L’impegno della Chiesa contro la pena di morte e le torture in carcere: in udienza
dal Papa i partecipanti al XII Congresso mondiale della pastorale carceraria
Le grandi sfide umane e spirituali che ogni giorno si trovano ad affrontare i cappellani
nelle prigioni di tutto il mondo: ne ha parlato oggi il Papa ricevendo i partecipanti
al XII Congresso mondiale della Commissione internazionale della pastorale cattolica
nelle carceri, organizzato a Roma sul tema “Scopri il volto di Gesù in ogni detenuto”.
Circa 250 i delegati riuniti nella Sala degli Svizzeri del Palazzo apostolico di Castel
Gandolfo, accompagnati dal presidente della Commissione, il dott. Christian Kuhn.
Il servizio di Roberta Gisotti:
“Un vivido
incontro con il Signore”, il vostro ministero, ha detto Benedetto XVI, un ministero
che “richiede pazienza e perseveranza”, costellato sovente da “delusioni e frustrazioni”
e che trova nello stretto legame con i vescovi il sostegno e la guida necessari “per
accrescere la consapevolezza” di “una missione vitale”, d’incoraggiamento per la comunità
cristiana locale ad unirsi in opere di misericordia, portando arricchimento alla vita
ecclesiale della diocesi. Una missione - ha aggiunto il Papa rivolto ai cappellani
e ai loro collaboratori – capace “di condurre coloro che voi servite al cuore della
Chiesa universale, soprattutto attraverso la partecipazione regolare alla celebrazione
dei sacramenti della Penitenza e della Sacra Eucaristia”.Se “i detenuti
- ha osservato il Santo Padre - facilmente possono essere sopraffatti da sentimenti
di isolamento, vergogna e rigetto che minacciano di distruggere le loro speranze e
aspirazioni per il futuro”, voi siete chiamati, in questo contesto, “ad essere messaggeri
dell’infinita compassione e del perdono di Dio”. “In collaborazione con le autorità
civili, siete impegnati nel gravoso compito di aiutare i carcerati a riscoprire il
senso di un progetto, cosicché, con la grazia di Dio, questi possano riformare le
loro vite, riconciliarsi con le loro famiglie ed amici, e per quanto possibile, assumere
le responsabilità e i doveri che li renderanno capaci di condurre vite rette ed oneste
nella società”. “Le istituzioni giudiziarie e penali – ha sottolineato Benedetto XVI
- giocano un ruolo fondamentale nel proteggere i cittadini e salvaguardare il bene
comune” ma allo stesso tempo devono aiutare a riabilitare chi ha sbagliato e facilitare
“la loro transizione dalla disperazione alla speranza dalla deresponsabilità alla
fiducia”. Da qui la raccomandazione del Papa perché le pubbliche autorità siano sempre
vigilanti in questo compito evitando ogni misura punitiva o correttiva che possa minare
o degradare la dignità umana dei prigionieri. Per questo “ribadisco – ha ammonito
Benedetto XVI - che il divieto contro la tortura non può essere contravvenuto in qualunque
circostanza”. Da parte sua il dott. Christian Kuhn, presidente
della Commissione internazionale della pastorale cattolica nelle carceri, cui partecipano
100 Paesi, ha sottolineato lo scopo del Congresso di Roma di richiamare l’attenzione
del mondo sulla sorte di oltre 9 milioni di persone detenute nelle prigioni e di conferire
nuovo slancio al lavoro di assistenza materiale e spirituale ai carcerati, per affrontare
le più gravi sfide, in primo luogo “il sempre allargato uso della pena di morte”,
il ricorso alla tortura, e le condizioni inumane di molti istituti penitenziari.