2007-09-10 14:46:19

Di nuovo esiliato in Arabia Saudita l'ex premier pachistano Sharif, dopo il contrastato rientro in patria


L'Arabia Saudita ha riaccolto l'ex premier pachistano, rimandato in esilio dal Pakistan dopo il suo tentativo oggi di rientrare in patria. Scontri e arresti nel Paese. Dell’episodio, seguito dai media internazionali nelle prime ore di stamane, ci parla Fausta Speranza.RealAudioMP3


Si chiude per il momento come una sfida di poche ore l’arrivo e l’arresto dell’ex premier pachistano Nawaz Sharif nel suo Paese. Il rientro in Arabia Saudita, a Gedda, è avvenuto poco dopo 14:00 (ora italiana). E fonti saudite hanno subito confermato che gli sarà consentito di restare. In Arabia Saudita l’ex premier pachistano era arrivato nel 2000 dopo che l’anno precedente era stato destituito da Pervez Musharraf, allora e oggi presidente del Pakistan. L’esiliato Sharif si era poi spostato in Gran Bretagna. C’è da dire che il mese scorso la Corte suprema pachistana aveva stabilito il suo diritto a tornare in patria, ma contro di lui resta pendente un procedimento per corruzione. Proprio in relazione al pronunciamento della Corte Suprema è intervenuta la Commissione europea, per sottolineare che l’ex premier pachistano ha il diritto di difendersi nel suo Paese. L'Arabia Saudita aveva chiesto a Sharif di non tornare in Pakistan. Per quanto riguarda l’arresto di stamane, Sharif è stato fermato all’aeroporto di Islamabad, dove è rimasto per 90 minuti. Nel Paese, poco prima del suo arrivo, si erano verificati violenti scontri tra sostenitori dell'ex premier ed esercito: 4000 persone sono state arrestate. In particolare le autorità pachistane avevano bloccato l’accesso alla strada che dall’aeroporto porta a Peshawar.

 
Ma come si può leggere questo rientro improvviso e inatteso dell’ex premier Sharif, a suo tempo esautorato dal golpe di Pervez Musharraf? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Stefano Vecchia, giornalista esperto dell’area.RealAudioMP3


R. – Potrebbe essere interpretato in due modi. Come una prova di forza: Shrif comunque è leader di una parte dell’opposizione pakistana in esilio. Secondo, invece, potrebbe essere un tentativo di delegittimare Musharraf, che appunto ha rimandato all’esilio un primo ministro che a suo tempo era stato liberamente eletto e che poi è stato mandato in esilio nel ’99, dopo il colpo di Stato militare di Musharraf.

 
D. – Sharif probabilmente ha qualche alleato anche all’esterno del Paese...

 
R. – Questo è possibile e solleva una serie di interrogativi, in quanto formalmente sia gli alleati occidentali di Musharraf, sia la stessa Arabia Saudita, che l’ha ospitato per questi sette anni di esilio, l’avevano sconsigliato di tornare in patria. L’interrogativo quindi è se Sharif può avere un sostegno internazionale, di quale entità, di quale carattere può essere. Perché il timore potrebbe essere che si tratti di un sostegno del fondamentalismo islamico, anche in Arabia Saudita stessa, che ha in lui l’unico possibile interlocutore in Pakistan.

 
D. – Un pericolo questo che, tuttavia, non sembra avere favorito nel partito che sostiene Musharraf un accordo con l’ex premier Bhutto per stringere un’alleanza in vista delle prossime elezioni...

 
R. – Sì, però i giochi sono ancora aperti. La Bhutto sta giocando una carta diversa, che è quella di un tentativo di compromesso, di un’alleanza che eviti una spaccatura nel Paese e che eviti soprattutto che Musharraf abbia la possibilità di riprendere in pieno il potere con l’appoggio dell’esercito.

 
D. – Musharraf da solo per quanto potrebbe continuare a reggere un Paese di questo tipo?

 
R. – Musharraf dovrà comunque farsi da parte. La questione è di capire con quali tempi. Lui vorrebbe guidare questa transizione ed eventualmente avere il ruolo in un nuovo governo liberamente eletto.







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