2007-09-18 14:17:50

Fede cristiana e impegno per il bene comune contro sincretismo religioso e corruzione: la Chiesa del Benin è in visita "ad Limina". Intervista con mons. Ganyé


Una nazione di sette milioni di abitanti, dove i cristiani sono il 23% e i musulmani il 10, e dove le religioni tradizionali restano a tutt'oggi largamente praticate dal 65% dei residenti. E' la realtà del Benin, Stato africano incuneato fra la Nigeria e il Togo. Da ieri, e fino al 22 settembre, i vescovi del Paese sono in visita ad Limina da Benedetto XVI, che ieri ne ha ricevuto un primo gruppo, guidato dal presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Antoine Ganyé, vescovo di Dassa-Zoumé. Jean-Baptiste Sourou, della redazione africana francofona della nostra emittente, lo ha incontrato e gli ha chiesto di illustrare le problematiche maggiori in campo pastorale:RealAudioMP3


R. - Il y a beaucoup de difficultées ...
Ci molte difficoltà. E’ difficile, per esempio, che i laici accettino di buon grado il Sacramento del matrimonio. La poligamia, purtroppo, è un retaggio di antiche tradizioni che ancora sopravvive. L’altro problema è il sincretismo. Siamo cristiani, ma c’è sempre la tendenza ad essere ricuperati dall’ambiente da cui proveniamo. Per quanto riguarda la formazione dei sacerdoti, nel Seminario maggiore di Ouidah alcuni studenti hanno lamentato la qualità della formazione ed anche la scarsità di manuali per lo studio. Il Seminario di Ouidah non ha perso l'immagine del passato. Ci sono state delle lamentele che noi vescovi abbiamo accolto. Mancavano i docenti. Ogni vescovo ha deciso di mandare i suoi preti ad occuparsi dei giovani in formazione. Abbiamo anche inviato alcuni all'estero che saranno destinati alla formazione dei giovani. I candidati devono essere i primi responsabili della loro formazione. Comunque, siamo pronti a seguire i candidati al sacerdozio con un discernimento anche serio perché non tutti saranno sacerdoti. Insistiamo sulla qualità piuttosto che sul numero. Per i libri, è una questione importante. Non possiamo chiedere agli studenti di raggiungere un certo livello se mancano poi gli strumenti. Certo i mezzi mancano. Ma faremo del nostro meglio.

 
D. - I giovani in Bénin incontrano non poche difficoltà: precarietà ed un futuro incerto. Che fa la Chiesa per aiutarli?

 
R. - L'Eglise n'a pas beaucoup de moyens pour accompagner les jeunes ...
Aiutare vuol dire avere i mezzi. Facciamo quello che possiamo con quello che abbiamo, creando, tra l’altro, scuole professionali. Bisogna dire che lo Stato beninese fa anche del suo meglio per la gioventù e l’infanzia. La scuola materna e elementare è gratuita. Questi sforzi vanno lodati e incoraggiati. La Chiesa, da parte sua, segue anche i giovani delle campagne.

 
D. - Anche le famiglie devono affrontare non pochi problemi …

 
R. - Ils viennent rendre visite à leurs pasteurs ...
Vanno a visitare i loro pastori. In tutte le parrocchie non manca gente che bussa alla porta del prete, delle suore e del vescovo per chiedere aiuto. Chiedo sempre ai miei preti di ascoltare la povera gente affinché non manchi loro almeno la consolazione della Chiesa. E ascoltando, si può arrivare a qualche soluzione.

 
D. - Il popolo del Bénin aspira molto ad un rinnovamento nella politica. Come aiutate la popolazione di fronte al problema della corruzione così diffusa?

 
R. - C'est une chose malheureuse, la corruption, ...
E’ davvero triste che nel nostro Paese, la corruzione sia così generale. Noi vescovi abbiamo capito che era importante aiutare i dirigenti e gli uomini politici. Perciò abbiamo dato dei cappellani. Il Vescovo emerito di Porto-Novo, Mons. Vincent Mensanh e il Padre Julien Pénoukou li seguono. La Chiesa ci ha insegnato e ci insegna il rispetto per il bene comune, ma non si riesce a capire perché quello che preoccupa i nostri connazionali sia solo il bene della propria famiglia e gruppo. Auguro davvero che tale piaga venga presto sanata. Non solo in Bénin, ma in tutta l’Africa.







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