Nuovo messaggio di Bin Laden. Attentati in Pakistan, Afghanistan e Iraq
E' solo audio il messaggio di Osama Bin Laden nel filmato uscito oggi su internet
in occasione del sesto anniversario dell'11 settembre 2001. Si tratta infatti di un’immagine
fissa che lo ritrae con la barba ''tinta'', com'era apparso nel video precedente del
7 settembre, con sullo sfondo l'elaborazione di una foto che ritrae uno dei due aerei
che sta per impattare le Torri Gemelle. Il nostro servizio:
Il video
dura poco più di 47 minuti, il messaggio dura circa 14-15 minuti. Bin Laden, loda
le gesta che definisce eccezionali di uno dei kamikaze degli attacchi che fecero negli
Stati Uniti oltre tremila morti. "E' giunto il momento di fare il nostro dovere”',
afferma Bin Laden, lanciando un appello ai giovani affinché seguano l'esempio del
kamikaze ''fino alla vittoria di dio”. Il resto della registrazione propone il 'testamento'
dello stesso attentatore al Shehri. La rete televisiva del Qatar al Jazeera ne ha
trasmesso solo pochi secondi. L'unico riferimento temporale è la morte del leader
di al Qaeda in Iraq Abu Musab al Zarqawi, ucciso in un raid americano nel giugno 2006.
L'uomo più ricercato del pianeta, con una taglia sulla sua testa raddoppiata a luglio
a 50 milioni di dollari, negli ultimi tre anni, fino a venerdì, aveva diffuso solo
messaggi audio. Nell'ultimo video, Bin Laden esortava gli americani a convertirsi
all'islam. Intanto, il ministro degli Esteri afghano, Rangeen Dadfar Spanta, afferma
che il capo di al Qaeda non si nasconde in Afghanistan. E c’è da dire che si sta
svegliando solo ora la città di New York per questa giornata dell’11 settembre che
segna il sesto anniversario dal tragico attentato. Guardando all’Europa, sia in Germania
che in Francia in momenti di commemorazione delle vittime è stato sottolineato che
la minaccia terroristica è permanente. In Italia il ministro degli Esteri D’Alema
l’ha definita “una data tragica di scontro di civiltà” per poi aggiungere che “la
migliore risposta ai profeti della guerra di religione sarebbe avere nella UE un grande
Paese democratico, islamico come la Turchia”. Intanto, le forze americane in Germania
hanno detto di prendere “molto sul serio” le minacce di un attentato alla base Usa
di Spangdahlem, nell'ovest del Paese, e di avere per questo rafforzato le misure di
sicurezza.
- Ma tornando al nuovo messaggio di Bin Laden, si può parlare
ormai di una vera e propria strategia mediatica adottata da al Qaeda? Stefano Leszczynski
ne ha parlato con la collega Loretta Napoleoni, autrice di vari saggi sul terrorismo
di ispirazione qaedista:
R. - Sicuramente
si tratta di un’operazione mediatica che è stata preparata in anticipo e che si aggancia
agli ultimi avvenimenti. Dal 2004 fino ad oggi Bin Laden è rimasto in silenzio, non
si è fatto vedere, ha fatto alcuni video, solamente vocali, e adesso torna per dire
eccomi qui, sono stato io che ho organizzato tutto, cosa che non è assolutamente vera.
D.
- Qualcuno ha avanzato sospetti sull’autenticità di questi video?
R. - Credo
sia possibile che i video siano stati manipolati, però penso sia irrilevante. Bin
Laden è una figura iconica, dietro di lui c’è un’ideologia che ormai ha una vita propria.
D.
- L’ambasciatore afghano sostiene che Bin Laden non si trovi in Afghanistan, anche
se non ha la più pallida idea di dove si possa trovare…
R. - Non darei molto
peso a queste dichiarazioni dell’ambasciatore afghano, né tanto meno a quelle dei
pakistani. E’ chiaro che tutti cercano di nascondere la realtà, anche perché molto
spesso non la conoscono.
D. - Bin Laden è solo un ispiratore di possibili attentati
o può disporre di una forza che metta in atto delle strategie di terrorismo?
R.
