2007-09-10 17:17:58

ITALIA Chiuso a Roma il congresso per la pastorale carceraria


ROMA, 10set07 - In molti Paesi i diritti umani “non vengono garantiti, la libertà religiosa non viene assicurata e non viene permesso alla Chiesa di provvedere alle necessità spirituali e materiali dei prigionieri”. È quanto scrivono cappellani, religiosi, religiose e laici impegnati nella pastorale penitenziaria in 56 Paesi del mondo nella dichiarazione conclusiva del XII Congresso della Commissione internazionale per la pastorale cattolica nelle prigioni (Iccppc), che si è chiuso oggi a Roma. In troppe prigioni di tutto il pianeta – è scritto nella dichiarazione – “continuano ad essere frequenti affollamento, disattenzione, e i bisogni primari dei prigionieri non vengono soddisfatti. In molte legislazioni tuttavia esiste la pena di morte, l’ergastolo e forme di esecuzione penitenziaria incompatibili con il diritto e la perfettibilità umana”. Queste manifestazioni “inumane di crudeltà istituzionale devono essere corrette abolendo la pena di morte e la tortura e applicando rigorosamente le norme minime delle Nazioni Unite nell’ambito della prevenzione del crimine e in quello del sistema di giustizia criminale”. Secondo i membri della Commissione, “l’attuale sistema di giustizia criminale in molti Paesi non risponde ai bisogni dei bambini e dei gruppi più vulnerabili: gli infermi mentali, i tossicodipendenti, gli stranieri e gli anziani”: da qui la richiesta che vengano “sviluppati programmi, leggi e sistemi per provvedere alle necessità di questi gruppi”. I partecipanti al convegno di Roma chiedono e si impegnano a lavorare per “una giustizia che ripari e protegga”, che “provveda alla compensazione delle vittime e di coloro che sono dimenticati dall’attuale sistema giudiziario”, che “coinvolga la comunità nel processo di riabilitazione, attraverso la reintegrazione della vittima e dell’offensore nella comunità”. La Commissione riconosce e ringrazia i ministri della pastorale penitenziaria in molti Paesi che, “nonostante le limitazioni e gli innumerevoli problemi, sono capaci di lavorare per una giustizia autentica, per la libertà, la pietà, la riconciliazione e la speranza, rendendo l’amore di Dio visibile. Tutti loro offrono supporto spirituale – si legge nella dichiarazione finale - nutrono la fede dei prigionieri nel Vangelo e nei sacramenti della Chiesa, rispondendo ai loro bisogni materiali e provvedendo all’assistenza legale per la salvaguardia dei loro diritti fondamentali mentre trasformano il tempo in prigione come tempo di Dio”. Dopo aver citato gli interventi di Giovanni Paolo II e le parole di Benedetto XVI, la Commissione per la pastorale nelle carceri sottolinea che il “ministero nelle prigioni è una parte essenziale del ministero della pastorale della Chiesa fino dai suoi esordi”: “Noi siamo consapevoli del fatto che visitare e liberare i prigionieri è una espressione dell’amore di Dio e una chiara manifestazione della sua stessa essenza”.
(Sir – MANCINI)








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