2007-09-12 12:26:47

Maria ci guida all’incontro con Cristo: così, il Papa all’udienza generale, dedicata al viaggio in Austria. Ribadita l’importanza del legame tra fede e ragione per il futuro dell’Europa


La Chiesa, come Maria, “è chiamata sempre a guardare Cristo per poterlo mostrare ed offrire a tutti”: è quanto sottolineato dal Papa nell’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata al recente viaggio apostolico in Austria. Benedetto XVI ha ricordato i momenti forti della visita, incentrata sul pellegrinaggio al Santuario mariano di Mariazell, in occasione dell’850.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha rivolto un particolare ringraziamento all’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e alle autorità austriache per l’accoglienza ricevuta nella tre giorni in Austria. A margine dell'udienza, il Papa ha incontrato Giovanni Battista Pinna, l'imprenditore sardo per quasi 9 mesi sotto sequestro, per la liberazione del quale il Papa aveva lanciato un appello all'Angelus del 29 ottobre del 2006. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


“Guardare a Cristo”, andare incontro a Maria che ci mostra Gesù: Benedetto XVI ha sintetizzato così il significato del suo farsi pellegrino al Santuario di Mariazell. Un viaggio apostolico che ha voluto anche incoraggiare l’Europa a “portare avanti l’attuale processo di unificazione sulla base di valori ispirati al comune patrimonio cristiano”. Proprio Mariazell, ha detto, è “uno dei simboli dell’incontro dei popoli europei intorno alla fede cristiana”:

 
“Come dimenticare che l’Europa è portatrice di una tradizione di pensiero che tiene legate fede, ragione e sentimento? Illustri filosofi, anche indipendentemente dalla fede, hanno riconosciuto il ruolo centrale svolto dal cristianesimo per preservare la coscienza moderna da derive nichilistiche o fondamentalistiche”.

 
Si è dunque soffermato sul pellegrinaggio vero e proprio al Santuario di Mariazell, luogo, ha sottolineato, tanto caro alle genti dell’Europa centro-orientale. “Lì – ha detto – ho ammirato l’esemplare coraggio di migliaia e migliaia di pellegrini che, nonostante la pioggia e il freddo, hanno voluto essere presenti a questa ricorrenza celebrativa”. Solo giungendo a Mariazell, è stata la sua riflessione, “abbiamo pienamente compreso” il senso del motto del viaggio: “Guardare a Cristo”:

 
“Di fronte a noi stavano la statua della Madonna che con una mano indica Gesù Bambino, e in alto, sopra l’altare maggiore, il Crocifisso. Là il nostro pellegrinaggio ha raggiunto la sua meta: abbiamo contemplato il Volto di Dio in quel Bimbo in braccio alla Madre e in quell’Uomo con le braccia spalancate. Guardare Gesù con gli occhi di Maria significa incontrare Dio Amore, che per noi si è fatto uomo ed è morto in Croce”.

 
Ha poi ricordato di aver conferito il mandato ai componenti dei consigli pastorali parrocchiali, ponendo sotto la protezione di Maria “la grande rete delle parrocchie al servizio della comunione e della missione”. Non ha mancato poi di rammentare l’incontro con i sacerdoti e i religiosi, persone, ha evidenziato, che “nella semplicità e nell’umiltà della loro umanità, si sforzano di offrire a tutti un riflesso della bellezza di Dio, seguendo Gesù nella via della povertà, della castità e dell’obbedienza, tre voti che vanno ben compresi nel loro autentico significato cristologico, non individualistico ma relazionale ed ecclesiale”. Quindi, riecheggiando la sua omelia nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna ha ribadito il valore della Domenica, senza la quale, come insegnano i martiri di Abitene, non possiamo vivere:

 
“Anche noi, cristiani del Duemila, non possiamo vivere senza la Domenica: un giorno che dà senso al lavoro e al riposo, attualizza il significato della creazione e della redenzione, esprime il valore della libertà e del servizio al prossimo… tutto questo è la Domenica: ben più di un precetto!”

 
Ha così rivolto il pensiero alla sua visita all’Abbazia benedettina di Heiligenkreuz. Un’occasione per ribadire che “lo studio teologico non può essere separato dalla vita spirituale e dalla preghiera” e che è necessario un “connubio tra fede e ragione, tra cuore e mente”. Infine, è tornato con la memoria all’incontro con il mondo del volontariato, con quanti si impegnano gratuitamente al servizio del prossimo. Il Papa ha offerto una riflessione sull’essenza del volontariato:

 
“Il volontariato non è soltanto un ‘fare’: è prima di tutto un modo di essere che parte dal cuore, da un atteggiamento di gratitudine verso la vita, e spinge a ‘restituire’ e condividere con il prossimo i doni ricevuti”.

 
Per questo, ha aggiunto, l’azione del volontariato “non va vista come un intervento tappabuchi nei confronti dello Stato”, ma “piuttosto come una presenza complementare e sempre necessaria per tenere viva l’attenzione agli ultimi e promuovere uno stile personalizzato negli interventi”. Dunque, ha sottolineato, non c’è “nessuno che non possa essere un volontario: anche la persona più indigente e svantaggiata, ha sicuramente molto da condividere con gli altri offrendo il proprio contributo per costruire la civiltà dell’amore”. Concludendo questo appassionato ricordo del viaggio-pellegrinaggio in Austria, il Papa ha espresso l’auspicio che la Chiesa sappia rispondere alle sfide dei nostri tempi:

 
“Una Chiesa maestra e testimone di un sì generoso alla vita in ogni sua dimensione, una Chiesa che attualizza la sua bimillenaria tradizione al servizio di un futuro di pace e di vero progresso sociale per l’intera famiglia umana”.

 
Al momento dei saluti, il Papa ha ricordato l’odierna solennità del Santo Nome di Maria ed ha invitato in particolare i giovani a farsi accompagnare dalla Madonna “sul cammino d’una sempre più perfetta adesione al Vangelo”.







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