Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Nella XXIII Domenica del Tempo ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù, vedendo che in molti andavano da lui, dice:
“Se uno viene a me
e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino
la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non
viene dietro di me, non può essere mio discepolo”.
Sul significato di
questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense: Da
tre ordini di cose Gesù chiede il distacco: prima dalle relazioni più forti, in secondo
luogo dalla propria vita e, quindi, in terzo luogo dalla proprietà, dai beni materiali.
L’ordine è decrescente. Infatti la persona sana tiene di più alle relazioni fondamentali
che non alla propria stessa vita; lo stesso dicasi della vita rispetto ai beni materiali.
Gesù chiede di odiare, seguendo il senso greco, o di amare di meno, seguendo il senso
aramaico, tutte e tre questi ordini di cose rispetto a Lui. Allora si potrà passare
dall’andare con Lui e verso di Lui all’andare dietro Lui: il discepolo vero va dietro
a Cristo. La rinuncia che Cristo chiede è reale e non simbolica. A nulla serve cercare
di addolcire queste parole. Dure suonano e dure sono. Ma chi ha iniziato a farle proprie
sa che non sono le ultime: in Lui tutto viene ridonato, ma in un secondo momento.
I tempi non sono nostri.