A Palermo la terza edizione del Premio Internazionale "Padre Puglisi", per la lotta
allo sfruttamento dei minori, dedicata ai diritti dei bambini del Myanmar
“Riscopriamo la nostra missione, seguiamo l’esempio di padre Pino Puglisi fino in
fondo senza sentirci soli, ma senza lasciare solo nessuno”. Sono le parole di padre
Antonio Garau, presidente di Jus Vitae, alla conferenza stampa della terza edizione
del premio Internazionale dedicato al sacerdote ucciso dalla mafia il 15 settembre
del ’93. Quest’anno il premio intitolato a padre Puglisi è dedicato alla promozione
dei diritti dei bambini dell’ex Birmania, attuale stato del Myanmar, e di ogni parte
del mondo. Nel Myanmar 130.000 bambini sono stati costretti a diventare soldati, col
battesimo alla guerra: vengono bendati e obbligati a sparare, solo dopo aver tolto
la benda, scopriranno se hanno ucciso il loro padre, la loro madre, o un familiare.
Bambini torturati, schiavizzati, che lavorano nei campi e dormono per terra. Le donne,
non hanno una sorte migliore: ridotte anch’esse in schiavitù, costrette a fare lavori
forzati nude, per non farle scappare. E ancora violenze, stupri e deportazioni. “Dalla
nostra città - spiega padre Garau - lanciamo un appello affinché le sofferenze del
popolo del Myanmar, e in particolare quelle patite dai bambini, possano terminare
al più presto. Noi non vogliamo collaborare col silenzio a questo massacro”. A testimoniare
la dolorosa condizione vissuta dal popolo dell’ex Birmania, una mostra di foto e le
parole di Zaw Tun, leader del sindacato e del movimento democratico del Myanmar, cui
è stato conferito il premio. “Un esempio terribile della vita povera di questa gente
è proprio nel quotidiano: il Myanmar – spiega Zaw Tun – prima era considerato la ciotola
di riso dell’Asia; quando una famiglia cucinava il riso, l’acqua veniva buttata, oggi
viene venduta come cibo”. “La ex Birmania è un paese oppresso da quasi mezzo secolo
da un regime dittatoriale - dice Giuseppe Lupo segretario provinciale della CISL,
promotore del premio - è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo
per il traffico di oppio. Proprio in questi giorni in Myanmar – prosegue Lupo - migliaia
di lavoratori e cittadini esasperati dalle dure condizioni di vita e dall’aumento
del costo dei carburanti e di generi di prima necessità, continuano la loro protesta
pacifica, nonostante la dura repressione, gli arresti e le violenze della giunta militare
al governo”. Azioni che hanno richiamato l’attenzione dell’ONU che nei prossimi giorni
invierà il vicesegretario generale. Zaw Tun lancia, infine, un appello ai paesi europei
nella lotta contro la dittatura in Myanmar: “Non sempre gli stati del vecchio continente
- racconta il sindacalista - hanno rispettato le norme in materia di embargo delle
armi”. Recentemente l’ex Birmania, prosegue Zaw Tun, “ha acquistato dall’India un
elicottero da guerra costruito con componenti di provenienza europea, Italia inclusa”.
(A cura di Alessandra Zaffiro)