"L'Austria contribuisca, con la sua eredità storica e spirituale, alla costruzione
di un'Europa della comprensione fra i popoli": così il Papa al termine del suo viaggio
nel Paese
Un Benedetto XVI grato e commosso si è congedato ieri sera dall’Austria al termine
di una giornata cadenzata da molti appuntamenti. La terza e ultima tappa del suo settimo
viaggio apostolico internazionale si è conclusa alle 20.20, quando il volo papale
è decollato dall’aeroporto di Vienna per giungere verso le 21.40 all'aeroporto romano
di Ciampino, da dove il Papa si è recato nella sua residenza di Castel Gandolfo. Nel
suo discorso finale all’aeroporto viennese, il Papa ha auspicato che l’Austria contribuisca
con la sua eredità storica e spirituale alla costruzione di un’Europa della comprensione
fra i popoli. Riviviamo allora i momenti salienti di questa lunga giornata, nella
cronaca del nostro inviato a Vienna, Alessandro De Carolis:
(musica
organo)
Dall’“ora” di S. Benedetto - che le antiche pietre di Heiligenkreuz
riverberano con forza da quasi nove secoli - al “labora” testimoniato dal mondo del
volontariato austriaco, cattolico e civile. Si è snodato idealmente tra queste due
“sponde” il lungo pomeriggio conclusivo del pellegrinaggio austriaco di Benedetto
XVI. Dopo la Messa della mattina nel Duomo viennese di Santo Stefano, nel primo pomeriggio
il Papa si è diretto in auto verso l’Abbazia cistercense di Heiligenkreuz, situata
a una trentina di km. dalla capitale e sede di un’Accademia teologica che dal febbraio
scorso porta il nome di Benedetto XVI. Circa 15 mila persone attendevano tra l’esterno
e l’interno del grande chiostro l’arrivo del Papa che, dopo aver salutato la folla,
ha fatto ingresso tra le mura altissime e spoglie del tempio risalente al XII secolo,
accompagnato dal canto corale dei monaci. Visibilmente colpito e immerso nell’intensità
spirituale del luogo, Benedetto XVI ha affermato:
“Kern des Mönchtums
ist die Anbetung – das Sein nach der Weise der Engel. … Il nocciolo
del monachesimo è l’adorazione - il vivere alla maniera degli angeli (...) Non è davvero
temerario se in una liturgia totalmente centrata su Dio, nei riti e nei canti, si
vede un’immagine dell’eternità”. Citando
il doppio senso contenuto nel termine “Klösterreich”, che definisce l’Austria
“regno di monasteri e ricca di monasteri”, Benedetto XVI ha riaffermato che “come
oasi spirituale” un monastero “indica al mondo di oggi la cosa più importante, anzi,
la sola cosa decisiva: esiste un’ultima ragione - ha detto - per cui vale la pena
vivere, cioè Dio e il suo amore imperscrutabile”. “E chiedo a voi, cari fedeli - ha
esortato - considerate le vostre abbazie e i vostri monasteri quello che sono e sempre
vogliono essere: non soltanto luoghi di cultura e di tradizione o addirittura semplici
aziende economiche. Struttura, organizzazione ed economia sono necessarie anche nella
Chiesa, ma non sono la cosa essenziale. Un monastero è soprattutto questo: un luogo
di forza spirituale”. Prima di lasciare l’Abbazia - dove Benedetto XVI ha potuto salutare
anche un anziano monaco scampato alla persecuzione nazista – il Papa ha ricevuto in
dono un ponderoso libro del Salterio utilizzato dai monaci per il loro canto corale
e un quadro, ornato da un cristallo realizzato da un religioso, raffigurante il fondatore
di Heiligenkreuz, Leopoldo III.
(musica Konzerthaus)
Un’ora più tardi,
tornato a Vienna, Benedetto XVI è stato accolto da un caloroso applauso nella celebre
“Konzerthaus”, la Casa dei concerti viennese, dove prima due giovani e quindi l’arcivescovo
di Salisburgo, Alois Kothgasser, hanno presentato a Benedetto XVI il lavoro degli
uomini, le donne e i ragazzi che in Austria hanno fatto la scelta di impegnarsi in
opere di solidarietà. Un impegno quantificabile in 17 milioni di ore in un anno, per
un controvalore di 3 miliardi e mezzo di euro, secondo uno studio citato da mons.
Kothgasser. Il Papa ha incoraggiato con calore i volontari a proseguire su questa
strada, che in un’ottica cristiana contribuisce a costruire la “civiltà dell’amore”:
“Ohne
freiwillinges Engagement konnten, können und werden Gemeinwohl… L’amore
del prossimo non si può delegare; lo Stato e la politica, con le pur giuste premure
per il sollievo in casi di bisogno e per le prestazioni sociali, non possono sostituirlo.
Esso richiede sempre l’impegno personale e volontario, per il quale certamente lo
Stato deve creare condizioni generali favorevoli. Grazie a questo impegno, l’aiuto
mantiene la sua dimensione umana e non viene spersonalizzato. E proprio per questo
voi volontari non siete ‘tappabuchi’ nella rete sociale, ma persone che contribuiscono
al volto umano e cristiano della nostra società”.
Il Papa ha preso
a modello dei volontari Cristo stesso, che non ci insegna - ha detto - “una ‘mistica
dagli occhi chiusi,ma una ‘mistica dello sguardo aperto’”, che guarda diritto ai bisogni
dei più poveri e disagiati come segno di amore per Dio, ma che, in questo modo, incide
positivamente anche nelle pieghe più difficili del tessuto sociale, come ha riconosciuto
nel suo intervento alla Konzerthaus lo stesso presidente austriaco, Heinz Fischer.
“Senza impegno volontaristico - ha asserito Benedetto XVI - il bene comune e la società
non potevano, non possono e non potranno perdurare. La spontanea disponibilità vive
e si dimostra al di là del calcolo e del contraccambio atteso; essa rompe le regole
dell’economia di mercato. L’uomo, infatti, è molto più di un semplice fattore economico
da valutare secondo criteri economici. Il progresso e la dignità di una società dipendono
sempre di nuovo proprio da quelle persone che fanno più del solo loro stretto dovere”.
(musica
Konzerthaus)
I concertisti della “Wiener Philarmoniker” hanno inframezzato
i discorsi ufficiali con l’esecuzioni di tre brani di musica classica. E queste arie
di Mozart e Bruckner hanno idealmente scortato Benedetto XVI al suo congedo dall’Austria.
Con un auspicio, espresso dal Pontefice nel discorso allo scalo viennese: che questa
terra così ricca di spirito e cultura, costruita sui bimillenari valori del Vangelo
e baciata nell’oggi da un benessere diffuso lasci ispirare la sua “politica nazionale
e internazionale” dalla “ricerca di una comprensione vicendevole” e dalla “formazione
creativa di sempre nuove vie per favorire la fiducia tra gli uomini e i popoli”, a
partire dal suo “cuore” nazionale:
“Wien kann im Geiste seiner historischen
Erfahrung und seiner Stellung in der … Vienna, nello spirito della
sua esperienza storica e della sua posizione nel centro vivo dell’Europa, può recare
a ciò il suo contributo, favorendo conseguentemente la penetrazione dei valori tradizionali
del Continente, permeati di fede cristiana, nelle istituzioni europee e nell’ambito
della promozione delle relazioni internazionali, interculturali ed interreligiose”.