Il commento del teologo, don Massimo Serretti, al Vangelo della Domenica
Il Vangelo della XXIV Domenica del Tempo ordinario, che si celebra domani, presenta
un brano con tre celebri parabole: la pecorella smarrita, la dracma smarrita, e il
figliol prodigo. Quest'ultima è un autentico inno alla misericordia senza limiti del
Padre celeste verso l'uomo, ben visibile tra l'altro nel momento in cui il padre dice
al figlio maggiore, risentito per il trattamento riservato al fratello che aveva abbandonato
la famiglia:
"Tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava
far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato". Sul significato di questa parabola,
ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di cristologia
alla Pontificia Università Lateranense:
"Charles
Peguy, il poeta convertito, si diffonde e si sofferma a lungo sulla parabola delle
Misericordie nel portico del mistero della seconda virtù, la virtù della speranza.
Ne parla come di una parabola nuova, fresca, bambina, vicina e cara al cuore dell’uomo,
segretamente amata. Nei secoli, dice ancora il poeta, essa ha fatto piangere innumerevoli
uomini e ha toccato nel cuore dell’uomo un punto unico, un punto segreto, un punto
misterioso, il punto più interiore e più profondo. Essa, prosegue il poeta, è celebre
perfino tra gli empi, essa ha trovato perfino là un punto di accesso. Sola, forse,
è rimasta piantata nel cuore dell’empio, come un cuore di tenerezza. Con questa parabola,
Dio ha gettato una sfida al peccatore, è come se gli avesse detto: “Ovunque andrai,
io andrò”".