Un documento segreto preparato dal dipartimento propaganda dell’esercito nord-coreano
impone l’eliminazione della religione
“Salvare i nostri soldati dalla minaccia della religione”. E’ il titolo di un documento
segreto messo a punto dal dipartimento propaganda dell’esercito nord-coreano nel quale
si legge, in base a quanto riporta AsiaNews, che la religione “si sta diffondendo
come un cancro” anche all’interno delle truppe chiamate “a difendere il socialismo”
e per questo va estirpata “senza indugi”. Nel messaggio, inviato e fatto circolare
da uno dei membri della Commissione democratica per la Corea del Nord che riunisce
gli esiliati ed i rifugiati politici, si legge che non bisogna “guardare, ascoltare
o leggere alcun prodotto fatto dai nemici, che cercano di veicolare messaggi religiosi
ed anti-socialisti”. Grossa attenzione viene richiesta nei confronti delle delegazioni
straniere, che potrebbero nascondere spie pronte a distribuire “materiale religioso
e superstizioso” e definito come “veleno che corrompe il socialismo e paralizza le
classi lavoratrici”. In Corea del Nord è permesso soltanto il culto del leader Kim
Jong-Il e di suo padre Kim Il-Sung. Sono fortissimi gli ostacoli frapposti alla presenza
religiosa nel Paese in particolare quella buddista e cristiana. Il regime infatti
- scrive sempre AsiaNews - impone ai fedeli la loro registrazione in organizzazioni
controllate dal Partito comunista e se questo non si realizza, le autorità ricorrono
alle persecuzioni brutali e violente. In particolare viene perseguita l’attività missionaria,
dal 1953, da quando cioè si è instaurato il regime comunista, sarebbero circa 300
mila i cristiani scomparsi e circa 100 mila quelli che, nei campi di lavoro, sono
sottoposti a fame, torture e perfino alla morte. Secondo diverse testimonianze, i
prigionieri cristiani che si trovano in carcere o nei campi di rieducazione, sono
sottoposti ad un trattamento più duro rispetto agli altri detenuti. (B.C.)