Un anno fa la Lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona: la riflessione di padre
Khalil Samir
Il 12 settembre di un anno fa Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Baviera, teneva
la sua celebre Lectio magistralis all’Università di Ratisbona incentrata sul rapporto
tra fede e ragione. Il Papa esortava al “coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione”
per realizzare “un vero dialogo delle culture e delle religioni - un dialogo – aveva
affermato – di cui abbiamo un così urgente bisogno”. Il discorso – com’è noto – suscitò
forti proteste nel mondo musulmano per una interpretazione errata di un passo dedicato
all’Islam, in cui il Papa, citando un imperatore bizantino del XIV secolo, sottolineava
che la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. Proteste prontamente
rientrate dopo i chiarimenti offerti dallo stesso Pontefice. Ma sul discorso di Ratisbona
ascoltiamo il commento del padre gesuita Samir Khalil Samir, egiziano, docente
di storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut.
L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. –
Questo discorso è stato ricevuto con difficoltà dal mondo islamico, proprio perché
nessuno lo aveva letto e ne ha saputo soltanto quello che la stampa internazionale
ha scritto. La stampa ha cercato di politicizzare il discorso, ma il discorso in realtà
non era diretto ai musulmani. Era diretto piuttosto all’Occidente ed intendeva dire:
se l’Occidente continua a pensare la ragione come distaccata dalla fede, dall’etica,
dai valori, dalla spiritualità, la cultura diviene una cultura svuotata proprio dell’essenziale.
Con questa visione della ragione, l’Occidente ha creato una distanza enorme con il
resto del mondo, con i musulmani, con gli africani, con gli asiatici. E questo perché
in tutte le culture del mondo la ragione è collegata ai valori e alla spiritualità.
La critica che il mondo musulmano muove all’Occidente è quella di dire “voi siete
una sottocultura, voi siete una civiltà tecnicamente più evoluta, più perfetta, più
scientificamente sviluppata, ma moralmente più debole e più corrotta”. Questo, in
parole chiare, è quello che viene detto tutti i giorni. E perché? Perché vedono che
la società è stata staccata dai valori. Nel suo discorso il Papa intendeva dire che
è necessario allargare il concetto di ragione, se vogliamo dialogare con tutto il
mondo. Se la società occidentale pretende di essere un modello per molti popoli -
e in un certo senso lo è - deve ritrovare le sue radici anche spirituali, altrimenti
c’è lo scontro delle civiltà; se l’Occidente non allarga il concetto di razionalità
per integrare la spiritualità, l’etica ed i valori - da una parte - e se il mondo
musulmano ed altre civiltà - dall’altra – non integrano questa razionalità che l’Occidente
ha sviluppato in modo particolare ai loro valori e alla fede, si rischia uno scontro
ancora più forte. E tutto il discorso del Papa tende proprio a promuovere il dialogo
fra le culture e le religioni.
D. – Si può dire,
in un certo modo, che questo discorso abbia rilanciato – dopo un momento di crisi
– il dialogo tra il mondo cristiano e il mondo musulmano?
R.
– Io credo di sì. Nei precedenti documenti della Chiesa cattolica, l’insistenza sul
dialogo è stata notevole. Qualcuno ha detto che con Ratzinger è stato fatto un passo
indietro; io credo invece che dobbiamo piuttosto riconoscere che abbiamo affinato
il concetto di dialogo. In che senso dico questo? Perché in un primo tempo era necessario
dire: “noi siamo molto vicini, possiamo quindi dialogare”. Questo primo passo nessuno
lo può cancellare, né ridurre. Mancava, però, una seconda dimensione, quella di dire:
“sì, abbiamo molto in comune, ma abbiamo anche delle differenze che dobbiamo superare”.
Questo è proprio il contributo di Ratzinger. Dico specificamente Ratzinger in quanto
ha tenuto la conferenza non tanto in qualità di Papa, ma proprio in qualità di prof.
Ratzinger. Non basta dire: “siamo tutti fratelli”, anche se certo questo è fondamentale,
ma viene anche un tempo in cui si deve dire “siamo fratelli diversi”. E’ questa l’idea
centrale: un dialogo nella verità e nell'amore.