo il Motu Proprio Summorum Pontificum anche i giovani riscoprono la Messa in latino
e il canto gregoriano
Con l'entrata in vigore il 14 settembre scorso del Motu Proprio di Benedetto XVI Summorum
Pontificum viene agevolato l'uso del Messale Romano di San Pio V, secondo l'edizione
riformata da Giovanni XXIII nel 1962. E i fedeli riscoprono la Messa in latino e il
canto gregoriano. Arianna Voto ha raccolto in proposito due esperienze:
(Canto
gregoriano)
Una forma antica di incontro con il mistero
di Dio, che dalle generazioni più anziane arriva a catturare oggi anche i giovani:
la Messa in latino, il gregoriano, trovano ancora più forte e piena presenza nella
vita dei fedeli grazie al Motu Proprio promulgato da Benedetto XVI il 7 luglio scorso.
Ma tanti, per formazione, cultura o esperienza personale, avevano già scelto la forma
più antica del rito. Come avviene, per esempio, in una chiesa romana, “Gesù e Maria
al Corso”. Ce lo racconta proprio Giuseppe Pinardi, tesoriere
dell’Associazione “Una Voce”:
R. – E’ sempre stato
possibile celebrare secondo questo rito che, voglio ricordare, non è mai stato abolito.
E l’Associazione è stata fondata a Parigi nel 1964 ...
D.
– ... ma qui a Roma?
R. – A Roma nel ’67, su iniziativa
di un gruppo di fedeli.
D. – E avete dovuto chiedere
il permesso al Vicario?
R. – Certamente. La celebrazione
è sempre stata autorizzata, poi – appunto – negli anni Ottanta, anche con la Commissione
“Ecclesia Dei”, sono sempre state concesse in dotazione alcune chiese dove è possibile
celebrare secondo il Messale dell’edizione del 1962.
D.
– Come avviene l’integrazione tra la Messa in latino e il canto gregoriano? Il Maestro
Danilo Zeni, direttore dell’“officium consort”:
R.
– La Messa in latino prevede che siano cantate tutte le parti, dall’introduzione,
dall’“asperge” del diacono a seconda del periodo, e poi c’è l’“introito” ... il graduale
prevede il proprio per ogni domenica, e per ogni festività i canti sono già tutti
codificati; quindi il Maestro direttore non ha problemi di dover scegliere che cosa
cantare. Naturalmente, il celebrante dev’essere parte attiva perché ci sono dei momenti
che spettano solo a lui. Quindi, deve anche saper cantare.
D.
– Pinardi:
R. – Certamente, la Messa ha delle parti
come il “Kyrie”, il “Gloria”, il “Credo”, il “Sanctus” e l’“Agnus Dei” che vengono
cantate ...
D. – Che cosa vi ha spinto tanti anni
fa?
R. – Senz’altro un amore, un attaccamento che
la gente nutre nei confronti dell’antica liturgia. Poi, anche e soprattutto nei giovani
un maggiore interesse per il sacro. Ecco, appunto: oggigiorno, i fedeli possono avvalersi
anche dei “messalini” bilingue, con il testo latino e a fronte il testo in lingua
italiana, di valido aiuto per seguire la celebrazione.