2007-09-10 15:11:50

Dalla Groenlandia appello per un mondo senza armi nucleari


Energia pulita, contaminazioni nucleari e futuri trattati internazionali a protezione dell'Artico. Sono questi gli ultimi argomenti affrontati al Simposio "Artico: specchio di vita", in corso in Groenlandia. I partecipanti al ciclo di studi, organizzato dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dal movimento Religione Scienza e Ambiente, sono giunti ieri sera a Nuuk, la principale città del Paese, ed hanno incontrato le autorità locali. Il servizio della nostra inviata in Greonlandia, Giada Aquilino:RealAudioMP3


Dall'energia rinnovabile, un futuro per la regione Artica. È questo uno degli spunti proposti dagli studiosi per la Groenlandia, che già soffre le conseguenze di varie forme di inquinamento, non ultima quella nucleare. A parlarne, ai nostri microfoni, è stato l'ex direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e capo degli ispettori Onu in Iraq, Hans Blix, secondo cui nelle acque circostanti la Groenlandia le testate nucleari trasportate da sottomarini statunitensi e russi sono frequentissime, con ripercussioni radioattive su tutta la zona. La discussione sul nucleare, ha aggiunto Blix, è ora incentrata sulle crisi iraniana e nordcoreana, anche se quest'ultima sembra in via di soluzione, ma per il capo degli ispettori delle Nazioni Unite il problema è più ampio, perché "sono le grandi potenze a possedere la  maggior parte delle armi atomiche". Al momento - ha proseguito Blix - ci sono 25mila testate nucleari nel mondo e la maggior parte di queste appartiene a Russia e Stati Uniti: finché Mosca e Washington - ha spiegato - non procederanno alla distruzione di tali ordigni, ci saranno altri Stati che li seguiranno. Lo studioso svedese dell'argomento si occupa da una vita ed ora gira il mondo per evitare una nuova Guerra Fredda. L'anno scorso fu dal Papa, per consegnargli il proprio libro su un mondo senza armi nucleari, batteriologiche e chimiche. In questi giorni è al Simposio, dove tra l'altro è stato lanciato un appello per il raggiungimento di un trattato internazionale - o quantomeno di un protocollo flessibile - che, sull'esempio di quello già esistente dal 1961 per l'Antartico, fissi una disciplina che tuteli anche l'Artico.







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