- Lui è solamente un ispiratore, l’ideologia è un’ideologia che ormai si è sviluppata
indipendentemente dalle decisioni di Bin Laden. Io penso che un elemento importante
sia il ruolo di Al Zawahiri. L’uomo che ha creato il concetto del martirio attraverso
le bombe suicide e poi, più in là, anche il concetto dell’attività terrorista quale
attività rivoluzionaria e liberatoria delle masse musulmane oppresse, è sicuramente
Al Zawahiri.
- Intanto attentati in Afghanistan e in Pakistan: in Afghanistan
un terrorista suicida alla guida di un'autobomba si è fatto esplodere uccidendo almeno
due autisti afghani e ferendo altre persone nella insanguinata provincia di Helmand,
nel sud dell'Afghanistan. In Pakistan un attentato suicida in una città delle zone
tribali pachistane, nel nord-ovest del Paese, ha provocato almeno 16 morti. L'attentato
è avvenuto a Dera Ismail Khan, città non lontana dalla frontiera con l'Afghanistan,
ed ha ucciso un numero alto di persone ancora non definite nei pressi di un autobus.
Secondo un poliziotto, ''il kamikaze era dentro un bus quando si è accorto di essere
seguito da poliziotti. Si e' preparato a scendere e si è fatto esplodere appena il
bus si e' fermato. Inoltre sette persone, tra soldati, ribelli e civili, sono state
uccise in scontri tra esercito pachistano e combattenti filo-talebani nel sud Waziristan,
regione tribale del Pakistan, dove da agosto i ribelli hanno tenuto e tengono prigionieri
240 soldati pachistani rapiti in varie ondate. Intanto stanno continuando, secondo
quanto riferito dai media pachistani, i negoziati per il rilascio dei soldati catturati
nella zona di Ladha. I ribelli chiedono che l'esercito si ritiri dalla zona e che
vengano liberati 15 loro compagni. Il Waziristan è considerato il retroterra dei Talebani
afghani e una zona dove il controllo dello Stato pachistano è quasi nullo.
-
Sempre in Pakistan, una petizione alla Suprema Corte pachistana contro la decisione
del governo di rimandare in esilio l'ex primo ministro Nawaz Sharif, espulso ieri
in Arabia Saudita poco dopo il suo atterraggio all'aeroporto di Islamabad, è stata
presentata dal partito dell'ex premier. A firmarla tra gli altri altri anche il primo
ministro dello Stato del Punjab, Chaudhry Pervez Elahi. Alla petizione si allega anche
una denuncia per oltraggio alla giustizia nei confronti del premier e del primo ministro
attuali, accusandoli di aver ignorato la decisione della stessa Corte Suprema di consentire
a Sharif di tornare in patria senza che il governo lo potesse impedire. Si chiede
inoltre di permettere all'ex primo ministro di rimettere piede ad Islamabad per difendersi
dinanzi al tribunale dalle accuse di corruzione. Dopo sette anni di esilio, ieri Nawaz
Sharif era tornato in patria, ma dopo appena quattro ore trascorse in una saletta
dell'aeroporto di Islamabad è stato rimandato in esilio in Arabia Saudita.
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Per quanto riguarda l’Iraq, il governo iracheno ''accoglie con favore'' il rapporto
sulla situazione nel Paese presentato ieri al congresso a Washington dal generale
David Petraus, comandante delle forze Usa in Iraq, e da Rayan Crocker, ambasciatore
americano a Baghdad. Il generale Petraeus ha ieri affermato che una riduzione delle
forze Usa in Iraq è prevedibile dall'estate prossima, mentre un ritiro ''prematuro''
sarebbe ''una catastrofe”. Ma ci sono state anche voci diverse: un deputato della
lista dell'ex premier Allawi, ha detto che il rapporto ha trascurato la pessima situazione
che l'Iraq si trova ad attraversare. Ci sono poi le dichiarazioni dagli Emirati Arabi
Uniti: Dubai fa sapere che l’atteso rapporto sull’Iraq non ha offerto nuove idée
per mettere fine al massacro e ha confermato che Washington perderà la Guerra indipendentemente
dalla data del ritiro. Intanto sul campo a Baghdad si registrano morti e feriti in
almeno due operazioni di forze statunitensi contro insorti, nel quartiere di Saadr
City e in una zona del sud: almeno 15 i morti in totale e decine i feriti. Altri feriti
in due esplosioni a nord ovest della capitale.