Ancora tensioni in Myanmar tra i monaci buddisti e le milizie che sostengono la
giunta militare al potere
Non si smorzano le tensioni in Myanmar, l’ex Birmania. Nella piccola città di Pakokku,
a 500 chilometri a nord della capitale, una decina di monaci buddisti ha dato l’assalto
ad un negozio di elettronica, di proprietà di un miliziano della USDA (Union solidarity
and development association), un gruppo dalla giunta militare per reprimere le rivolte.
L’attacco - riferiscono diverse agenzia di stampa, tra cui l'ANSA - è avvenuto poco
dopo la liberazione di 20 responsabili dello stesso gruppo, tenuti in ostaggio dai
monaci per alcune ore. L’episodio scatenante è stata la carica della polizia di mercoledì
scorso su alcune centinaia di monaci in preghiera, che manifestavano pacificamente
per esprimere la loro solidarietà alla popolazione. Dal 15 agosto, infatti, i cittadini
di Myanmar protestano contro i rincari dei carburanti decisi della giunta militare.
I responsabili della milizia sequestrati si erano recati al monastero per porgere
le scuse per gli incidenti. Dopo il rilascio i monaci si erano riversati per le strade
della cittadina alla ricerca di altri miliziani dell’USDA. Il quotidiano ufficiale
di Yangon, "New Light of Myanmar" accusa oggi i monaci e il Partito per la democrazia,
guidato dal premio Nobel Aung San Suu Kyi, di “incitare a proteste civili come quelle
del 1998”. (V.F.)