Il cardinale Bertone a Varsavia per i 100 anni della Basilica del Sacro Cuore
I battezzati, “pietre vive” dell’“edificio spirituale della Chiesa”: così, il cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ieri sera a Varsavia, in Polonia, ha presieduto
la recita dei Vespri, in occasione dei 100 anni di consacrazione della Basilica del
Sacro Cuore e dei 75 anni di presenza dei Salesiani nella città. Nella mattinata –
lo ricordiamo – il porporato aveva presieduto a Licheń, a nome del Papa, la cerimonia
di Beatificazione del fondatore della Congregazione dei Padri Mariani, il Servo di
Dio Stanislao di Gesù Maria, al secolo Giovanni Papczyński. Il servizio di Roberta
Moretti:
Il mistero
della Chiesa come “edificio spirituale”, di cui i battezzati sono le “pietre vive”,
è stato al centro della riflessione del cardinale Bertone per il centenario della
Basilica del Sacro Cuore. Per essere “edificante” – ha spiegato il porporato – “la
pietra dev’essere anzitutto solida, ben tagliata”. Il cristiano, cioè, ha bisogno
di una “formazione spirituale permanente”. In secondo luogo, “la pietra deve adattarsi
bene con le altre”. “Questo – ha precisato il segretario di Stato vaticano – ci chiama
a verificare la nostra capacità e disponibilità a collaborare” per la “costruzione
del tempio vivo che è la comunità cristiana”. Riferendosi poi ai 75 anni di presenza
dei Salesiani a Varsavia, il cardinale Bertone, “figlio di Don Bosco”, ha ricordato
l’impegno della Congregazione a favore dei giovani, che – ha notato – “soffrono molto
il cammino nel deserto della società contemporanea”. Un’opera, quella dei Salesiani,
“posta sotto il segno del Sacro Cuore di Gesù, quasi a ricordare che i giovani occupano
un posto particolare nel cuore del Signore”. Infine, il riferimento all’importanza
della devozione mariana nella vita e nella missione dei figli di Don Bosco. Una centralità,
quella di Maria nella Chiesa, incarnata dal “Totus tuus” di Giovanni Paolo II, “Pontefice
venuto dalla Polonia”. “Alla luce del suo magistero, e più ancora della sua testimonianza
– ha concluso il porporato – è ormai chiaro ed evidente a tutti nella Chiesa che la
devozione mariana non è un’appendice, una decorazione, ma ne fa parte integrante,
perché intrinsecamente unita al mistero di Cristo e della Chiesa, secondo gli insegnamenti
del Concilio Vaticano II”.