Dal Papa i vescovi del Benin in visita ad Limina: tra le urgenze di questo Paese tra
i più poveri dell’Africa occidentale, la lotta alla corruzione
Sono iniziate oggi le udienze del Papa ai vescovi del Benin, in visita ad Limina.
Tra i presuli ricevuti stamane, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, mons. Antoine
Ganyé, vescovo di Dassa-Zoumé, presidente della Conferenza episcopale del Benin Il
servizio di Roberta Gisotti.
Liberare
la politica dalla corruzione dilagante è tra le principali sfide sociali per la Chiesa
del Benin, cosi come anticipato anche dal vescovo Ganyé, in un intervista venerdi
scorso alla Radio Vaticana. Altra sfida centrale è contrastare la diffusione delle
sette in forte crescita, ben 650 nel Paese africano, tra i più poveri ed arretrati
dell’Africa occidentale, con una speranza di vita media di soli 51 anni. Il Benin
vive oggi un'ulteriore crisi economica, indotta dai processi di globalizzazione e
dalla caduta dei prezzi nei mercati regionali, che hanno annullato una buona crescita
media del 5 per cento negli ultimi anni.
Paese incuneato
tra la Nigeria ed il Togo, grande un terzo dell’Italia, già colonia francese, indipendente
dal 1960, contrassegnato da turbolenze politiche; cambia il vecchio nome di Dahomey,
in Benin nel 1975, sotto il regime d’ispirazione marxista, instaurato 3 anni prima
dal maggiore Kérékou, alla guida del Paese fino al 1990; poi l’apertura al multipartismo
ed il varo di una nuova Costituzione portano alla presidenza il leader d’opposizione,
Soglo. Il che non mette al riparo il Paese da aspri scontri, tra il nuovo e vecchio
presidente Kérékou, che torna a fare il capodello Stato nel 2001. Quindi lo
scorso anno l’elezione del presidente Boni, rafforzato dalla vittoria della sua coalizione
alle politiche di quest’anno.
Un Paese non facile
da governare abitato da una quarantina di gruppi etnici diversi, per il 65 per cento
di religioni tradizionali-animiste, per un 10 per cento islamici e per il 23 per cento
cattolici, suddivisi in 10 diocesi. Tra le priorità pastorali della Chiesa in Benin:
un maggiore e responsabile coinvolgimento del laicato, soprattutto per la formazione
di autentiche famiglie cristiane, capaci di onorare i valori sacramentali del matrimonio,
in opposizione alla poligamia, retaggio di antiche tradizioni ancora fortemente radicate
nella società; e ancora la promozione delle vocazioni e l’educazione dei giovani,
e non meno importante il dialogo interreligioso, in un contesto dove i cristiani sono
minoritari. Una Chiesa povera di strutture e risorse umane quella del Benin che sta
puntando in particolare allo sviluppo dei media per l’evangelizzazione, specie la
Radio, tenuto conto che il 60 per cento della popolazione è analfabeta. Nel ’98 l’apertura
della prima emittente nazionale cattolica “Radio Immacolata Concezione”, che dal 2000
via satellite trasmette in tutta l’Africa, l’Europa e il Medio Oriente. C’è poi la
rivista “La Croix du Benin”, che quest’anno ha festeggiato 60 anni.
I
vescovi del Benin tornano in Vaticano dopo l’ultima visita ad Limina, nel giugno del
2001, quando Giovanni Paolo II che per due volte nell’82 ed ’83 aveva visitato il
Paese africano, li aveva esortati ad uno spirito di autentica e profonda comunione
per rispondere alle tante attese dei loro fratelli.