Dalla Groenlandia appello per un mondo senza armi nucleari
Energia pulita, contaminazioni nucleari e futuri trattati internazionali a protezione
dell'Artico. Sono questi gli ultimi argomenti affrontati al Simposio "Artico: specchio
di vita", in corso in Groenlandia. I partecipanti al ciclo di studi, organizzato dal
Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dal movimento Religione Scienza
e Ambiente, sono giunti ieri sera a Nuuk, la principale città del Paese, ed hanno
incontrato le autorità locali. Il servizio della nostra inviata in Greonlandia, Giada
Aquilino:
Dall'energia
rinnovabile, un futuro per la regione Artica. È questo uno degli spunti proposti dagli
studiosi per la Groenlandia, che già soffre le conseguenze di varie forme di inquinamento,
non ultima quella nucleare. A parlarne, ai nostri microfoni, è stato l'ex direttore
dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e capo degli ispettori Onu in Iraq,
Hans Blix, secondo cui nelle acque circostanti la Groenlandia le testate nucleari
trasportate da sottomarini statunitensi e russi sono frequentissime, con ripercussioni
radioattive su tutta la zona. La discussione sul nucleare, ha aggiunto Blix, è ora
incentrata sulle crisi iraniana e nordcoreana, anche se quest'ultima sembra in via
di soluzione, ma per il capo degli ispettori delle Nazioni Unite il problema è più
ampio, perché "sono le grandi potenze a possedere la maggior parte delle armi atomiche".
Al momento - ha proseguito Blix - ci sono 25mila testate nucleari nel mondo e la maggior
parte di queste appartiene a Russia e Stati Uniti: finché Mosca e Washington - ha
spiegato - non procederanno alla distruzione di tali ordigni, ci saranno altri Stati
che li seguiranno. Lo studioso svedese dell'argomento si occupa da una vita ed ora
gira il mondo per evitare una nuova Guerra Fredda. L'anno scorso fu dal Papa, per
consegnargli il proprio libro su un mondo senza armi nucleari, batteriologiche e chimiche.
In questi giorni è al Simposio, dove tra l'altro è stato lanciato un appello per il
raggiungimento di un trattato internazionale - o quantomeno di un protocollo flessibile
- che, sull'esempio di quello già esistente dal 1961 per l'Antartico, fissi una disciplina
che tuteli anche l'Artico.