2007-09-09 15:20:52

Festival del Cinema di Venezia: premiato il film "Lust, Caution" di Ang Lee


A due anni di distanza Ang Lee vince un secondo Leone d’Oro con "Lust, Caution", ossia "Lussuria, Attenzione" posando nuovamente questa inattesa vittoria sotto il vessillo dell’arte cinematografica cinese alla quale si riconosce ormai un respiro internazionale. Delusione per gli altri Premi assegnati dalla Giuria presieduta dal regista Zhang Yimou in una Mostra cinematografica che ha però presentato film di ottimo livello e capaci di interrogare con forza narrativa e coraggio d’autore la nostra non facile realtà. Il servizio di Luca Pellegrini.
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Non lasciamoci sorprendere e intimorire dal titolo: il film di Ang Lee è una vibrante spy-story ambientata nella Cina occupata negli anni ’40 dai giapponesi e in cui si racconta come una viscerale passione per la designata, deprecata vittima – un cinico collaborazionista – possa insinuarsi nel cuore e nell’anima di una donna e condurre, così, ad un suo estremo sacrificio. Film epico ed intimo che, sebbene alcune scabrosità, viene premiato dalla Giuria veneziana trovando così una soluzione visibilmente di compromesso. Giuria che non dimentica, almeno, l’impegno civile e l’attualità con la forte e spaventosa denuncia della guerra in Iraq - realtà che devasta fisicamente e moralmente persone e società - ricostruita come un documentario, sulla base di fatti reali, da Brian De Palma in Redacted: vince il Leone d’Argento per la regia, che servirà, si spera, ad aiutare l’uscita americana del film. Convenzionali i premi per i migliori attore e attrice, rispettivamente a Brad Pitt, contestato, e a Cate Blanchett, assenti entrambi dalla cerimonia che, noiosa, sbiadita e banale, ha avuto l’unico momento di vera emozione con le belle parole di omaggio all’arte del cinema da parte di Bernardo Bertolucci, presente per ritirare il Leone d’Oro del 75° della Mostra e il pianto della giovanissima Hafsia Herzi che ha meritatamente ritirato la Coppa Mastroianni come attrice emergente. Recita nel toccante e bellissimo La Graine e le mulet di Abdellatif Kechiche, un film da tutti amato per il calore umano e la profondità dei sentimenti con i quali è raccontata la storia e le disavventure di una famiglia di magrebini in Francia e che ha ricevuto, purtroppo, soltanto un riconoscimento speciale della Giuria, oltretutto ex-aequo, insieme a I’m not there di Todd Haynes, cerebrale e faticosa biografia del cantautore Bob Dylan. Leone d’oro speciale per l’insieme dell’opera, un premio ancora una volta appositamente creato, al regista russo Nikita Mikhalkov, il più applaudito della serata, che nel suo 12 ci conduce nel dramma di un’altra guerra, quella in Cecenia: grazie ad una non originale, ma abilissima sceneggiatura, fa una sincera e coinvolgente apologia della verità, della responsabilità individuale e della libertà.







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