Maria ci guida all’incontro con Cristo: così, il Papa all’udienza generale, dedicata
al viaggio in Austria. Ribadita l’importanza del legame tra fede e ragione per il
futuro dell’Europa
La Chiesa, come Maria, “è chiamata sempre a guardare Cristo per poterlo mostrare ed
offrire a tutti”: è quanto sottolineato dal Papa nell’udienza generale in Piazza San
Pietro, dedicata al recente viaggio apostolico in Austria. Benedetto XVI ha ricordato
i momenti forti della visita, incentrata sul pellegrinaggio al Santuario mariano di
Mariazell, in occasione dell’850.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha rivolto
un particolare ringraziamento all’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn,
e alle autorità austriache per l’accoglienza ricevuta nella tre giorni in Austria.
A margine dell'udienza, il Papa ha incontrato Giovanni Battista Pinna, l'imprenditore
sardo per quasi 9 mesi sotto sequestro, per la liberazione del quale il Papa aveva
lanciato un appello all'Angelus del 29 ottobre del 2006. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“Guardare
a Cristo”, andare incontro a Maria che ci mostra Gesù: Benedetto XVI ha sintetizzato
così il significato del suo farsi pellegrino al Santuario di Mariazell. Un viaggio
apostolico che ha voluto anche incoraggiare l’Europa a “portare avanti l’attuale processo
di unificazione sulla base di valori ispirati al comune patrimonio cristiano”. Proprio
Mariazell, ha detto, è “uno dei simboli dell’incontro dei popoli europei intorno alla
fede cristiana”:
“Come dimenticare che l’Europa
è portatrice di una tradizione di pensiero che tiene legate fede, ragione e sentimento?
Illustri filosofi, anche indipendentemente dalla fede, hanno riconosciuto il ruolo
centrale svolto dal cristianesimo per preservare la coscienza moderna da derive nichilistiche
o fondamentalistiche”. Si è dunque
soffermato sul pellegrinaggio vero e proprio al Santuario di Mariazell, luogo, ha
sottolineato, tanto caro alle genti dell’Europa centro-orientale. “Lì – ha detto –
ho ammirato l’esemplare coraggio di migliaia e migliaia di pellegrini che, nonostante
la pioggia e il freddo, hanno voluto essere presenti a questa ricorrenza celebrativa”.
Solo giungendo a Mariazell, è stata la sua riflessione, “abbiamo pienamente compreso”
il senso del motto del viaggio: “Guardare a Cristo”:
“Di
fronte a noi stavano la statua della Madonna che con una mano indica Gesù Bambino,
e in alto, sopra l’altare maggiore, il Crocifisso. Là il nostro pellegrinaggio ha
raggiunto la sua meta: abbiamo contemplato il Volto di Dio in quel Bimbo in braccio
alla Madre e in quell’Uomo con le braccia spalancate. Guardare Gesù con gli occhi
di Maria significa incontrare Dio Amore, che per noi si è fatto uomo ed è morto in
Croce”. Ha poi ricordato di aver
conferito il mandato ai componenti dei consigli pastorali parrocchiali, ponendo sotto
la protezione di Maria “la grande rete delle parrocchie al servizio della comunione
e della missione”. Non ha mancato poi di rammentare l’incontro con i sacerdoti e i
religiosi, persone, ha evidenziato, che “nella semplicità e nell’umiltà della loro
umanità, si sforzano di offrire a tutti un riflesso della bellezza di Dio, seguendo
Gesù nella via della povertà, della castità e dell’obbedienza, tre voti che vanno
ben compresi nel loro autentico significato cristologico, non individualistico ma
relazionale ed ecclesiale”. Quindi, riecheggiando la sua omelia nella Cattedrale di
Santo Stefano a Vienna ha ribadito il valore della Domenica, senza la quale, come
insegnano i martiri di Abitene, non possiamo vivere:
“Anche
noi, cristiani del Duemila, non possiamo vivere senza la Domenica: un giorno che dà
senso al lavoro e al riposo, attualizza il significato della creazione e della redenzione,
esprime il valore della libertà e del servizio al prossimo… tutto questo è la Domenica:
ben più di un precetto!”
Ha così rivolto
il pensiero alla sua visita all’Abbazia benedettina di Heiligenkreuz. Un’occasione
per ribadire che “lo studio teologico non può essere separato dalla vita spirituale
e dalla preghiera” e che è necessario un “connubio tra fede e ragione, tra cuore e
mente”. Infine, è tornato con la memoria all’incontro con il mondo del volontariato,
con quanti si impegnano gratuitamente al servizio del prossimo. Il Papa ha offerto
una riflessione sull’essenza del volontariato:
“Il
volontariato non è soltanto un ‘fare’: è prima di tutto un modo di essere che parte
dal cuore, da un atteggiamento di gratitudine verso la vita, e spinge a ‘restituire’
e condividere con il prossimo i doni ricevuti”.
Per
questo, ha aggiunto, l’azione del volontariato “non va vista come un intervento tappabuchi
nei confronti dello Stato”, ma “piuttosto come una presenza complementare e sempre
necessaria per tenere viva l’attenzione agli ultimi e promuovere uno stile personalizzato
negli interventi”. Dunque, ha sottolineato, non c’è “nessuno che non possa essere
un volontario: anche la persona più indigente e svantaggiata, ha sicuramente molto
da condividere con gli altri offrendo il proprio contributo per costruire la civiltà
dell’amore”. Concludendo questo appassionato ricordo del viaggio-pellegrinaggio in
Austria, il Papa ha espresso l’auspicio che la Chiesa sappia rispondere alle sfide
dei nostri tempi:
“Una Chiesa maestra e testimone
di un sì generoso alla vita in ogni sua dimensione, una Chiesa che attualizza la sua
bimillenaria tradizione al servizio di un futuro di pace e di vero progresso sociale
per l’intera famiglia umana”. Al
momento dei saluti, il Papa ha ricordato l’odierna solennità del Santo Nome di Maria
ed ha invitato in particolare i giovani a farsi accompagnare dalla Madonna “sul cammino
d’una sempre più perfetta adesione al Vangelo”.