2007-09-10 13:56:14

La Chiesa ricorda San Nicola da Tolentino: attraverso le opere di carità instaurò una forte comunione con le anime del Purgatorio


La sua è stata una vita di preghiera, penitenza e apostolato. Asceta assai rigido con se stesso, ma dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati, San Nicola da Tolentino, che la Chiesa ricorda oggi, è noto come apostolo del confessionale e, in particolare, per la sollecitudine riservata alle anime del Purgatorio. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Luciano De Michieli, priore della comunità agostiniana di Tolentino, dove San Nicola è vissuto per trent’anni, fino alla morte, spiega cosa legava il frate agostiniano a queste anime:RealAudioMP3
 
R. – San Nicola è un uomo di grande carità, che unisce ad una profonda vita interiore e ad una vita austera la stabilità e la cordialità, la capacità di mettere a suo agio ogni persona. Era famoso proprio per questo grande dono. Ed è importante il fatto che questo non lo viveva in fondo solo con i vivi, ma anche con coloro che erano già saliti al cielo. Nella sua vita accadde che sognò un confratello, morto da poco, che lo portò fuori dal convento e gli fece vedere – in sogno - la valle sottostante, la valle di Pesaro, piena di anime che stavano nel Purgatorio. Lui si spaventò moltissimo di questa visione. E questo confratello gli disse: “La tua santità, la tua preghiera, l’Eucaristia, tutto ciò che tu puoi vivere per noi, ci può aiutare a raggiungere prima la pienezza della gioia del Paradiso”. Lui rimase molto colpito da tutto questo e si dedicò, con il permesso del priore, alla preghiera, all’Eucaristia, proprio per questo scopo. Sembra molto bello sottolineare questa unità profonda tra il cielo e la terra e anche, forse, la scoperta di questo aspetto, cui poco pensiamo, che oltre ad essere aiutati dal cielo, anche la nostra santità di vita può aiutare le anime che ancora non hanno raggiunto la pienezza.

 
D. – Ci sono diverse tradizioni legate alla figura di San Nicola da Tolentino. A Tolentino si aprirà la Festa del Perdono...

 
R. – La santità, la saggezza popolare ha saputo riconoscere il dono più grande che la Chiesa ha concesso a questo santuario, la possibilità di avere l’indulgenza plenaria il sabato e la domenica successivi alla festa di San Nicola, che cade il 10 settembre. E’ stata concessa da Papa Bonifacio sin dal 1400 ed è un segno di grazia. L’altra tradizione molto bella è quella dei pani benedetti di San Nicola, che non sono un miracolo che egli ha fatto, ma un miracolo che ha ricevuto. Mentre era molto malato, la Madonna gli apparve in sogno e gli disse che se mangiava del pane, che si doveva far portare da una devota intriso nell’acqua, sarebbe guarito, e che avrebbe potuto portare lo stesso dono ai malati, che egli andava a trovare e ai suoi confratelli. Così iniziò questa bellissima tradizione, che ancora oggi continua. E solo in questo santuario si festeggia, nella quarta di Quaresima, la Festa del pane. Nella tradizione, nel mondo, nei santuari dove si venera San Nicola, accanto alla festa di San Nicola c’è sempre la distribuzione di questi panini benedetti da portare ai malati nello spirito e nel corpo.

 
D. – Una realtà poco conosciuta quella delle anime del Purgatorio. La festa di San Nicola come ci aiuta a recuperarla e a guardare a questa realtà?

 
R. – Io penso che sia proprio questa comunione e questa unità profonda che esiste tra il cielo e la terra, in questo cammino guidati da Cristo e dalla potenza del Signore, che tutti ci porta a convergere in unità nella pienezza della Trinità. Avere questo sguardo proteso nel pellegrinaggio terreno, come stranieri e pellegrini, che però non si conclude in questa terra, ma dentro il mistero grande della purificazione nel cielo, e continua anche in Dio. Questo è un segno della compresenza di Nicola qui su questa terra, ancora vivo nella sua santità, ma anche presente nel cielo in questa intercessione, che mediante l’amore di Cristo continua. E questa unità profonda credo sia il segno più bello di una carità che non ha limiti.







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