La Chiesa ricorda San Nicola da Tolentino: attraverso le opere di carità instaurò
una forte comunione con le anime del Purgatorio
La sua è stata una vita di preghiera, penitenza e apostolato. Asceta assai rigido
con se stesso, ma dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati, San
Nicola da Tolentino, che la Chiesa ricorda oggi, è noto come apostolo del confessionale
e, in particolare, per la sollecitudine riservata alle anime del Purgatorio. Al microfono
di Tiziana Campisi, padre Luciano De Michieli, priore della comunità
agostiniana di Tolentino, dove San Nicola è vissuto per trent’anni, fino alla morte,
spiega cosa legava il frate agostiniano a queste anime: R.
– San Nicola è un uomo di grande carità, che unisce ad una profonda vita interiore
e ad una vita austera la stabilità e la cordialità, la capacità di mettere a suo agio
ogni persona. Era famoso proprio per questo grande dono. Ed è importante il fatto
che questo non lo viveva in fondo solo con i vivi, ma anche con coloro che erano già
saliti al cielo. Nella sua vita accadde che sognò un confratello, morto da poco, che
lo portò fuori dal convento e gli fece vedere – in sogno - la valle sottostante, la
valle di Pesaro, piena di anime che stavano nel Purgatorio. Lui si spaventò moltissimo
di questa visione. E questo confratello gli disse: “La tua santità, la tua preghiera,
l’Eucaristia, tutto ciò che tu puoi vivere per noi, ci può aiutare a raggiungere prima
la pienezza della gioia del Paradiso”. Lui rimase molto colpito da tutto questo e
si dedicò, con il permesso del priore, alla preghiera, all’Eucaristia, proprio per
questo scopo. Sembra molto bello sottolineare questa unità profonda tra il cielo e
la terra e anche, forse, la scoperta di questo aspetto, cui poco pensiamo, che oltre
ad essere aiutati dal cielo, anche la nostra santità di vita può aiutare le anime
che ancora non hanno raggiunto la pienezza.
D. –
Ci sono diverse tradizioni legate alla figura di San Nicola da Tolentino. A Tolentino
si aprirà la Festa del Perdono...
R. – La santità,
la saggezza popolare ha saputo riconoscere il dono più grande che la Chiesa ha concesso
a questo santuario, la possibilità di avere l’indulgenza plenaria il sabato e la domenica
successivi alla festa di San Nicola, che cade il 10 settembre. E’ stata concessa da
Papa Bonifacio sin dal 1400 ed è un segno di grazia. L’altra tradizione molto bella
è quella dei pani benedetti di San Nicola, che non sono un miracolo che egli ha fatto,
ma un miracolo che ha ricevuto. Mentre era molto malato, la Madonna gli apparve in
sogno e gli disse che se mangiava del pane, che si doveva far portare da una devota
intriso nell’acqua, sarebbe guarito, e che avrebbe potuto portare lo stesso dono ai
malati, che egli andava a trovare e ai suoi confratelli. Così iniziò questa bellissima
tradizione, che ancora oggi continua. E solo in questo santuario si festeggia, nella
quarta di Quaresima, la Festa del pane. Nella tradizione, nel mondo, nei santuari
dove si venera San Nicola, accanto alla festa di San Nicola c’è sempre la distribuzione
di questi panini benedetti da portare ai malati nello spirito e nel corpo.
D.
– Una realtà poco conosciuta quella delle anime del Purgatorio. La festa di San Nicola
come ci aiuta a recuperarla e a guardare a questa realtà?
R.
– Io penso che sia proprio questa comunione e questa unità profonda che esiste tra
il cielo e la terra, in questo cammino guidati da Cristo e dalla potenza del Signore,
che tutti ci porta a convergere in unità nella pienezza della Trinità. Avere questo
sguardo proteso nel pellegrinaggio terreno, come stranieri e pellegrini, che però
non si conclude in questa terra, ma dentro il mistero grande della purificazione nel
cielo, e continua anche in Dio. Questo è un segno della compresenza di Nicola qui
su questa terra, ancora vivo nella sua santità, ma anche presente nel cielo in questa
intercessione, che mediante l’amore di Cristo continua. E questa unità profonda credo
sia il segno più bello di una carità che non ha limiti.